Granarolo e Lactalis chiedono aiuti concreti per il caro bollette

Bolletta gdo
Anche l'industria di marca contro il caro bollette parlano al Governo, a un giorno dalla conferenza dei rappresentanti della gdo

La crisi energetica e il conseguente caro bollette uniscono esponenti della gdo, del retail e dell'industria per un bene comune. È successo ieri, con l’intervento unito di Confcommercio, Federdistribuzione, Conad e Coop, che hanno parlato in conferenza stampa direttamente al Governo per chiedere interventi mirati e rapidi in aiuto agli operatori della distribuzione moderna. Ma non solo. Già Confindustria Intellect, pochi giorni fa, aveva riportato in una nota la denuncia nei confronti di un Governo in silenzio “di fronte la gravissima crisi che rischia di portare il settore al default a causa dei costi delle bollette energetiche”.

Il Gruppo Granarolo e il Gruppo Lactalis in Italia mettono da parte ogni antagonismo per porre in luce, ancora una volta, le grandi difficoltà della filiera casearia. “L’aumento del costo energetico sulla nostra organizzazione -spiega Giovanni Pomella, Ad di Lactalis in Italia- ha generato un impatto devastante, che sarebbe stato anche maggiore se non fossimo intervenuti con delle coperture ad hoc”.

“Per quanto concerne le sole energie, se non avviene un’inversione di rotta, si tratta di un'inflazione del 200%nel 2022 rispetto al 2021 e un rischio di oltre il 100% nel 2023 -dichiara Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo-. È insostenibile anche da parte di una grande azienda, dal momento che si protrae nel tempo e che se fosse scaricata tal quale sul mercato colpirebbe significativamente i nostri consumatori e avrebbe inevitabili conseguenze sui consumi, con ricadute negative su tutta la filiera”.

Un problema comune

Si tratta di un problema comune al mondo della produzione, della distribuzione e del consumatore. I prezzi dei prodotti al cliente finale non reggono più la morsa inflazionistica e i costi a monte. Infatti, nonostante sia il Gruppo Granarolo, sia il Gruppo Lactalis in Italia abbiano assorbito autonomamente il prezzo dell’inflazione, il costo del latte è cresciuto dalla scorsa primavera di 5 centesimi al litro. È impensabile che un alimento primario nella dieta italiana possa subire una penalizzazione così forte da comprimerne la disponibilità di consumo, fanno sapere le due aziende. E, sebbene l’inflazione sia stata un macigno che ha pesato su tutte le voci di costo della filiera alimentare, oggi la preoccupazione maggiore riguarda i prezzi dell’energia divenuti così alti da costringere la gdo a trasferirli sul mercato seppur con la riluttante consapevolezza di gravare sul portafoglio dei consumatori, anch’essi in difficoltà.

Ne ha parlato anche Marco Pedroni, presidente di Coop, durante la conferenza a voci unite, spiegando che la distribuzione ha già accolto gli aumenti dell’industria, inglobandoli nei prezzi a monte. “Siamo riusciti a trasferire, finora, solo la metà dei costi al consumatori -spiega Pedroni-, ma i margini si stanno sempre più restringendo”.

Gli appelli di tutti

La voce dei due gruppi caseari non isolata. Il presidente di Inalpi, Ambrogio Invernizzi, ha inviato a inizio agosto una missiva alla regione Piemonte sottolineando l’importanza di supportare la produzione in questo momento di crisi. Inalpi ha varato un piano di investimenti da 148 milioni di euro per il quinquennio 2021-2025 per portare l’azienda a un percorso di totale sostenibilità.

Invernizzi, però, ricorda le differenze in bolletta da anno ad anno: se ad agosto 2021 il costo del gas per Inalpi era stato di 300mila euro, a distanza di 12 mesi si è saliti a un milione e mezzo. Simile sorte per l’energia. Come già Ambrogio Invernizzi, anche i rappresentanti della gdo italiana hanno parlato del riconoscimento del settore come energivoro: “Il consumo medio delle strutture della distribuzione moderna è di 590 kw anno per metro quadrato -sottolinea Pedroni-: siamo imprese che usano energia, ma non siamo state classificate energivore”.

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