Granarolo Granlatte: verso l’autonomia energetica con il biometano

Inaugurato oggi l’impianto di biometano Granarolo Granlatte che farà parte del progetto “Biometano di filiera” per l'autonomia energetica

Granarolo Granlatte inaugura un impianto di biometano agricolo, uno dei primi integrati all’allevamento in Italia. L’impianto produrrà 320 metri cubi/h di biometano, 2.700.000 metri cubi/anno, che porteranno a un risparmio di 6.350 tonnellate all’anno di Co2. L’impianto è stato realizzato da Pieve Ecoenergia, azienda agro zootecnica associata al Gruppo, nella loro sede di Cingia de’ Botti (Cr). Presenti all'inaugurazione il Presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari, il vicepresidente di Granarolo e responsabile di Pieve Ecoenergia Danio Federici, e Isaia Puddu, direttore generale della Cooperativa Granlatte.
“Il primo impianto di biometano agricolo della nostra filiera rappresenta uno stimolo per la messa a terra di ulteriori progetti di agroecologia”, commenta il Presidente Calzolari.

Economia circolare

L’impianto Granarolo Granlatte produce biometano, combustibile 100% rinnovabile, all’interno di un processo virtuoso di economia circolare. “Nell’impianto si introducono sia deiezioni animali sia gli scarti della lavorazione agricola di pomodoro e mais -spiega Myriam Finocchiaro, responsabile comunicazione corporate, relazioni esterne e Csr-. Il metano che viene prodotto alimenta l’intera stalla di Pieve Ecoenergia, un allevamento con 900 capi in lattazione, ma anche la casa di riposo del comune di Cingia de’ Botti”.

Biometano di filiera

La costruzione del primo impianto di biometano per Granarolo Granlatte rappresenta l’avvio di un progetto ben più grande. “Costruiremo 10 impianti consortili nei quali possono conferire deiezioni e scarti della lavorazione più allevatori -continua la Finocchiaro-. Inoltre, recepiranno anche gli sfridi della lavorazione dei caseari Granarolo e quelli della lavorazione delle barbabietole, in quanto il progetto è in collaborazione con la confederazione dei bieticoltori”.
Una partnership che permette all’intera filiera di rendersi sempre più autonoma con una produzione prevista di 30 milioni di metri cubi di metano all’anno, l’equivalente dell’energia elettrica necessaria per i 14 stabilimenti Granarolo.

“Biometano di filiera permetterà l’abbattimento di 60mila tonnellate di Co2 -ribadisce Myriam Finocchiaro-, quanto serve per l’illuminazione pubblica di una città come Torino”. Il progetto Biometano di filiera verrà promosso in Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia e Puglia.

“Un ultimo, ma non per importanza, beneficio riguarda il digestato, ciò che esce dagli impianti. Si tratta di un fertilizzante naturale che sostituisce gli equivalenti chimici e che, peraltro, abbatte i costi dei fertilizzanti chimici che sono alle stelle a causa della guerra”.

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