High Street e retail, matrimonio ideale, non senza rischi…

Il Palazzo delle Poste in Piazza Cordusio a Milano: nel mirino di Starbucks
Il Dla Piper Real Estate Summit 2016 ha affrontato temi di attualità per l'immobiliare commerciale: dalla fiducia degli investitori esteri verso l'Italia alle opportunità/problemi insiti nello sviluppo high street.

Si è svolta a Milano la terza edizione del Real Estate Summit “Quo Vadis Italia?” organizzato dallo Studio legale DLA Piper, realizzato in collaborazione con Bnp Paribas Real Estate, Cbre, Colliers International, Cushman&Wakefield, Gva Redilco, Ipi, JLL e Savills, vale a dire una bella selezione di gruppi e società ben note sullo scenario nazionale e mondiale nel campo della consulenza/intermediazione e dell'investimento (in particolare Ipi e Savills). Oltre 80 esperti tra speaker e moderatori (Ceo, Cfo, asset e fund manager, investitori istituzionali delle maggiori società operanti nel settore e dei leader di mercato italiani e internazionali) hanno partecipato a 12 tavole rotonde su tematiche legate al mondo immobiliare.

Italia sempre più d'interesse per il capitale internazionale
L’edizione di quest'anno ha trattato le sfide e le opportunità del mercato immobiliare italiano nel periscopio degli investitori nazionali e internazionali (più questi ultimi che i primi): l’Italia è oggetto di interesse da parte del capitale istituzionale e del private equity internazionale perché, a differenza di molti altri Paesi europei, viene considerata ancora in una fase positiva del ciclo immobiliare e continua a offrire rendimenti interessanti con significativo potenziale di up-side nei valori immobiliari.
Il mercato immobiliare ha registrato più di JLL, con rendimenti che arrivano al 3% su uffici CBD (Central Business District) e nell'High Street Retail.

Le incognite
Brexit, referendum costituzionale e crisi bancaria stanno però influenzando negativamente altri ambiti del settore. "Anche il mercato immobiliare italiano deve fare i conti con le incertezze del quadro politico-economico -commenta Olaf Schmidt, partner responsabile del dipartimento Real Estate di DLA Piper e Managing Director Europa e Medio Oriente-. Nonostante il giudizio positivo sul nostro potenziale di crescita, la maggior parte degli investitori italiani e internazionali preferisce attendere l'esito del referendum e l'evoluzione della crisi prima di prendere decisioni su nuove opportunità. È prevedibile un rallentamento degli investimenti nel secondo semestre 2016, e una ripresa solo nel primo o secondo trimestre 2017, eccezion fatta per le operazioni nascenti nel mondo del distressed real estate”.

Olaf Schmidt (a destra) e Guido Inzaghi, partner di Dla Piper
Olaf Schmidt (a destra) e Guido Inzaghi, partner di Dla Piper

Riassumendo con uno slogan il senso della tavola rotonda d'apertura del 3° Dla Piper Real Estate Summit, il "sentiment" degli investitori internazionali (fra i quali l'americana PGIM Real Estate che ha 66,5 miliardi di euro di Aum in Europa, Asia e Usa, non ancora in Italia; Pimco che non ha bisogno di presentazioni visto che è uno degli investitori più importanti del mondo con 1.550 miliardi di dollari in Aum 500 dei quali in Europa; e poi Axa IM, Schroders e Deka Immobilien), è nel complesso positivo/ottimistico in termin di "gut reaction", ma cauto/critico nella sfera razionale: "L'Italia sta recuperando credibilità e trasparenza, anche se le criticità/complessità del mercato e delle procedure amministrative tradizionalmente imputate al sistema Italia non sono state ancora chiarite" chiosa Duncan Owern, Global Head of Real Estate di Schroders.

Focus sull'High Street
Il grande (nel senso istituzionale del termine) assente del terzo Dla Piper Retail Summit è stato Pierfrancesco Maran, assessore all'Urbanistica e al Verde del Comune di Milano. Presente, invece, Matteo Percassi, Head of Retail Development di Gruppo Stilo, che è stato la celebrity di questa terza edizione del Dla Piper Real Estate Summit.
Come ha giustamente ricordato Thomas Casolo, Head of Retail di Cushman & Wakefield Italy, che ha cominciato a muovere i primi passi nella professione del real estate proprio con Benetton, la famiglia Percassi è un'antesignana del retail in Italia per diversi aspetti innovativa: 40 anni fa cominciò con Luciano Benetton, e poi si è specializzata nei "deal" internazionali portando da noi multinazionali del retail quali Zara, Lego, Wagamaga, adesso Starbucks che esordirà in Italia proprio grazie a Percassi nell'ex Palazzo delle Poste in Piazza Cordusio: Matteo Percassi non ha confermato né smentito, trattandosi di questioni non ufficiali e ancora in itinere.

Matteo Percassi
Matteo Percassi

A questo proposito -ossia in tema di "High Street retail, entertainment e urban regeneration" (tradotto alla lettera: commercio nelle vie centrali, intrattenimento e rigenerazione urbana), titolo di una delle più interessanti sessioni tematiche di questo megaevento che richiederebbe almeno tre giornalisti per essere adeguatamente coperto- Massimo Moretti, direttore del portfolio retail di Beni Stabili nonché Presidente del Cncc, ha ricordato una cosa che, non è piaggeria dirlo, è giusta se non altro perché condivisibile e verificabile da qualunque cittadino milanese di spirito indipendente: quello che sta succedendo su Piazza Cordusio, uno dei crocevia più importanti e trafficati di Milano, incastonata tra via Dante e il Castello Sforzesco da un lato, e il Duomo e la Loggia dei Mercanti dall'altro, a due passi da Piazza Affari, riflette il problema (con l'articolo determinativo maiuscolo) numero uno di Milano e di tutte le grandi metropoli italiane: il contrasto tra polarizzazione degli investimenti su zone pregiate e storiche e i più o meni grossi problemi di viabilità e gestione di flussi che caratterizzano spesso tali zone o aree. Piazza Cordusio ha visto consegnare al mercato degli investitori privati tre Palazzi pregiatissimi, che si affacciano su una piazza storica per i milanesi, ma oggi anomala, più di passaggio che di sosta, con tutta pace del poeta Parini, la cui statua fissa desolata le micidiali rotaie dei tram: "se un pedone è distratto rischia di andare sotto e ciao ciao" commenta Moretti, e non è una battuta.
Ma -e qui lascio la parola ancora a Moretti- "Piazza Cordusio come d'altronde Corso Vittorio Emanuele, non sono Regent Street, una via londinese che pur essendo pubblica è gestita con gli stessi criteri di un mall".
L'high street secondo Moretti va distinto in due fasce: quella del lusso/altagamma e quella, più interessante e ricercata, che trova in Corso Vittorio Emanuele o in Corso Buenos Aires a Milano la sua più tipica incarnazione retail/immobiliare, due vie sempre più hot in fatto di appetiti immobiliari e giustamente: perché sono le vie più "high-struscio" di Milano. I rischi, come Mark Up ha evidenziato, sono però in un aumento incontrollato dei canoni o dei key money che ha già da tempo mietuto le sue vittime.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome