Nella moda vanno sempre più di moda e ai brand piacciono per motivi diversi. Stiamo parlando dei nuovi influencer "che non esistono", ovvero di avatar costruiti ad arte per il mondo digitale e social, con tratti e doti sociali che li rendono tuttavia altamente realistici.
Un esempio? La testimonial-avatar Noonoouri scelta dal marchio fashion Philosophy di Lorenzo Serafini per presentare la collezione pre-fall 2019. La modella virtuale sulla carta, o meglio sulla rete, ha 19 anni e vanta già collaborazioni con griffe quali Miu Miu, Valentino, Versace e tantissimi altri, nonché una community di oltre 200mila follower su Instagram. Una vera e propria celebrity a metà tra mascotte, personaggio cartoon e bambolina.
Stesso discorso per l'influencer-avatar coetanea di Noonoouri tale Lil Miquela (1,5 milioni di follower), che può fregiarsi di aver lavorato per Chanel, Diesel, Moncler e Prada, oppure per la top model di colore Shudu Gram. I casi sono sempre più numerosi e spaziano tra figure altamente umanizzate e veri e propri personaggi d'animazione, come la celeberrima manga-anime giapponese Hatsune Miku.
Ma perché ai brand piacciono tanto questi nuovi influencer virtuali? Le ragioni sono più d'una. La prima? Fanno esattamente quello che si dice loro e, proprio per questo, non rischiano di creare danni di immagine e reputazione con il loro comportamento extra-contrattuale. La seconda? Si possono costruire con un'estetica "su misura" e altamente veritiera, ma senza rinunciare a quei tocchi fantasy e leziosi (dagli occhi eccessivamente grandi alla fossetta tra gli incisivi) che piacciono soprattutto alla generazione Z.
Una tendenza che fa riflettere anche a livelli più alti (ma questo compito lo lasciamo a sociologi e filosofi).
