Metodo e tecniche vincenti dal nuovo "Manuale dell'oratore" (Tecniche Nuove): un vademecum per la buona comunicazione interna ed esterna

Questa è l'era del personal branding, del Ceo activism, dei social e dell'attenzione di breve durata da conquistare e riconquistare senza sosta. In questo contesto, il public speaking, online ed offline, è un asset strategico tanto per la comunicazione aziendale interna che per quella esterna.

"Per comunicare con efficacia occorre continuamente controllare i propri e altrui potenziometri, senza mai abbassare la guardia, senza cioè dare per scontato che questa  immaginaria radio sia già regolata al punto giusto o che, una volta sistemata, tale rimanga", spiega Francesco Muzzarelli, professore ed esperto sul tema che da oltre un ventennio svolge l’attività libero-professionale di formatore, consulente e conferenziere presso l’impresa, la pubblica amministrazione e l’università.

Nel suo nuovo libro "Manuale dell’oratore - Metodo e tecnica del public speaking" (Tecniche Nuove, 2021), Muzzarelli offre un chiaro vademecum per padroneggiare la disciplina, svelandone segreti e tecniche. Si va da una disamina delle aree critiche del campo mentale dell’uditorio ai fattori d'efficacia dell'esposizione orale, passando per esercizi pratici, elementi di retorica e il fondamentale management dell'attenzione.

A seguire, in anteprima assoluta, vi proponiamo 10 pillole estrapolate dal manuale:

  1. Esplicitare il tema e l’obiettivo
    Deve da subito essere evidente di cosa tratteremo e con quale scopo. Si crea così una cornice mentale, che aiuta l’uditorio nel collocare e finalizzare le successive informazioni. Un’altra cosa per farlo “rimanere in pista”: richiamare l’obiettivo anche durante il discorso e alla fine.
  2. Attenzione uguale varietà
    Mantenere l’attenzione è come far giocare un gatto: bisogna tenere in movimento lo spago. Ciò che è statico, ripetitivo o prevedibile tende a passare inosservato. Il cervello è attratto soprattutto dal variare di tre elementi: colore, rumore e movimento.
  3. La voce
    La voce è uno strumento musicale a fiato che non deve emettere un suono di intensità, altezza e accento costanti nel tempo. L’ideale è immaginare di percorrere, con la voce, un tragitto collinare, fatto di sali e scendi, curve, cambi di marcia, rallentamenti, accelerazioni e brevissime soste.
  4. Lo sguardo
    Se non guardiamo il pubblico, lo autorizziamo a non partecipare. È lo sguardo dell’oratore, che, come il segui-persona teatrale (forse lo conoscete col nome di “occhio di bue”), illumina ripetutamente tutti i volti dei partecipanti, evidenziandone (e attivandone) la presenza fisica (e mentale). È come fare più volte l’appello tramite lo sguardo: ognuno deve sentirsi rilevato costantemente, insomma “tenuto d’occhio”.
  5. Il corpo
    Il massaggio cinesico è un insieme di mimica facciale, gestualità e posture: il cosiddetto linguaggio del corpo. Il suggerimento è evitare l’assetto del “relatore stoccafisso”, cioè immobile, visivamente sempre uguale. È importante dare segni di vitalità.
  6. Dettagli
    Per funzionare da capoverso nello spazio scenico, è meglio che lo speaker all’inizio del discorso, e per la maggior parte del tempo, si collochi alla sinistra del pubblico (quindi alla propria destra). È un ulteriore accorgimento per essere al “centro dell’attenzione”.
  7. Cicli e rilanci
    Fisiologicamente, ogni 10 minuti circa è molto probabile che intervenga la distrazione.
    Immagini, video, aforismi, figure retoriche (specie esempi, analogie, metafore) e storie/aneddoti sono efficacissimi per rilanciarla, a patto che siano chiaramente attinenti al tema trattato. Conviene selezionarli con cura in anticipo.
  8. Chiarezza versus fumosità
    Tra i must per un linguaggio chiaro, approfonditi dall'autore singolarmente: utilizzare un registro linguistico adeguato all’uditorio, scandire bene le parole, utilizzare frasi/periodi brevi, parlare con un ritmo “adeguatamente lento”, introdurre presto soggetto e verbo e tenerli vicini, impiegare la costruzione paratattica, preferire i verbi alle “nominalizzazioni”, collocare gli aggettivi dopo i sostantivi.
  9. Bando alle frasi fatte
    Le tanto popolari frasi fatte sottraggono autorevolezza all’oratore e fanno passare la voglia di ascoltarlo. Fra le più logore: "tecnologia innovativa, unico nel suo genere, obiettivo ambizioso, partner affidabile, servizio di qualità, azienda dinamica, affrontare nuove sfide, vero e proprio, occasione di confronto e scambio, soluzioni all’avanguardia, l’occasione fa l’uomo ladro, legarsela al dito… e chi più ne ha più ne metta".
  10. Farsi ricordare
    La regina del rafforzamento in memoria è l’emozione: essa determina la cosiddetta “elaborazione intensa del dato” creando ricordi particolarmente robusti. Come sottolinea in proposito Maya Angelou, scrittrice e attivista per i diritti civili: “Ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che hai detto, le persone possono dimenticare ciò che hai fatto, ma le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire”.

 

 

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