Il 40% degli utenti ha acquistato seguendo un influencer

Un tipo di marketing che per ora continua a funzionare e che necessita tuttavia di una nuova regolamentazione

Un settore, quello dell'influencer marketing, che secondo una ricerca di eMarketer nel 2016 ha movimentato 570 milioni di dollari solo su Instagram. Stando a un’indagine condotta da Twitter e Annalect, inoltre, il 40% degli utenti dichiara di aver comprato almeno un particolare prodotto o servizio dopo averlo visto usare da un influncer.

Il rischio di un crollo di questa modalità pubblicitaria a causa di una progressiva perdita di credibilità da parte dei "nuovi testimonial" della rete sembra dunque per il momento scongiurata (guarda chi sono i 10 top influencer dell'alimentare).

Ciò non toglie che in un mercato in rapida crescita inizi tuttavia ad emergere la necessità di una regolamentazione che tuteli i consumatori e le imprese da forme di pubblicità ingannevole o pratiche commerciali scorrette. A sottolinearlo è stata la tavola rotonda sul tema organizzata da Cba Studio Legale e Tributario in collaborazione con l’agenzia di marketingBlonde&Brains.

Dagli ultimi dati di ottobre del Future of Business Survey, infatti, emerge anche che in Italia due imprese su tre hanno un profilo Facebook e di queste la metà dichiara di aver aumentato le vendite grazie alla piattaforma. In Italia 30 milioni di utenti ogni mese e almeno l’87% di questi è collegato con una pmi.

Social media e influencer marketing sono strumenti fondamentali per ogni impresa che voglia comunicare direttamente con i propri consumatori, potenziandone l’engagement nei confronti del proprio brand. Ma trattandosi di una comunicazione commerciale a tutti gli effetti, anche l’influencer marketing soggiace alle rigide regole della disciplina pubblicitaria, ed in particolare al divieto di attuare pubblicità occulta, come ha avuto modo di esplicitare di recente l’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato -sottolinea Barbara Sartori, Counsel di Cba- è necessario dunque che aziende e influencer si conformino a tali regole e rendano chiaro al consumatore l’intento commerciale delle comunicazioni attuate sui social network dagli influencer ingaggiati. Tale approccio sarà alla lunga vincente, non solo perché consentirà di evitare le salate sanzioni dell’Agcm, ma anche perché contribuirà a rafforzare ulteriormente il legame di fiducia tra il brand e i propri consumatori, che, si sa, sono sempre più consapevoli ed attenti ai valori del brand

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