Il biologico italiano verso l’interprofessione

Biologicodi Jessika Pini

Biologico adulto.  Qualunque sia la motivazione che ha generato in questi anni la crescita dell’agricoltura biologica in Italia (scelta di vita, alternativa alla crisi dell’agricoltura convenzionale, incentivi governativi), certo è che non siamo più di fronte a una nicchia ed è giunto il momento per il settore di affrontare la dimensione e il peso economico raggiunti. Interprofessione, incentivi alla ricerca, procedure di certificazione affidabili sono i principali temi con cui il settore deve confrontarsi. Se ne è parlato al convegno “L’agricoltura biologica: un’opportunità strategica per il Paese” a Sana 2016.

“Il biologico è la svolta della sostenibilità nell’agricoltura. Nel 2015 la Sau bio è salita al 12%, corrispondente a 1,5 milioni di ettari, in linea con gli obiettivi del 18-20% nel 2020 -ha commentato il vice ministro del Mipaaf Andrea Olivero-. Gli obiettivi del Piano strategico nazionale vanno nella direzione di contrastare i rischi insiti a una crescita così rapida”. Tra gli obiettivi la semplificazione normativa, la revisione del sistema di controllo, l’armonizzazione dei Prs, interventi per la promozione del made in Italy bio all’estero. Da più parti è stata rilevata la necessità di costruire filiere integrate che permettano un’organizzazione strutturata delle vendite. Il presidente di Federbio Paolo Carnemolla ha spronato gli attori della filiera ad aprire un tavolo per la costituzione di un organismo interprofessionale e ha invitato il Governo a spostare sul bio tutti i supporti all’agricoltura integrata, obbligatoria per legge dal 2014.

L’esigenza di darsi una struttura organizzativa è stata sollevata anche da Dino Scanavino, presidente Cia, fondamentale per mantenere una redditività poiché la volatilità dei prezzi rischia di far involvere anche l’agricoltura biologica. Per contrastare le oscillazioni del mercato, Paolo Parisini, presidente della Federazione agricoltura biologica di Confagricoltura sprona a perseguire la strada del collocamento dei prodotti attraverso contratti di fornitura e ad allargare l’attività anche a parte del processo di lavorazione, a tal scopo richiama l’importanza dell’aggregazione dell’offerta dei prodotti.

 

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