Il cartello pasta! Viene un po’ da ridere

Editoriale

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Nella seconda metà del
2007, e per tutto il 2008,
i prezzi della pasta di semola
al pubblico sono aumentati
in misura molto marcata. Le
polemiche sono state molte e
l'industria pastaria ha subito
molte critiche: sia da parte
delle associazioni dei consumatori
sia da parte dei produttori
di grano. In particolare,
le imprese hanno subito
un'inchiesta da parte dell'Antitrust
e sono state inflitte
anche delle multe per aver costituito
cartello.
Non è certo la sede dove valutare
se c'è stato, o meno, un
cartello per decidere quando
aumentare i prezzi o, peggio
ancora, per decidere di quanto
aumentarli. Ma il primo
Quaderno di Mark Up, dedicato
all'intera filiera della
Pasta - con il supporto prezioso
dei dati raccolti dal Laboratorio
di Mark Up
- consente
considerazioni precise
sul prezzo in questione.
Nonostante il forte aumento
del 2007-2008, la pasta di semola
resta uno dei prodotti
che in 15 anni è aumentato
di meno. Soprattutto resta
uno dei prodotti alimentari
a maggiore convenienza
.
Non a caso il consumatore
non ha cambiato assolutamente
la propria dieta. Anzi,
in fase di forte recessione, ha
aumentato i consumi di pasta:
la migliore risposta che
si poteva dare a chi ha imputato
al settore di incidere pesantemente
sulla spesa dei
consumatori. Un altro tipo di
risposta alla questione viene
dallo scenario concorrenziale.
Se anche ci fosse stata la
volontà di costituire dei cartelli,
gli attuali livelli concorrenziali
altissimi non lo
avrebbero permesso. Il settore
sta ancora in piedi solo per via del fatto che l'incidenza
dell'export è molto alta.

Il prezzo medio al pubblico
per commodity alla base
dell'alimentazione quotidiana
di tutte le famiglie italiane
è sostanzialmente uguale.
Sono categorie a elevatissima
rotazione con prezzi
memorizzati dal consumatore.
La concorrenza tra insegne
avviene in modo particolare
su queste categorie. Ne
consegue che il prezzo viene
definito dalla Gda che decide
qual è il prezzo giusto per il
consumatore. A quel punto,
a scendere lungo la filiera del
margine, vengono decisi i
prezzi di cessione dei vari
passaggi e alla fine il “costo”
della materia prima. Che risulta
uguale aldilà dai costi
reali. Questa è la concorrenza.
E che concorrenza.
Non è solo orizzontale, ma
anche verticale
e gli anelli
più deboli della catena, i produttori,
sono quelli destinati
a maggiore contrazione dei
margini. Anche perché subiscono
la concorrenza di produttori
non italiani.
In questo contesto parlare
di cartello pare fuori luogo.
Specie in un paese ricco di
ben altri comparti, di fatto,
pressoché oligopolisti e corporativi.

Allegati

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01/03/2010

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