Il comparto vitivinicolo italiano tenta l’attacco alla vetta del mercato

Focus vino Scenario Italia – UN’ESPORTAZIONE IN 170 PAESI DEL MONDO E UNA PRODUZIONE DA LEADER SPINGONO IL MADE IN ITALY

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1. Superata la Francia
in qualità di primo
paese produttore
al mondo
2. Occorre fare
attenzione sulle
strategie che i vari
sistemi paese
stanno mettendo
in atto per
fronteggiare le sfide
del futuro

Il quotidiano francese Le Figarò
ha recentemente riconosciuto
che la Francia non è più il primo
produttore di vino al mondo. La
notizia fa riferimento ai quantitativi
di vino prodotti da Italia
e Francia nell’annata scorsa:
485 milioni di casse di bottiglie
in Francia (44,4 milioni,
cioè un -5%) contro i 552 milioni
prodotti in Italia (47 milioni di
ettolitri, +8% rispetto all’anno
scorso). I dati italiani forniti da
Coldiretti e Commissione europea
e resi noti anche dall’Assoenologi
confermano che il sorpasso
quantitativo con i cugini
d’Oltralpe è avvenuto (l’Associazione stima una produzione
nazionale al +5%) anche se con
i numeri, siamo ben distanti
dagli anni passati: tra il 1998 e
il 1997 si producevano ben 59,2
milioni di ettolitri.

Che cosa significa questo? Che,
diminuendo la produzione, i
competitor hanno cominciato
a puntare maggiormente sulla
qualità e questo, forse, dovrebbe
far riflettere sulle strategie che
stanno mettendo in atto per fronteggiare
il mercato del futuro.

La regione italiana che ha fatto
il botto è la Sicilia con 7 milioni
di ettolitri, il 50% in più rispetto
allo scorso anno quando ci fu la
peronospora, e questo è motivo
di preoccupazione tra i produttori isolani visto che non
sarà certamente facile “piazzare”
tutto questo prodotto in
un momento di crisi economica
come quello attuale sostenendo
anche il fattore prezzo.

E la qualità di quest’anno?
Buona dappertutto sia per i
bianchi del Trentino-Alto Adige
e del Friuli-Venezia Giulia sia
per rossi più prestigiosi come
Barolo, Barbaresco, Chianti,
Brunello di Montalcino. Va sottolineato
come sia in crescita
anche il successo del vino italiano
in ambito internazionale.
L’Italia esporta oltre 19 milioni
di ettolitri in 170 paesi, con
una quota pari al 21% del vino
complessivamente esportato
nel mondo e un valore di 3,4
miliardi di euro, soprattutto
verso i mercati principali come
gli Stati Uniti e la Germania.

  Il momentum  
  Il momento non è però dei migliori e, se è vero che la crisi è solo all’inizio, il mondo del vino, reduce da anni di valutazioni forse eccessive, dovrà attuare dei cambiamenti molto rapidi in termini di strategie e di conquista di nuovi mercati, per uscirne con dignità in termini di prezzi.  
     
  Una forte prevalenza del nord  
  Secondo i dati diffusi dall’Ismea in uno studio di settore, nel 2007 le denominazioni relative ai vini registrate in Italia sono 470, cifra che non corrisponde alla sommatoria delle denominazioni regionali - pari a 482 - in quanto 8 Doc e 4 Igt sono interregionali. Le variazioni rispetto all’anno precedente sono di lieve entità, dovute a pochi nuovi riconoscimenti Doc e Docg in alcune regioni. Le Doc sono 316 e rappresentano il 67% circa del totale delle denominazioni, seguite dalle Igt, in numero di 119 (ossia il 25%) e da 35 Docg.
Anche sotto il profilo della distribuzione geografica i cambiamenti sono minimi: per quanto riguarda il numero complessivo di denominazioni, permane la netta prevalenza delle denominazioninel nord Italia - 196, pari a quasi il 42% del totale - seguite da quelle del centro e del sud - rispettivamente 116 e 108 - e, in ultimo, delle isole (65). Nel dettaglio delle tre tipologie, il peso delle Doc e Docg è maggiore nelle aree centro-settentrionali, mentre al sud e nelle isole vi è una maggiore prevalenza di Igt.
 
     

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