Il consumatore di vino italiano all’estero

Beverage - Vino –

La forte segmentazione del consumatore
straniero costringe
le aziende vitivinicole a confrontarsi
con categorie sempre più
complesse e a mettere in campo
strategie promozionali diversificate.
Per i vini premium e super
premium i due elementi chiave
sono l’identità del vino intesa in
termini di gusto riconoscibile e
la genuinità del prodotto, mentre
la certificazione dell’origine geografica sembra avere meno
rilievo. In altri termini la provenienza
da un determinato luogo
non sembra avere valore in quanto
tale ma deve essere in qualche
misura “riconosciuta” al momento
del consumo. Il consumatore
esperto, quindi, è interessato
a una storia a un terroir che vuole
ritrovare nel bicchiere. Le azioni
necessarie per avere successo, per
esempio nel Regno Unito, sono almeno
tre, in estrema sintesi: costruire
un brand forte e facilmente
riconoscibile; fare attenzione al
packaging proponendo etichette
più semplici, con pochi segnali, e
comunque simili per i vini di una
determinata denominazione; il
nome del vino deve essere facile
da pronunciare (il consumatore
non compra un vino di cui non
può pronunciare correttamente
il nome). Ciò è applicabile anche
in altri contesti di mercato, come
per esempio gli Usa. Un dato è riscontrabile
su molti mercati esteri.
Il consumatore è confuso dalle
Docg italiane perché all’interno
di una stessa Docg trova fasce
di prezzo troppo diverse e la mancanza
di qualità omogenea, stile
riconoscibile, identità collettiva
nel bicchiere. Le certificazioni
Docg non sono uno strumento di
guida per i consumatori.

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