Il consumatore è concreto e attento ai fondamentali del retail moderno

Consumer and Retail Summit – I risultati di una ricerca su attitudini e comportamenti in fase d’acquisto nel grocery in Italia. (Da MARK UP 194)

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1. Una ricerca Tns evidenzia come il prezzo sia sempre centrale
2. L'attività di far la spesa appare gradita
3. La costruzione assortimentale offre margini di crescita

L'appuntamento del 4° Consumer&Retail Forum è stato l'occasione per fare il punto sulla fisionomia comportamentale del consumatore italiano rispetto ai prodotti grocery. La survey sviluppata da Tns Italia è stata presentata con dovizia di particolari da Nicola Nicoletti di PricewaterhouseCoopers. Il campione selezionato composto da 1.002 intervistati è rappresentativo della popolazione adulta (18-65 anni) italiana; l'indagine si è svolta nel settembre dell'anno corrente. Ecco i risultati.

Prezzo, benedetto prezzo
Il motivo principale che spinge il consumatore a selezionare un prodotto e scegliere un punto di vendita è il prezzo. Pur apparendo un'affermazione scontata merita riflessione perché conferma, al netto della crisi, che uno dei fondamentali del largo consumo è immutabile nel tempo. Un dato emerge sopra gli altri: le promozioni e il prezzo assommano il 78% dei motivi di scelta mentre ai punti fedeltà, ai prodotti biologici rimane solo un 5% e ancora meno al posizionamento sullo scaffale (4%). Residuale l'incidenza dell'ambientazione, della prova/assaggio dei prodotti e della comunicazione.
Oltre al fattore prezzo la ricerca evidenzia quanto la comodità con cui si raggiunge il punto di vendita e il parcheggio siano fattori incidenti mentre le carte di fedeltà occupano l'ultimo posto in termini di importanza nella scelta del punto di vendita.

Il valore dell'assortimento
Per il consumatore l'assortimento è importante e ne riconosce la valenza per soddisfare le proprie esigenze. Secondo Nicoletti, con la valorizzazione dell'assortimento si colgono le opportunità per rilanciare i consumi con un riequilibrio che bilancia il rapporto tra prezzo e promozioni. Il rischio è tuttavia di tendere progressivamente a una standardizzazione che privilegi le referenze alto rotanti rendendo indifferenziata l'offerta. Secondo Nicoletti, l'incremento dei volumi di vendita si può perseguire incrociando i dati delle carte fedeltà all'ingresso del pdv con gli scontrini alla barriera casse in uscita.
Rispetto ai format, il 70% dei consumatori preferisce il supermercato, il 46% l'ipermercato; il discount conquista la terza posizione (26%). Si tratta di un orientamento costante su tutto il territorio nazionale; in particolare l'80% del campione sceglie il format in funzione del prodotto da acquistare. Per formaggi e salumi sono spesso preferiti i mercati rionali mentre il pesce è acquistato nel negozio tradizionale. Si tratta di un risultato significativo che mette in luce come nel grocery vi sia una specializzazione del punto di vendita e del format.
Per quanto riguarda la frequenza, i negozi tradizionali sono visitati tre volte la settimana mentre l'ipermercato, con quasi 5 visite al mese, si conferma il luogo della “spesa grossa” non giornaliera. Da questo punto di vista vi sono delle differenze a livello geografico: al sud le visite sono superiori rispetto al nord. Complessivamente il format del mercato rionale e del negozio di quartiere è poco gradito.

Comunicare è un business
Lo strumento di comunicazione maggiormente utilizzato è il volantino e il 90% dei consumatori lo preferisce per confrontare i prezzi; il passaparola con il 21% delle preferenze, è importante ma non prevalente. Si tratta di strumenti moto tradizionali mentre modalità più evolute riscuotono un gradimento inferiore. La sintesi è che la massima efficacia nella comunicazione si ottiene selezionando accuratamente il tipo di messaggio, veicolandolo attraverso i mezzi più tradizionali.
Per quanto riguarda la comunicazione instore, questa deve essere poco invasiva altrimenti è rifiutata dal consumatore.

Impulso e innovazione
La maggior parte dei consumatori si fa condizionare dall'impulso e dalla comunicazione all'interno del pdv. La lista della spesa è ancora utilizzata dalla maggioranza dei consumatori (77% del campione) anche se non è rispettata in toto ed è integrata con altri prodotti scelti nel punto di vendita. Solo il 12% dichiara di riuscire a mettere nel carrello ciò che è ha annotato preventivamente.
La spesa online raggiunge una percentuale molto bassa nel gradimento (13%) ed è concentrata nell'area del nord-ovest; comunque la spesa online non sostituirà quella tradizionale in quanto i consumatori intervistati ritengono la spesa un momento piacevole: il 53% del campione dichiara di svolgere questa attività senza fretta e con calma; nel tempo dedicato il 32% del campione compra quello che più gli piace senza una lista. La spesa “di fretta” è svolta solo dal 7% degli italiani.
Le instore radio e i totem interattivi non appaiono molto graditi dal consumatore (score di preferenza 2,76 e 2,78 su 5 rispettivamente). Tuttavia la loro efficacia è da valutare in modo indiretto in quanto si tratta di media che agiscono sull'inconscio del consumatore favorendo l'acquisto di impulso. Quest'ultimo, a causa di un'interazione quasi subliminale, non ne rileva l'interazione come elemento preminente ma ne subisce l'effetto.
Quali sono gli elementi tecnologici innovativi nel punto di vendita? Sicuramente tutto ciò che è legato al self service come scanner portatili e casse automatiche, queste ultime provate dal 75% del campione con grande soddisfazione. Generalmente dopo una prima prova, il consumatore si dimostra fedele alla nuova modalità che ingenera risparmi di costo significativi per il retailer.

Tirando le fila
In definitiva il consumatore dimostra di non aver cambiato la propria condotta nel periodo attuale rispetto a quello pre-crisi. Dimostra di vivere bene il momento di spesa e dichiara una shopping experience migliore se la tecnologia è presente nelle procedure automatiche. Ma il focus è sempre il prezzo.

Allegati

194-CRS-2010-Tns
di Anna Bertolini / novembre 2010

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