Il consumismo resiste e premia i digital brand

Il monitor internazionale del Bcg rileva una tenuta dei rapporti fra consumatori e brand pur nelle difficoltà della crisi (da Mark Up 225)

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inque anni dopo. Tanto è il tempo già passato dall’avvio di questa recessione globale che non ha mai mostrato di voler davvero mollare la presa. Cosa è rimasto? Si è passati a una nuova era, la transizione è completata? Alla domanda pensa di poter rispondere The Boston Consulting Group, dati alla mano e in maniera esaustiva, grazie al suo monitoraggio costante del sentiment presso i consumatori nel mondo, in particolare dei mercati più maturi. Il barometro statistico Bcg (35.000 interviste in 20 differenti Paesi) non segna mai comportamenti assoluti, è però in grado di offrire un’approfondita chiave di lettura di quelle che sono le propensioni in atto: e il valore delle indicazioni cresce con la capacità di leggerlo nel tempo e nei parallelismi fra differenti aree e rispettive dinamiche.

Scampato pericolo
“La depressione sicuramente ha modificato gli atteggiamenti – spiega Lamberto Biscarini, senior partner di Bcg – ma non nella maniera che gli esperti temevano. Non c’è stato l’abbandono delle marche e la commodizzazione generalizzata degli assortimenti di largo consumo. Sorprende constatare che l’allarme verso l’appiattimento al solo concetto di prezzo può ormai rientrare”. Nei confronti di prodotti e brand sono senz’altro cambiati i valori ad essi associati: per cui si conferma una profonda transazione in atto. I nuovi valori, però, non sono stati giudicati superflui e, soprattutto, la millennial generation (formata da chi nel 2013 si colloca nella fascia dai 18 ai 34 anni) ha dimostrato un attaccamento a nuove marche con dinamiche simili a quelle del passato. “In ultima istanza – aggiunge Biscarini – il consumismo ha dimostrato una capacità di resistenza imprevista. Il che non significa assolutamente che certi lussi vengano superati e la propensione al risparmio sia solo ipotizzata. Si vede chiaramente che si stanno consolidando categorie giudicate oggi più importanti, per le quali ci si impegna e per le quali ci si sente soddisfatti immaginando riscontri positivi per se stessi e per l’economia in generale”.
Nel nuovo scenario l’esuberanza assortimentale degli anni 2006-2007 dovrebbe essere definitivamente superata. La prudenza verso la propria capacità di spesa nel breve e medio termine ha portato alla ribalta l’insieme dei valori che contribuiscono al sentirsi bene. Sono questi valori che – ancorati a una effettiva verifica della propria solidità economica – portano i consumatori a tradurre i propri percorsi di spesa in miglioramenti degli acquisti secondo logiche di sostenibilità e di apprezzamento. “È un mix valoriale che non giudichiamo reversibile. Un saluto definitivo al sistema basato sull’apparenza”.

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Allegati

225_Digital_Brand

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