Il controllore del treno un po’ distratto


Venerdì 22 maggio ore 7 e 35. Salgo a Milano sul treno per Verona un quarto d'ora prima, come da abitudine. A fianco al mio posto c'è una borsa da lavoro un po' voluminosa. Il treno parte e il passeggero-proprietario non c'è. Aspetto l'arrivo del controllore che arriva dopo una ventina di minuti dalla partenza. Nel frattempo chiedo ai vicini se sanno di chi è la borsa. Nessuno lo sa. Faccio notare allora al controllore che la borsa è orfana del proprietario, il quale per tutta risposta mi sorride allegramente, la apre, mi fa vedere che “Non c'è nessuna bomba”, di stare tranquillo e ripone la borsa sulla cappelliera. Tre quarti d'ora dopo arriva il proprietario che si mostra sorpreso del fatto che la borsa sia stata spostata. Bene: per prendere l'aereo si è assoggettati a metal detector e perquisizioni personali se suona l'allarme. Scordatevi di portare con voi marmellate e tubetti di dentifricio troppo grandi. Giustamente, visti i tempi che viviamo. Sul treno nulla di tutto questo, nonostante le bombe sull'Italicus e alla stazione di Bologna, e i recenti attentati alla metropolitana di Londra e ai treni dei pendolari di Madrid, tanto per allenare la memoria. È vero che sul treno sarebbe quasi impossibile effettuare gli stessi controlli che sugli aerei, ma il controllore anziché aprire la borsa davanti a passeggeri esterrefatti non dovrebbe consegnare la stessa alla Polizia ferroviaria?

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