Il customer journey (CJ) è tutto!

Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 263)

Dopo aver preparato la lista della spesa in casa mi tuffo in auto nel traffico. Dopo lunghe code ai semafori arrivo al supermercato dove non trovo posto nel parcheggio. Cerco il posto nelle vicinanze, litigando con un automobilista indisciplinato. Entro nello store un po’ trafelato e ricerco invano nelle tasche la lista della spesa. Torno in auto e la trovo sul sedile. Entro di nuovo nello store dopo più di mezz’ora dalla partenza da casa e inizio l’agognato shopping. Il carrello ha una ruota che gira male e cerco con fatica di trascinarlo. Prendo il lettore per il selfscanning per evitare la lunga fila alle casse. Vado su e giù per il punto di vendita dribblando carrelli e seguendo l’ordine della lista, che non coincide con la sequenza del layout merceologico del negozio. Alcuni prodotti non sono riconosciuti dal lettore e perciò li ripongo sullo scaffale. Al banco dei freschi la coda è interminabile e il talloncino elimina code (?!) segna il 91, mentre sul monitor appare a intermittenza il numero 66, e ci sono tre addetti molto impegnati: rapido conto sull’attesa e decido di optare per il banco dei freschi self-service. Si termina dopo vari slalom fra clienti e tecnologia e al self check out si paga con carta di credito. Tutto sembra filare liscio, ma mi fermano per il controllo del carrello. Per fortuna trovano solo il latte battuto per errore due volte e avviano la procedura per restituirmi la differenza. Approdo all’auto e trasferisco il carico, ma un sacchetto biologico esplode e riversa la spesa per strada con le mele che rotolano sotto l’auto. Ripongo tutto, riporto il carrello al deposito, sposto l’auto, per recuperare le mele, e fuggo a casa dove arrivo esamine. Decido allora che è il caso di fare un test sull’e-grocery. Il customer journey è tutto!

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome