Il Food retail chiede canoni più bassi e spazi più piccoli

Dalla ricerca condotta da Engel&Völkers Commercial Milano e Rödl & Partner emerge che 6 food retailer su 10 hanno richiesto una dilazione sul pagamento dell'affitto

Sono due delle principali richieste espresse dal comparto del food-retail (l’insieme degli esercizi commerciali che vendono o somministrano generi alimentari e bevande, primi tra tutti ristoranti e bar), rispondendo all'indagine Engel & Völkers Commercial Milano con Rödl & Partner, condotta su un campione di 6.600 esercenti su base nazionale nel periodo di giugno 2020, e che confermano la necessità di abbattere i costi per la ripartire.

"Innanzitutto il canone d’affitto: il 66% degli intervistati e appartenenti alla macro categoria del food retail ha dichiarato di aver domandato una dilazione del canone –precisa Gianluca Sinisi, licence partner di Engel & Völkers Commercial Milano e Lombardia–. Di questi, il 39% l’ha ottenuta mentre il 27% ha avuto un diniego dal proprietario dei locali".

Il 14% ha intenzione di richiedere la riduzione del canone o uno slittamento dei termini di pagamento. Il 13% degli intervistati invece non ha chiesto nulla e non ha intenzione di farlo.

Nello specifico, il 53% che è in locazione con la propria attività ha dichiarato che porrà maggiore attenzione a un canone più sostenibile, ma quello che è gradito agli esercenti è anche una “maggiore flessibilità contrattuale” (34%) e, in particolar modo, di questi il 14% auspica una “maggiore libertà di uscita dal contratto”, nonché anche nuove soluzioni contrattuali.

"A questo proposito –aggiunge Valeria Spagnoletti Zeuli, partner di Rödl & Partner– a fronte di consistenti cali di fatturato e della mancanza di liquidità necessaria per far fronte alle spese, fra cui il canone di locazione, i conduttori mostrano di essere alla ricerca di un accordo con i locatari che preveda nuove soluzioni, anche con nuove formule quali, ove possibile, la compartecipazione agli utili nella quantificazione del canone, soluzione che nelle risposte all’indagine è gradita a circa il 60% degli intervistati".

Il 27% dei rispondenti si mostra interessato a una forma di compartecipazione nella quantificazione del canone con la parte preponderante in percentuale sul fatturato, mentre il 33% preferirebbe la parte preponderante del canone fissa ed una quota residuale in percentuale sul fatturato. Il 26% dei rispondenti afferma di non essere interessata a soluzioni di questo tipo.

Ricerca di location più ridotte

Abbattimento dei costi fissi, nelle risposte dei food retailer, significa anche ricerca di spazi più piccoli, con meno somministrazione e più delivery (34%), possibilità di esercitare nei dehors (31%) e una maggiore decentralizzazione per avvicinarsi a una modalità di esercizio vicina a quella dei negozi di vicinato. A fronte di questa tendenza preponderante, c'è un 10% di rispondenti che, per svolgere la propria attività, sta pensando a spazi più grandi.

Fra le strategie che emergono nel post lockdown, i food-retailer dichiarano che si focalizzeranno maggiormente sui social-media coltivando proprie community (53%), o con strumenti innovativi come video-tutorial e dirette social (27%) per mantenere e implementare il coinvolgimento dei clienti (engagement). Faranno anche un uso maggiore delle consegne (40%), importante veicolo di distribuzione che gli italiani hanno largamente imparato ad utilizzare durante l’isolamento.

Niente sconti, però: alla domanda "Avete intenzione di attuare politiche di sconto sul prezzo pre-Coronavirus e promozioni?" ha risposto affermativamente lo zero % ...

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome