Il futuro è nell’omnicanalità

Questa la convinzione di MediaWorld che su questo basa anche la ricerca di location adatte, come spiega Nicola Conti. Un concetto che riguarda il futuro delle insegne retail e anche dei centri commerciali (da Mark Up n. 260)

Per lo sviluppo della nostra rete, cerchiamo location prime, rispetto ai bacini da servire. Identificata la corretta posizione, è ininfluente che si tratti di ristrutturare un immobile esistente, costruirne uno o fare parte di un centro commerciale: le logiche rimangono identiche, basate sulla qualità della location e sulla coerenza tra costi di affitto, fatturati e margini attesi”. Nicola Conti, direttore immobiliare e sviluppo di Mediamarket, spiega così il modo di valutare le location di MediaWorld, presente nel 60% dei casi in centri commerciali, nel 20% in retail park e nel restante 20% con stand alone.
Una percentuale che cambierà?
Vedremo, ma ciò che conta è avvicinarsi sempre più al cliente e alle sue attese. Certo ci sarà una maggiore presenza di strutture urbane e di piccole dimensioni, in linea con ciò che abbiamo fatto a Merano (Bz), dove abbiamo aperto uno store di 1.000 mq, un format di minori dimensioni rispetto ai nostri standard in una piccola struttura commerciale urbana.
Ridurre le dimensioni degli store ridefinisce il vostro ruolo nei centri commerciali?
Assolutamente no. Anzi è vero il contrario: siamo ancora più importanti, se ragioniamo in un’ottica di omnicanalità, intesa come la capacità di catturare i clienti online e portarli in negozio. In quest’ottica, MediaWorld diventa ancora più necessaria perché contribuisce alla digitalizzazione del centro commerciale. Anzi, non averci rischia di trasformarlo in un semplice showroom. Come un computer non connesso a Internet.
Una definizione di digitalizzazione.
Per noi, significa proporre un’offerta integrata con un brand riconoscibile, online e offline, due mondi non più separati, ma integrati per generare vendite in maniera trasversale, dal web alla rete fisica e viceversa. Una logica che attira i clienti a 360° e che porta traffico. A noi e al centro commerciale.
È redditizio essere omnicanale?
Oggi, superate le difficoltà, lo sforzo di essere omnicanale consiste sia nel costruire spazi di vendita coerenti sia nell’integrare le due offerte - online e fisica - in una proposta unica e riconoscibile in grado di generare fatturato tanto dal web verso i negozi quanto dagli store verso la rete (il cosidddetto reverse eCommerce). Questo approccio implica investimenti ingenti, ad esempio in tecnologia, per le etichette elettroniche che permetteranno il graduale adeguamento ai prezzi dell’online, e nella formazione del personale.
Oggi come si sceglie la location corretta in un centro commerciale?
È una scelta che si fa assieme a chi lo promuove e a chi ne gestisce il merchandising. Il punto di partenza rimane il riconoscimento della valenza di MediaWorld come àncora, che oggi esprime assortimenti più chiari e definiti, che tengono conto del ruolo diverso assunto da ciascun polo di attrazione del centro. Penso ad Arese (Mi), dove il tessile con le sue grandi superfici svolge il ruolo di contrappeso dell’ipermercato, come è successo all’elettronica in passato. Qui con la decisione di posizionarci vicino all’ipermercato, ci confermiamo un punto di riferimento, che sa gestire bene business che portano traffico e fatturato, completando l’offerta dell’ipermercato, con il vantaggio di una maggiore pedonabilità.
Come immagina il centro commerciale di domani?
Come il polo di gravitazione più importante in un determinato bacino, non soltanto in termini dimensionali, ma anche di offerta. Questa deve essere coerente con le attese dei clienti, con un’incidenza importante di entertainment e ristorazione e àncore come MediaWorld in grado di gestire profittevolmente l’integrazione tra l’online ed il fisico. Arese è un buon esempio anche per la sua capacità di coinvolgerci fin dall’inizio, per definire un merchandising plan e un format capaci di caratterizzare e differenziare il centro.

Ha collaborato Barbara Trigari

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