Il marketing di Unilever spinge provocatoriamente sul sociale

free the kids unileverBambini che giocano e stanno all’aria aperta in media meno tempo dei carcerati, che non si muovono, non si sporcano, che sostanzialmente non fanno i bambini. Questa l’impattante comunicazione lanciata da Unilever nel Regno Unito attraverso il video Free the Kids, che si basa sui dati di una recente ricerca pubblicata al riguardo.

dirt is good UnileverL’iniziativa rappresenta un nuovo step della più ampia campagna Dirt is Good, che coinvolge il brand di detersivi Persil, l’equivalente inglese del nostro Dixan. Il filmato usa abilmente la formula narrativa del documentario, anziché dell’advertising, coinvolgendo i detenuti di una prigione americana. Il parallelismo bambino-carcerato è forte, il linguaggio emotivamente coinvolgente, il rimando al marchio appena accennato in chiusura.

Unilever lega così Persil a un tema di grande rilevanza sociale, che detiene soprattutto una relazione di continuità e coerenza con l’identità del prodotto da bucato attraverso il messaggio “sporco è bello”. Si tratta di una comunicazione sensatamente studiata per il territorio, così come avvenuto per la campagna lanciata dalla multinazionale in India alla fine dello scorso anno.

unilever indiaAnche in questo caso, infatti, Unilever è abilmente riuscita a intercettare una questione sociale importante, “brandizzandola”. Al centro del video (a seguire), diventato rapidamente virale con oltre 20 milioni di visualizzazioni su You Tube, ci sono ancora una volta i bambini, alle prese con una problematica di segno decisamente opposto a quella dei Paesi anglosassoni, ovvero la mancanza di igiene come causa di numerose malattie infantili.

Lo storytelling è qui alleggerito e dinamico, fa leva sulla ritmica di uno slogan gestuale veicolato da “piccoli irriverenti”, che insegnano ai grandi le buone norme per un vivere più sano e pulito.

 

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