Il nodo degli appalti accresce le responsabilità

Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 286)

Il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2020 ha lasciato una pesante eredità per le imprese che esternalizzano parte dei servizi attraverso appalti. Prevede infatti l’obbligo per il committente, già soggetto a responsabilità solidale retributiva e contributiva con la società appaltatrice, di creare un sistema di controllo sulla correttezza dei versamenti operati dai propri fornitori per i contratti con valori superiori ai 200mila euro che prevedono l’utilizzo di manodopera esterna presso le proprie sedi di attività.
Un perimetro nel quale rientrano servizi di pulizia, vigilanza, manutenzione, portierato ma anche di consulenza aziendale e informatica.
L’obiettivo del legislatore è chiaro e condivisibile: contrastare la somministrazione irregolare di manodopera in un ambito spesso caratterizzato da opacità e mancata applicazione delle norme.
Con questo provvedimento si è però caricato di ulteriori oneri burocratici e amministrativi aziende di grandi dimensioni, come quelle del mondo retail, che già operano nel pieno rispetto delle regole, anche nella scelta dei fornitori.
Una norma resa ancor più critica dall’obbligo di sospendere i corrispettivi, e quindi l’attività, in caso di irregolarità; dai tempi stretti di attuazione (entrata in vigore al primo gennaio 2020), che andrebbero posticipati per rendere possibili gli interventi necessari sui processi gestionali, e dalle sanzioni previste.
Le nostre imprese si trovano dunque nella condizione di ricoprire un ruolo aggiuntivo, impegnativo e costoso, dai dubbi risultati finali, pur rispettando già da tempo le leggi. Un ruolo che, per le corrette finalità dell’intervento, spetterebbe invece agli organi di controllo e vigilanza laddove necessario.

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