Noleggio a lungo termine come forma di lotta all’inquinamento? Con l’introduzione del blocco dei veicoli con emissioni conformi allo standard Euro 3 in numerose regioni italiane, le differenti formule che si possono racchiudere sotto l’etichetta di “smart mobility” tornano in auge. O meglio proseguono nella loro dinamica positiva, stagione su stagione, per un ripensamento dell’impatto veicolare e della gestione dei veicoli stessi sul business e sulla vita dei cittadini. perché, rispetto a qualche anno fa nel quale i differenti segmenti di questo mercato erano suddivisi da rigidi steccati, oggi sempre più si assiste a una convergenza tra soluzioni a lungo termine rivolte alle aziende, a quelle pensate per i privati, e tutte le altre soluzioni di mobilità intelligente, tra sharing e noleggio a breve termine.
I numeri resi noti da Aniasa, l’associazione di categoria all’interno di Confindustria che riunisce le imprese del settore, evidenziano che nel primo semestre 2018 il settore del noleggio a lungo termine ha registrato un incremento delle immatricolazioni (161.644 vetture, +10% rispetto allo stesso periodo del 2017) e della flotta che ha toccato le 881mila unità (+16%); un dato, quest’ultimo, che, se sommato ai 140mila veicoli del breve termine e ai circa 7mila del car sharing, porta la flotta complessiva dei veicoli condivisi in Italia a oltre un milione.
Molti i fattori che hanno impattato in maniera significativa su questo mercato tradizionalmente molto forte in Italia e che sono alla base di questo scatto in avanti del noleggio: un profondo processo di ristrutturazione a seguito della crisi economica ha modificato la rete commerciale delle vetture con un dimezzamento dei concessionari e la nascita di figure nuove, come i broker, che hanno stravolto l’idea stessa di proprietà, in virtù del noleggio stesso, e hanno aperto nuovi canali di contatto con i potenziali clienti, addirittura presso istituti bancari e retail, centri commerciali iper e super. Inoltre, altro grande spartiacque è determinato dall’aumento dei costi di gestione e di spese correlate: incrociando numeri provenienti da varie banche dati, emerge come il mantenimento di un’auto privata costi, mediamente, in Europa, 616 euro al mese, che salgono a 678 euro mensili nel caso dell’Italia. Considerando la spesa destinata alla mobilità nel suo complesso, l’85% è destinato al mantenimento dell’auto privata. Un impatto su redditi sempre più ridotti e su carriere lavorative a singhiozzo che ha fatto allontanare molti giovani dall’acquisto: dal 2007 al 2017 le vendite di auto agli under 30 sono crollate del -61%. Contemporaneamente, l’affermazione della sharing economy, ossia di tutte quelle attività economiche basate sull’uso di beni e non più sul loro acquisto/possesso, in molti campi del quotidiano, non poteva lasciare indenne il settore automotive. Di fatto un mix di tutte queste forze coincidenti ha generato una continua e crescente spinta verso l’alto. Ultimo gradino è rappresentato dalle limitazioni ecologiche per i veicoli più datati, che potrebbe spingere numerosi proprietari a rivolgersi a formule innovative per utilizzare veicoli trasporto persone e beni di ultima generazione, rinunciando ad acquisti costosi e, talvolta, difficili da conciliare con il bilancio. “L’operatività dei blocchi alla circolazione dei veicoli più inquinanti -dichiara Massimiliano Archiapatti, presidente di Aniasa- evidenziano ancora una volta lo stato di vetustà del nostro parco circolante, non solo inquinante, ma anche sprovvisto dei dispositivi di sicurezza attiva e passiva che contribuiscono a tutelare la salute di automobilisti e pedoni. Ancora oggi il 10% dei veicoli è addirittura antecedente alla normativa Euro, il 28% rispondente alle norme Euro1/2/3, il 30% Euro4, mentre le Euro5/6 rappresentano appena il 32% del totale. Esiste però una solida alternativa al fermo: sempre più imprese e privati infatti scelgono di abbandonare la proprietà e passare all’uso dei veicoli attraverso le tante soluzioni di mobilità del noleggio e del car sharing che confermano la propria vocazione di sostenibilità e sicurezza con una flotta veicoli di efficienti motorizzazioni diesel di ultima generazione e di alimentazioni alternative in costante crescita e dotate dei più avanzati sistemi di sicurezza attiva e passiva”. Oggi la complessiva flotta a noleggio è composta da veicoli Euro6 per l’87% ed Euro5 per il restante 13% ma entro la fine 2018 la quasi totalità delle vetture a noleggio sarà conforme allo standard di emissioni Euro6. Guardando alle immatricolazioni del primo semestre 2018 emerge con chiarezza questa volontà di evolvere la flotta per rispondere a una chiara esigenza di riduzione delle emissioni: l’aumento delle alimentazioni diesel di ultima generazione (+12%, per un’incidenza sul totale immatricolato che sale al 75%), il boom delle ibride, arrivate a 7.634 unità (+155%), del metano (1.545 vetture, +112%) e delle elettriche, tornate a crescere in modo significativo (+344%) con oltre 1.000 veicoli, mostrano un trend che si sta consolidando. Oggi le vetture in locazione mostrano emissioni ridotte rispetto a quelle del parco circolante nazionale, tra i più anziani d’Europa: meno della metà (se a benzina) e due terzi (se diesel) in meno di monossido di carbonio, il 50% in meno di ossido di azoto e -70% di emissioni di idrocarburi incombusti.
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