Olio di palma via dal food verso la cosmesi

sito rspodi Nadia Tadioli

Nessun dubbio che RSPO stia facendo un buon lavoro. All'incontro europeo dell'associazione tenutosi a Milano il 9 giugno è stato confermato il sempre maggiore impegno delle imprese per la produzione di olio di palma certificato sostenibile, mentre crescono i sistemi di tracciabilità e di controllo del rispetto degli standard. Il 75% dei membri ha fornito per tempo a RSPO la documentazione relativa ai progressi compiuti verso l’obiettivo 100% olio di palma certificato sostenibile, a fronte del 68% registrato nel 2015. Crescono anche i membri RSPO, più 15% nell'ultimo anno, che ammontano ora a 2.852 tra produttori di beni di consumo, associazioni del terzo settore, coltivatori, investitori, trader e retailer. I membri italiani di RSPO sono oltre 100 e fra questi molte grandi aziende alimentari italiane.

Olio di PalmaIn questo scenario che si fa sempre meno fosco da un punto di vista strettamente ambientale, pesa come un macigno il parere dell'Efsa, l'istituto europeo per la sicurezza alimentare, sulla presenza di contaminanti dannosi per la salute. I mezzi per limitarne al massimo la presenza ci sono: non cogliere i frutti troppo maturi, lavorarli subito dopo la raccolta e un attento processo di raffinazione e deodorazione. “Lo dimostra lo studio dell'associazione tedesca Stiftung Warentest, che ha comparato varie creme di nocciola” spiega Laurent Cremona, Global Marketing Director at Ferrero International. “D'altra parte il problema dei contaminanti riguarda tutti gli oli di semi (colza, girasole, arachidi), che stanno andando a sostituire in molti casi l'olio di palma. Anzi per le creme spesso si usa un processo di interestificazione, che non è particolarmente salubre”.
Starà alla Comunità Europea ora fissare i limiti della presenza di questi contaminanti, ma la decisione non è imminente.

Nuovi mercati per l'olio di palma. “Il consumo di olio di palma non è in calo. Si registra un cambiamento nei mercati di destinazione: cala quello alimentare e crescono quello cosmetico, della detergenza e dei biocarburanti”, sostiene Stefano Savi, Global Outreach and Engagement Director di RSPO. “L'importante per noi è che l'olio impiegato sia prodotto in modo sostenibile, l'obiettivo di raggiungere il 100% di palma sostenibile in Europa entro il 2020 non è un'utopia, specie dopo la firma di molti paesi come la Francia e la Germania della Dichiarazione di Amsterdam, in cui si impegnano a raggiungere questo obiettivo”. Olio-di-palma1 coopL'Italia non ha ancora firmato, ma questa decisione è caldeggiata da più parti. “Accanto al lavoro di RSPO per la sostenibilità dell'olio di palma serve una posizione netta dei Governi dei Paesi produttori contro la  deforestazione, come pure sarebbe importante l'adesione del Governo italiano alla dichiarazione di Amsterdam”, ha dichiarato Andrea Poggio, membro del Consiglio Direttivo di Legambiente.

Intanto RSPO va avanti con nuove app che rendono il processo sempre più trasparente. Un grande lavoro è stato fatto con la tracciabilità. Il sistema e-Trace è stato migliorato, per cui un retail, per esempio, potrà sapere da quale mulini proviene l'olio certificato che ha comprato. E nel caso di oli misti, certificati e non, è diventata tracciabile anche la parte non certificata. È stata lanciata poi RSPO trade mark app per i consumatori. Per ora disponibile solo su Google Play, permette a un consumatore di fotografare un prodotto con il marchio RSPO e di sapere se è veramente certificato.

Per aiutare le compagnie ad analizzare la propria catena di fornitura, il World Resources Institute (WRI) ha lanciato anche il nuovo PALM Risk Tool. Uno strumento che va ad aggiungersi alla piattaforma online di Global Forest Watch operativa dal 2014, con cui si riescono a monitorare anche gli incendi.

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