Il punto sulla produzione della penisola: più qualità, meno quantità

Focus vino Scenario Italia –

Secondo le ultime stime a livello
mondiale presentate dall’Organizzazione
internazionale della
vigna e del vino (organismo intergovernativo
di riconosciuto spessore
tecnico-scientifico), la produzione
di vino 2008 segna un ristagno
rispetto all’anno precedente:
le informazioni disponibili parlano
di una produzione mondiale
di vino 2008 compresa tra 260,4
e 273,4 milioni di ettolitri, stabile
quindi sulle cifre della produzione
vinificata nel 2007. Per quanto
riguarda l’Ue a 27, Federico Castellucci,
neo direttore generale dell’Oiv,
ha annunciato per l’annata
2008 il più debole livello di produzione
dal 1991. Infatti, secondo i
dati statistici comunicati, la produzione
globale dell’Ue a 27 registra
una flessione di 1,3 milioni di hl (cioè -1%) rispetto alla produzione
già modesta del 2007. Tale
ribasso della produzione globale
2008 è principalmente generato
dalla caduta della produzione nei principali
paesi produttori come
la Francia, il Portogallo e l’Austria
con flessioni rispettive del
2,9%,11% e il 9% rispetto alla produzione
2007. Al di fuori dell’Ue a
27, e in particolare “emisfero sud/
Usa + Svizzera”, l’Oiv ha indicato
un’evoluzione globale della produzione
2008 con un livello di produzione
vicino a quello del 2006.
Questa evoluzione è il risultato
di una ripresa della produzione
australiana e dell’aumento delle
produzioni rispettive degli Stati
Uniti (+2,2%/2007) e della nuova
Zelanda (+15%/2007).

La produzione nazionale
Nella penisola i vini di qualità costituivano
nel 2005 il 58% della produzione
complessiva di vino, segno
di un orientamento prevalente
verso la qualità della produzione.
La componente di maggior peso
è quella del vino Doc-Docg che,
secondo i dati Istat, rappresenta
oltre il 30% della produzione totale. L’incidenza delle produzioni di qualità
sul totale del vino prodotto
varia sensibilmente a livello di area
geografica. Nel nord Italia l’incidenza
del vino di qualità supera,
in media, l’80% e in diverse regioni
è ancora più alta, evidenziando
che la produzione di vino nel nord
del paese è essenzialmente basata
sulla qualità.

Anche nelle regioni centrali l’incidenza
media dei vini di qualità sul
totale è superiore a quella media
nazionale, anche se man mano che
ci si sposta verso il sud diminuisce
il peso dei vini di qualità che passa,
progressivamente, dall’82,5% della
Toscana a quasi il 59% del Lazio.

Più eterogenea e meno definita la
struttura produttiva che si nota
nelle regioni del sud e nelle Isole:
mediamente la produzione di vini
di qualità si attesta sul 32-33% al
sud e nelle isole.

Il modello Borgogna
Ma una gestione della qualità
ancora legata ai vecchi concetti
della legge 164 forse non basta per
traghettare il mondo del vino fuori
da una crisi che si prospetta sempre
più difficile. Da molte parti si
alzano voci che auspicano un cambiamento.
Mario Fregoni, presidente
onorario dell’Oiv nonché esimio
studioso del settore, auspica
quello che lui ritiene una nuova
classificazione dei terroir nell’ambito
delle Denominazioni di Origine
dei vini italiani, sul modello
della Borgogna. “Si tratterebbe di
una rivoluzione del sistema delle
classificazioni dei nostri vini immediatamente
fattibile, in quanto la
legislazione attuale lo consente”.
Per Fregoni questo nuovo sistema
di classificazione delle Denominazioni
risolleverebbe le sorti di molti
produttori, perché darebbe maggiore
prestigio ad alcune produzioni
che attualmente sembrerebbero
appiattite su un’unica qualità,
ridefinendo la qualità dei terreni e
delle produzioni.

Nella Borgogna, infatti, i terroir
sono classificati in quattro categorie
ben distinte (Grand Cru, Premier
Cru, Comune e Regione-Borgogna)
e questo modello, replicabile anche
in Italia, secondo lo studioso, proporrebbe
una classificazione di tipo
gerarchico in funzione della storia,
della qualità e geologico, dando
uno sviluppo piramidale alle denominazioni
italiane e alle produzioni
vinicole presenti. Il dibattito
è destinato ad andare avanti anche
perché la ridefinizione delle Denominazioni
di origine riguarderebbe
solo i terreni e non i vitigni.

  Riferimento al terroir  
  Un dato dell’Oiv conferma le parole di Fregoni: in Italia su
482 denominazioni, fra Doc e Docg, solo 45 fanno riferimento
al terroir (spazio geografico, aspetti qualitativi, fattori
naturali e umani)
, per il resto per produrre un vino si utilizzano
uvaggi diversi. Per quanto riguarda le etichette (rilevazione
fatta da un’indagine di Mediobanca nel 2008), tra il 1996
e il 2008 vi è stato un aumento di circa 1.000 etichette (31% in
più): la media di etichette per azienda è poco più di 90; il 63%
appartiene ad aziende il cui fatturato è realizzato per almeno la
metà tramite la grande distribuzione. Sul programma commerciale
del solo 2008 l’incremento dei grandi vini è stato del 13%.
 
     

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