Il ruolo dei contenuti audio nel lifestyle di millennial e zeta

Foto di whoalice-moore da Pixabay
Sono protagonisti della quotidianità, accompagnatori e influencer culturali. Dati e trend dalla terza edizione del report Culture Next di Spotify

Durante il recente convegno Ipsos dedicato al futuro dell'omnicanalità si è parlato del necessario passaggio da un business prodotto-centrico a uno esperienza-centrico, dove il punto non è più semplicemente essere su tutti i touchpoint, ma gestirli come un unicuum di offerta e presenza identitaria. Lo stesso discorso si potrebbe traslare al mondo della comunicazione e dei suoi format, che non sono solo trasmissione di informazioni con mero scopo di vendita, ma strumenti per accompagnare il cliente, offrigli un valore aggiunto e creare appunto quella più ampia esperienza di "vita con la marca".

Il ruolo dei contenuti audio digitali, in questo senso, è sempre più interessante e centrale, proprio perché consente di una fruizione parallela ad altre attività. Accade così che un brand come Barilla affianchi il cliente con una playlist musicale mentre cuoce la pasta, indicandogli il tempo di cottura, oppure che il mondo dell'automotive trasformi il "tempo morto" del tragitto in momento di svago con un podcast di marca. Non a caso abbiamo parlato di identità sonora dei brand come nuova leva strategica da sviluppare con coerenza a livello ampio.

Secondo la terza edizione di Culture Next, il report annuale e globale di Spotify sulle tendenze che definiscono i cosiddetti zeta e millennial, i membri di queste generazioni scelgono i contenuti audio per connettersi con una cultura più ampia, sentirsi parte di una community globale, informarsi e rilassarsi. Parliamo dunque di veri e propri protagonisti della quotidianità, che plasmano il modo in cui ragazzi e giovani adulti scoprono e si connettono con una cultura più ampia.

Il 69% dei millennial e il 68% degli zeta in Italia attribuisce consapevolmente alle piattaforme di streaming il ruolo sopraenunciato. Non solo. Rispettivamente il 60% e il 54% degli stessi crede che il brand possa creare community basate su interessi e passioni comuni. Un vero intermediario di intrattenimento e socialità virtuale, insomma.

In questo contesto, i podcaster emergono come una nuova categoria “fresca” di creativi, che danno una sensazione di autenticità, accessibilità e soprattutto affidabilità (per il 36% addirittura più dei media tradizionali). Gli stessi esponenti delle due generazioni sono tra i creatori, a conferma di come il "peer to peer" risulti sempre vincente a livello di espressività e linguaggi.

A livello globale, poi, il 62% dei millennial e il 52% della gen Z riferiscono di ascoltare i podcast per informarsi su questioni sociali. Questo non solo a ribadire la fiducia attribuita al format e ai relativi canali, ma a evidenza anche di uno specifico potenziale culturale che risponde a un'esigenza di varietà di voci e tipologia di rappresentanti (diversity). Dal report emerge infatti che il 62% dei millennial e il 52% degli zeta crede che l’audio amplifichi maggiormente prospettive diverse rispetto ai media tradizionali. Ancora una volta: si va là dove ci si riconosce a livello di interessi, valori, toni e così via.

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