In ricordo di Annabella Donnarumma

Annabella Donnarumma
È scomparsa Annabella Donnarumma, responsabile ortofrutta di Megamark (Selex)

Annabella Donnarumma è mancata improvvisamente, lei che aveva una forza inarrestabile, che nessuno era riuscito a piegare, malgrado in tanti ci avessero provato, la morte l’ha fermata. Ha dedicato la sua vita all’ortofrutta, una delle poche buyer donne, forse l’unica. La prima volta la incontrai nel Veneto nebbioso in cui lavorava, parlammo a lungo, la intervistai per la copertina di Fresh Point Magazine, ho ancora le foto sue e quelle fatte insieme.

donnarummaDa pochi anni era tornata a casa, al suo mare, dalla sua mamma. Lavorava con tenacia in Megamark, l’azienda che l’aveva accolta come una famiglia, come racconta nell’ultima intervista che le ho fatto per Mark Up. La consideravo un’amica anche se ci eravamo incontrate poche volte, ogni tanto parlavamo al telefono, la fatica di essere donne forti, l’amore per il nostro lavoro, le difficoltà e le diffidenze di lavorare in un mondo molto maschile. La forza di appartenere a un’associazione di cui eravamo entrambe parte, quella de Le donne dell’ortofrutta. Mi mancherai Annabella... RIP

Cristina Lazzati

Da Mark Up 308

Con passione e competenza si vince

Le sfide di Annabella Donnarumma, responsabile Ortofrutta del Gruppo Megamark (Selex), approdata recentemente nel gruppo che fa capo alla famiglia Pomarico, pronta ad affrontare nuove prove e un mercato che cambia

Non è la prima volta che intervisto Annabella Donnarumma, l’avevo incontrata tempo fa in una giornata invernale quando ancora era in Rewe e la rivedo oggi in un nuovo ruolo, felice di esser tornata a casa nel suo Sud.

Fiera era allora e fiera è rimasta, una donna che sa il fatto suo e che ha una grande passione per il suo mondo, quello dell’ortofrutta, che aveva pensato di abbandonare ma che oggi la rivede protagonista in uno dei gruppi più importanti del Sud: Megamark. Passione e determinazione sono le caratteristiche che l’hanno portata a lavorare con successo in un mondo prevalentemente maschile dove, malgrado tutto, non ha mai rinunciato alla sua femminilità né a metterci cuore ed emozioni.

Anche nella nostra intervista, lei mi perdonerà se lo racconto, si commuove pensando all’opportunità insperata di tornare nel suo Sud e riportare qui le esperienze accumulate negli anni e poterle spendere dove ci sono le sue radici. Mi piace ricordare una frase che ripete spesso di invito alle giovani donne che volessero intraprendere una carriera: “Se volete comprarvi una borsa di Hermés, pensate a guadagnare abbastanza per potervela comprare ... da sole”. Con lei diamo uno sguardo a cosa sta cambiando e come è arrivata fin qui.

Hai cambiato azienda e sei passata dal Nord al Sud: cosa ti ha portata a tornare nella tua terra?

Dall’ultima volta che ci siamo sentite, ho lasciato l’azienda per cui ho lavorato per 30 anni. Da due diversi palcoscenici ho servito per 30 anni la Rewe di Colonia, con passione e con lealtà. In una situazione, come quella che abbiamo vissuto tutti nel mondo, è maturata dentro di me la consapevolezza di quanto la famiglia sia importante. D’altra parte, a un certo punto della vita, si cominciano a tirare un po’ le fila di quello che è stato, della vita privata e di quella professionale, e scopri che ci sono delle cose alle quali non puoi, più, rinunciare. Non ho lasciato l’azienda precedente perché avevo già intenzione di fare altro: mi sono distaccata per potermi prendere del tempo per me. Nel frattempo, ho avuto anche un piccolissimo problema di salute, per fortuna superato brillantemente, e comunque continuavo a pensare che avrei voluto dedicarmi un po’ a me stessa, alla mia persona, fare anche qualcosa per gli altri, come volontaria, ma seriamente, non solo nel tempo libero, e lasciare completamente il lavoro. Nel tempo, come puoi immaginare, parecchia gente mi ha contattato, anche aziende della distribuzione tedesca, concorrenti di Rewe ma ho rifiutato a priori e a prescindere, perché, dopo 30 anni di Rewe, non avrei potuto assolutamente lavorare per un’altra catena tedesca, mi sentivo di tradire un pochino le persone che avevo seguito per tanti anni. Quando è arrivato il Gruppo Megamark, ho cominciato ad accarezzare l’idea che forse potevo ricominciare. Così ho iniziato, nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio, un buon auspicio. Poi la location mi attirava tanto, mi hanno dato l’opportunità di essere due giorni nella sede centrale, a Trani, una città stupenda, e di stare un giorno a casa e dedicarmi alle mie cose, e gli altri due giorni passarli in un paesino vicino Caserta, comunque a tre quarti d’ora dalla mia Castellammare di Stabia. Il Gruppo Megamark rappresenta uno dei gruppi più rinomati nel Sud Italia, e l’idea di poter fare qualcosa per il mio Sud mi ha veramente ridato la carica che nell’ultimo anno avevo non persa, ma messa da parte.

Una passione impagabile in un settore complicato: quali le sfide e le opportunità?

Per le difficoltà, è lampante, parliamo del Sud, una parte d’Italia dove vivono molte famiglie monoreddito, con stipendi medio bassi, anche se non parlo della totalità della popolazione ma di una buona parte sì. Noi vendiamo un prodotto di fascia medio-alta, con un prezzo adeguato alla qualità che offriamo, in sintesi non è semplice. D’altra parte, c’è la possibilità di crescere tantissimo perché anche la clientela del Sud sta incominciando a imparare a comprare al supermercato mentre, fino ad ora, ci si rivolgeva ai fruttivendoli, alle salumerie. Un po’ alla volta dopo il Covid molte di queste realtà, soprattutto le più piccole, sono completamente sparite, non sono riusciti a sopravvivere a questa ondata e hanno preferito chiudere, tante si stanno invece affiliando alle varie catene di supermercati. Tutti motivi, per cui, qui al Sud, a livello di grande distribuzione, abbiamo ancora possibilità di crescere.

Che consiglio puoi dare ai tuoi fornitori o a chi vorrebbe esserlo?

Per i fornitori che erano già abituati a lavorare con me alcune cose sono cambiate, perché ci stiamo rivolgendo a un cliente italiano, e del Sud, abituato ad avere frutta e verdura tutto l’anno, dietro casa, che ha comunque un gusto spiccato per certe tipologie di frutta, che sa riconoscere bene il frutto, quindi abbiamo bisogno di merce più matura: il fornitore che serviva l’estero era abituato a raccogliere un po’ prima della completa maturazione, perché sapeva che quel prodotto avrebbe dovuto affrontare 3-4 giorni di strada prima di arrivare a una piattaforma, poi dalla piattaforma a un supermercato e quindi doveva garantire una shelf life o una store life abbastanza lunga. Adesso la catena logistica è molto più breve e bisogna naturalmente raccogliere un prodotto più maturo, con un calibro più sostenuto e puntare alle specialità locali. Come la nostra mela Annurca nella zona del casertano, molto apprezzata in Campania, meno in altre regioni d’Italia. Nel tempo ho visto l’evoluzione del consumatore tedesco ma ancora oggi è un consumatore che mangia soprattutto per riempire la pancia, più che per il gusto di mangiare. Invece noi italiani sappiamo come e cosa mangiare.

Stagioni e cambiamento climatico: quali i problemi nel prossimo futuro per l’agricoltura italiana?

È sotto gli occhi di tutti che, purtroppo, il clima sta impazzendo e attualmente qui nel Sud Italia c’è tantissimo freddo, che non ricordavo più da tanto tempo. Con questo clima impazzito, le aziende si devono strutturare, devono coprire anche le produzioni a campo aperto, purtroppo non si può più fare affidamento al tempo pensando di essere al sud, quindi gelate, piogge abbondantissime... il mese scorso a Bari nevicava... e il giorno prima aveva nevicato sulla spiaggia di Sorrento, a marzo. Parliamo di un prodotto tipico della stagione, la fragola: in questo momento fa fatica a colorarsi, troppo freddo e mancanza di luce. Lo stesso le insalatine, se non le produci riscaldandole nelle serre... Tanti fornitori comunque sono già all’avanguardia, ci sono già tanti produttori, grandi e piccoli, che si stanno strutturando. Non penso che dal lato della produzione possano emergere problemi: il prodotto c’è e ci sarà mentre incontreremo il problema dei prezzi. Là lo scontro tra una produzione sempre più costosa, con costi dell’energia elettrica per riscaldare, in alcuni casi, quintuplicati, e la gdo che cerca sempre di calmierare i prezzi, perché il consumatore non si trovi da un giorno all’altro con scontrini che aumentano di pari passo con quelli delle bollette della luce. Qualche giorno fa, sono stata da un produttore di pomodorino in idroponica, che ha una bellissima azienda, ma con costi di energia elettrica alle stelle! Un prodotto di nicchia che piace molto e che sopravvivrà anche ai rialzi di prezzo, perché se da un lato c’è il consumatore che tende a risparmiare, dall’altro c’è chi invece vuole il buono, il saporito, il sostenibile, e per averlo non bada a spese.

Come vedi il bio nell’ortofrutta?

In Italia, con il bio stiamo operando molto bene a livello di produzione, abbiamo praticamente tutto in bio. Personalmente ci credo tantissimo e, venendo dalla distribuzione estera, ho potuto osservare che i paesi del Nord Europa sono più avanti, hanno cominciato molto prima e tanti prodotti sono scomparsi nel convenzionale e si vendono solo ed esclusivamente in bio. Non è così in Italia, perché siamo più consapevoli che c’è una produzione convenzionale vicina al residuo zero, quindi, ci sono tanti prodotti che potremmo, senza pericolo alcuno, continuare a consumare in convenzionale. Trovo, comunque, corretto che in ogni supermercato, grande o piccolo che sia, ci sia il comparto bio e che nel tempo alcune categorie possano crescere; non tutte indiscriminatamente, perché ci sono alcuni prodotti che vengono percepiti più sani rispetto ad altri. Le insalatine, ad esempio, sono quelle che probabilmente con il bio vendono di più, perché si alimentano di più dal sottosuolo, lo stesso vale per le fragole, però ci sono anche tanti tipi di produzione, come tutte le brassiche, cavolfiori, broccoletti, dove il problema di pesticidi è quasi ridotto a zero anche nel convenzionale. Però la consapevolezza del fornitore italiano, cresce sempre più, e anche la richiesta del bio si fa sempre più importante, anche qui da noi.

1 COMMENTO

  1. Non ho avuto il piacere di conoscere la Signora Donnarumma da vicino, ma da queste poche frasi descritte nell’intervista, ho percepito che la distribuzione alimentare Italiana ha perso un pezzo da Novanta….
    Rip.Annabella…🙏

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