Inclusione e turismo LGBTQ, a giugno il Milano Pride

Milano Pride
Milano Pride
Aziende e inclusione, un binomio vincente, anche sul piano del business, stando ai dati relativi alle presenze a Milano, capitale del turismo LGBTQ in Italia

Inclusione, diversity, lotta alla violenza e alle discriminazioni, accoglienza: il Milano Pride organizzato ogni anno dal Cig Arcigay di Milano insieme ad altre associazioni del Coordinamento Arcobaleno è questo e molto altro: anche turismo e cultura d'azienda. Sono numerose infatti le aziende sponsor dell'evento, e le prenotazioni in città nel periodo del Pride, dal 21 al 30 giugno, sono cresciute del 30%, dice Halldis.

Aziende sponsor del Milano Pride, non solo parole

La cultura aziendale orientata all'inclusione contraddistingue le aziende che hanno scelto di mettere il proprio marchio accanto a quello del Milano Pride. Sponsorizzare infatti non significa solo contribuire economicamente o collaborare negli aspetti di gestione e organizzativi: significa partecipare attivamente, con i dipendenti che sfilano in parata, iniziative di comunicazione, eventi pubblici, iniziative di attivazione delle comunità legate al brand, progetti educativi contro il bullismo e l'omofobia. Intorno al Pride c'è un movimento culturale, ma anche un movimento economico. In tutto sono oltre 60 i brand sponsor, all'insegna della condivisione sugli ideali della manifestazione. Eccoli per categorie:

Milano Pride, la parata del 2018
Milano Pride, la parata del 2018

Platinum sponsor - Air Italy, Coca Cola, Idealista, Just Eat, Marix (haircare), NYX e Serravalle.
Gold sponsor - Accenture, Docebo, Durex, eBay, Librerie Feltrinelli, Foodspring, Google, Microsoft, Paypal, Tannico, X Factor.
Silver, Bronze, Collaborazioni - Absolut Vodka, Amazon, Amnesia Haze Beer, Aon, Aviva, Ben & Jerry, Burger King Italia, Crazy Cat Café, Deliveroo, Dell Technologies, Diesel, Early Birds, Halldis, Italianway, M&C Saatchi, Nestlé, Nespresso, Plus+, Randstad, Rubinia Gioielli, TheFork, Tim, Unicredit, Vice, Vitasnella, Zeta Service.

Economia: corre il turismo LGBTQ

Per il secondo anno c'è anche quella di Halldis, società che gestisce oltre 2.000 proprietà in 25 località in Italia ed Europa, affittate per uso turistico e motivi di lavoro. L'azienda promuove l'inclusione e ha messo a disposizione degli organizzatori gli  appartamenti di cui dispone, per ospitare i due ragazzi del veronese oggetto negli scorsi mesi di gravi episodi di omofobia. Ma Andrea e Angelo sono solo due delle tante persone che sono in arrivo a Milano per il Pride: Halldis segnala un incremento del 30% delle prenotazioni per l'ultima settimana di giugno, rispetto al fine settimana precedente e successivo. Non è possibile confermare che sia solo il Milano Pride la causa della crescita, ma il dato emerge rispetto all'andamento standard.

Antonio Rainò responsabile Marketing Halldis
Antonio Rainò responsabile Marketing Halldis

Una zona in particolare a Milano è interessata dal turismo LGBTQ, ed è quella di Porta Venezia-Stazione Centrale. Qui, spiega il responsabile marketing di Halldis Antonio Rainò, "Alla storica concentrazione di immigrati si è aggiunta negli ultimi 15 anni una forte presenza LGBTQ, sia come residenti, ma soprattutto come esercizi commerciali. Sono proprio i nostri appartamenti di Porta Venezia e delle zone limitrofe come la Stazione Centrale a far registrare le performance migliori di prenotazioni per il periodo del Pride".

A conferma del ruolo di Milano come capitale del turismo LGBTQ ci sono i numeri dello studio Sonders & Beach per il Comune: nel 2018 il turismo LGBTQ avrebbe portato in città oltre 500 mila turisti. Nel 2020 Milano ospiterà l'annuale convention Lglta (International gay and lesbian tourism association), che secondo le previsioni porterà a un +60% di presenze nella tre giorni dell'evento, pari a un indotto stimato di 2 milioni di euro.

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