L'inflazione rallenta, ma secondo la ricerca Ipsos per Federdistribuzione un italiano su due è insoddisfatto della propria situazione economica

I dati diffusi da Istat relativi ai prezzi al consumo di marzo evidenziano un’inflazione in rallentamento rispetto al mese precedente: l’indice generale segna +7,7% su base annua, a fronte di un +12,7% su base annua registrato dal carrello della spesa. I prezzi aumentano quindi con minore velocità, grazie anche a una frenata dei costi dei beni energetici e delle materie prime, ma l’inflazione rimane una delle principali preoccupazioni delle famiglie italiane. È quanto evidenzia la rilevazione condotta da Ipsos per Federdistribuzione: un italiano su due si dichiara insoddisfatto della propria situazione economica, mentre l’84% degli intervistati esprime preoccupazione per l’impatto degli aumenti sul bilancio familiare. Cresce il numero di italiani (sono il 46%) che non si possono permettere determinati acquisti. L’inflazione impatta anche sulla composizione della spesa delle famiglie: rispetto a un anno fa, oltre un italiano su due percepisce l’aumento del costo della vita (56%). In particolare, per il 55% è aumentato il peso delle spese fisse, come mutui e affitti, e per oltre 7 intervistati su 10 anche quello della spesa alimentare. Metà degli italiani prevede un peggioramento nel 2023: per 6 italiani su 10 l’inflazione aumenterà, ma per il 35% meno dello scorso anno.

La riduzione del potere d’acquisto ha inciso sul volume dei consumi, portandolo in terreno negativo (-5%) rispetto a un anno fa. Secondo la rilevazione Ipsos per Federdistribuzione, gli italiani stanno attuando da mesi strategie per risparmiare: il 60% fa più attenzione a offerte e promozioni, il 46% si preoccupa degli sprechi, il 29% ha cambiato luogo d’acquisto, il 28% ha ridotto la quantità dei prodotti acquistati, mentre il 19% ha diminuito la qualità o ha rinunciato ad alcune caratteristiche dei prodotti. Rischio che coinvolge, in particolare, i prodotti del made in Italy: per 8 italiani su 10 è importante sapere che un prodotto è italiano, e il 53% acquista made in Italy per sostenere il Paese, ma il 47% non è disposto a pagare di più, anche per l’aumento dei prezzi.

“L’incertezza generata dall’inflazione e la perdita del potere di acquisto degli italiani fanno emergere con evidenza la contrazione dei consumi -commenta Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione-. E questo mette a rischio non solo la tenuta economica delle imprese distributive e produttive, ma anche quella di molte filiere di eccellenza, in particolare di tutti i prodotti del made in Italy che sono emblema delle tipicità del nostro sistema agroalimentare. Nell’ultimo anno, la preoccupazione delle nostre aziende si è concretizzata in uno sforzo straordinario che ha permesso di mitigare la pressione inflattiva, a costo di rinunciare a parte delle marginalità. Uno sforzo che Mediobanca ha fotografato nel recente Osservatorio sulla Gdo, evidenziando come molte imprese della distribuzione abbiano bilanci con redditività in forte contrazione. Siamo quindi di fronte all’urgenza di dare impulso ai consumi, attraverso politiche incisive di sostegno al potere di acquisto delle famiglie, e di proteggere il sistema delle aziende nel nostro Paese, per evitare che ulteriori aumenti dei costi produttivi, dei beni energetici e delle materie prime aumentino i livelli di inflazione”.

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