Inflazione shock in Germania: in arrivo rialzi a scaffale dal 20 al 50%

Aldi
E il carrello della spesa si adegua, concretizzando lo spettro di una nuova Weimar. Le risposte del retail e cosa attendersi in Italia

di Luigi Dell'Olio

Con gli adeguamenti settimanali dei listini in arrivo, i consumatori tedeschi si troveranno a fare i conti con rialzi dei prezzi sugli scaffali tra il 20 e il 50% rispetto a un anno fa. È la convinzione diffusa tra gli analisti della prima economia europea, che già agitano lo spettro di una nuova Weimar, in riferimento al periodo di iperinflazione dei primi anni Venti dello scorso secolo, quando gli squilibri finanziari derivanti dalle immense necessità di spesa dello Stato per ragioni di guerra presentarono il conto. In breve tempo, i prezzi di pane, latte e patate passarono da alcune migliaia di marchi a milioni e poi a miliardi.

Una situazione simile non è possibile oggi, ma sta di fatto che, dopo anni di aumento marginale dei prezzi, a marzo il carovita ha messo a segno un +7,3% nel confronto annuo (+7,6% se si considera il carrello della spesa), in forte accelerazione rispetto al +5,1% di febbraio. “Shock dei costi: 7,3% in più” ha titolato in prima pagina la Bild (uo dei principali tabloid tedeschi), sottolineando come la corsa nell’ultimo mese sia stata ben superiore al +6,3% atteso dagli analisti, nonché il livello più alto degli ultimi 41 anni. Né la corsa sembra destinata a concludersi. Tra gli addetti ai lavori è forte la sensazione che fin qui si siano visti solo gli effetti del caro energia dovuto alla ripresa economica e a problemi di approvvigionamento nelle catene globali, mentre a breve occorrerà fare i conti con le conseguenze della guerra in Ucraina, che ha reso ancora più complicato l’accesso alle materie prime, producendo un’ulteriore fiammata dei prezzi.
Secondo la German Retail Association (Hde), che rappresenta 300mila aziende del commercio al dettaglio (il terzo settore per contributo al Pil nazionale), i consumatori devono prepararsi a fare i conti con nuovi, forti rialzi dei prezzi sugli scaffali, con la Reuters che quantifica l’impennata attesa tra il 20 e il 50% a seconda dei prodotti. “Finora i rialzi sono stati sotto le due cifre percentuali -ha sottolineato il presidente dell’associazione, Josef Sanktjohanser- con i retailer che sono riusciti a limitate l’impatto sui consumatori, ma l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia rappresenta un duro colpo”. Quindi ha aggiunto: “Presto vedremo l’impatto della guerra nei prezzi dei beni acquistati quotidianamente dalle famiglie”.

Le strategie dei retailer

Nelle ultime settimane diversi grandi retailer, come Aldi, Edeka e Globus, hanno comunicato rialzi in arrivo. Per Aldi, carne e burro saranno “significativamente più costosi” a partire da lunedì, a causa degli aumenti dei prezzi dei suoi fornitori. “Con la guerra assistiamo ad aumenti dei prezzi di acquisto mai sperimentati prima”, ha dichiarato un portavoce di Aldi Nord. Secondo un sondaggio pubblicato di recente dall’istituto di ricerca Ifo, quasi tutte le aziende di generi alimentari stanno pianificando aumenti dei prezzi, mentre non c’è il rischio di scaffali vuoti. Anche perché, per evitare acquisti dovuti al panico di un’iperinflazione, già da qualche giorno molti supermercati tedeschi stanno limitando l'acquisto di oli da cucina e farina.

Cosa attendersi in Italia? L’iperinflazione è un problema comune a tutta Europa. In Spagna a marzo i prezzi dei beni di consumo sono cresciuti nell’ordine del 9% rispetto a dodici mesi prima e l’Italia è messa solo un po’ meglio, con un +6,7%. A trainare gli aumenti sono i "prezzi dei Beni energetici non regolamentati", passati dal +45,9% di febbraio al +52,9% dell’ultimo mese considerato, ma salgono in maniera consistente anche i beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4,0%) sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%). I listini dei prodotti sugli scaffali si stanno adeguando e nuovi rialzi sono inevitabili, con il Financial Times che segnala anche un’altra tendenza emergente, la shrinkflation, da to shrink (restringere) e inflation (inflazione). In sostanza, per limitare i rialzi, si riducono le quantità di prodotti acquistabili con un certo esborso. Tutto questo mentre all’orizzonte non sembrano esserci segnali per sperare in un’inversione di rotta in tempi brevi.

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