Inflazione: una famiglia italiana su due ha già ridotto gli acquisti

Tra le preoccupazioni guerra e inflazione prendono il posto del Covid con effetto sulle abitudini di spesa e capacità di risparmio

Cambio di rotta per le preoccupazioni degli italiani, che passano dalla pandemia all'essere focalizzate su guerra in Ucraina e situazione geopolitica instabile (a conferma anche del ruolo centrale dei media in questo senso). Il nuovo conflitto desta molta inquietudine in quasi il 70% delle famiglie e "abbastanza" nel 28,2%, mentre al secondo posto c’è l’inflazione, che non fa stare tranquillo il 42,4% dei capifamiglia, con picchi di circa il 50% per chi vive solo e ha tra i 36 e i 55 anni.

A tracciare questo quadro sono i dati del Termometro Italia di marzo realizzato da Innovation Team (Gruppo Cerved), che fotografano la situazione di un Paese dove, da qui a un anno, 6 famiglie su 10 (59,8% del campione) si aspettano un peggioramento della condizione generale, in netto aumento rispetto a un mese fa, mentre 3 su 10 temono anche per la propria situazione familiare e il 23,5% per il lavoro. Non a caso il mondo della gdo e dell'industria si è unito nel chiedere al Governo misure come il taglio dell'Iva sui beni di largo consumo.

L’effetto più evidente dell’aumento del costo delle materie prime è quello sulle utenze e sul carburante: per quasi 1 intervistato su 2 (circa 48%) l’impatto del caro bollette è stato grave o molto grave e per un altro 40% è stato abbastanza grave (i più colpiti sono ovviamente i nuclei a basso reddito). Una famiglia su tre trova che gli aumenti dei beni di consumo stiano pesando seriamente sulla propria capacità di spesa, mentre solo per il 17,7% gli effetti sono trascurabili.

In questo contesto, il 55,5% ha già ridotto tutti gli acquisti, facendo anche rinunce importanti e con il 19,8% che ha messo in secondo piano la qualità. Sono rimaste stabili le abitudini solo del 24,6% degli intervistati, con picchi oltre il 30% per le coppie con figli adulti, le famiglie ad alto reddito e la fascia di età tra i 56 e i 65 anni. Anche la capacità di risparmio è diminuita negli ultimi tre mesi per il 37,7% delle famiglie, in particolare per quelle con redditi complessivi inferiori ai 20.000 euro netti all’anno, monocomponenti e che abitano in grandi città, ma non metropoli.

A ulteriore conferma i dati dell’Osservatorio permanente Confimprese-EY, che ha analizzato l’andamento dei consumi di mercato di febbraio 2022 su febbraio 2020 nei settori abbigliamento e accessori, food&beverage (ristorazione servita, quick service e bar) e non food (retail cosmetica, arredamento, servizi, cultura). Le vendite nel mese di febbraio 2022 si attestano a -14,7% rispetto a febbraio 2020. Continua la discesa di abbigliamento-accessori con una chiusura mese a -24,9% rispetto a febbraio 2020. Trend meno negativi per la ristorazione a -9,2%. Il retail non food conferma invece il riallineamento ai livelli pre-pandemia con un mese di febbraio a -2%.

Non stupisce che, rispetto al futuro, il sentiment continui ad essere negativo, benché siano cambiate le ragioni di questo pessimismo: due famiglie su tre si attendono di vivere dei mesi difficili o molto difficili, fatti di tante rinunce (quota di fatto stabile da novembre), mentre solo una su tre ritiene di poter affrontare l’immediato futuro con serenità, dato in lieve aumento rispetto alla rilevazione di gennaio.

D’altro canto, come anticipato, il calo dei contagi e l’allentamento delle restrizioni (ma anche la minor attenzione mediatica al tema) vedono oggi "solo" il 20,6% che si dice ancora molto in ansia per il virus, nonché un netto miglioramento nella percezione degli impatti della pandemia sul reddito familiare: sono scese di quasi 9 punti percentuali da gennaio le famiglie (55,5%) che dichiarano di avere subito conseguenze economiche pesanti dalla pandemia, e più di una famiglia su due afferma di essere riuscita a far fronte agli imprevisti con il reddito a disposizione (di fatto la quota più alta da aprile 2020 e in crescita dalla rilevazione di gennaio), mentre il 48,3% ha dovuto attingere ai risparmi, il 18,4% in maniera consistente.

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