Infrastrutture digitali sempre più necessarie per un approccio multicanale

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L'Europa si sta organizzando per rinnovare i processi produttivi e commerciali basati sui dati e diversi da quelli che hanno preceduto la trasformazione digitale

Stiamo vivendo un periodo di distruzione creativa, nel quale piattaforme ed infrastrutture stanno ridefinendo il modo in cui viviamo. La tecnologia viene usata non in quanto fine a sé stessa, ma per il più complesso compito di rielaborare i processi di business, la trasformazione organizzativa e lo stesso rinnovamento della leadership. Di questo si occupa il rapporto “Infrastrutture digitali: definizioni, effetti sui consumatori e le imprese, opzioni strategiche per massimizzarne il valore” realizzato da Vision & Value. Lo studio si è focalizzato su sei settori: editoria, elettronica di consumo, abbigliamento, alimentari, pubblicità online e turismo.

Il digitale per creare valore

La creazione di valore passa ora per i nuovi canali, tanto che “circa il 70% della nuova ricchezza verrà generata direttamente in digitale”, ha detto Francesco Grillo, in qualità di amministratore delegato di Vision & Value. Inoltre il termine “piattaforma digitale” può essere improprio “per identificare imprese tra di loro assai diverse per prodotti, modelli di business, segmenti, geografia ed altri elementi”, per cui Airbnb, Alibaba, Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Netflix, Spotify, Tencent, TikTok, Twitter ed altri sono realtà anche molto diverse tra loro.

Per intercettare i trend in crescita è necessaria una strategia multicanale

Guardando ai segmenti di mercato, in particolare all’alimentare, gli italiani che si fanno consegnare spesso il cibo a domicilio sono passati dal 6% al 21%. La spesa online è ormai un’abitudine di molti: l’eCommerce nel settore ha chiuso il 2021 con una crescita del +23% delle vendite, per un valore pari a 1,8 miliardi di euro. Nell’alimentare, i grandi operatori tradizionali stanno sempre più adottando strategie multicanale: nel 2021 in Italia sono infatti 1.367 punti di vendita a proporre soluzioni click and collect e i lockers, con un aumento del 48% rispetto a gennaio 2020.

D’altro canto, anche chi vende trae vantaggio dalle infrastrutture digitali, soprattutto se si considerano i piccoli e i medi operatori. Nel retail, Amazon, oltre a Meta, Google e molti altri, sta supportando imprenditori e Pmi nella digitalizzazione delle proprie attività, anche attraverso partnership tra pubblico e privato. E il digitale accelera l’internazionalizzazione: le 20.000 Pmi italiane presenti su Amazon hanno creato più di 60 mila posti di lavoro, generando nel 2021 più di 800 milioni di euro in export.

Nell’elettronica, poi, il 69% dei consumatori preferisce un marketplace che proponga molteplici brand. Lo studio analizza vari tipi di iniziative multicanale, come l’acquisto online con ritiro in negozio di Zara, H&M, Unieuro ed Euronics: nell’elettronica, le grandi catene reagiscono adottando modelli che hanno forte enfasi su consulenza pre-vendita e servizi post-vendita.

Tutto ruota attorno ai dati

In estrema sintesi, quindi, il termine “trasformazione digitale” o “trasformazione ecologica” indica un processo molto lungo che riguarda l’estrazione di dati e metadati, la loro sovranità e la necessaria condivisione tra aziende concorrenti. Nasce un nuovo ambiente coopetitivo, ovvero in parte collaborativo e in parte competitivo, che genera nuove filiere produttive, più robuste per affrontare il mondo d’oggi.

Probabilmente l’origine di questo cambiamento è da cercarsi qualche anno fa, “nell’America First di Trump, ben prima della pandemia”, ha iniziato Paolo Boccardelli, direttore Centro di Ricerca in Strategic Change Luiss); “il Gdpr (la normativa europea sui dati, ndr) ha rallentato solo inizialmente il passaggio ad un approccio trasparente per la gestione dei dati”, ha poi concluso Francesco Bonfiglio, Ad Gaia-X, l’organizzazione della Commissione europea per federare le infrastrutture dati del Vecchio Continente.

Viviamo un periodo di iper-regolamentazione. “L’Unione europea ha deciso di dedicare i prossimi anni a regolare tutto quanto proposto dal mercato digitale”, ha riassunto Eleonora Faina, d.g. Anitec-Assinform, “non solo le piattaforme ma anche tutti gli altri operatori”, per cui “noi chiediamo misure per le Pmi”.

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