Insegne internazionali e Russia: da chi la boicotta a chi resta nel Paese

Stop alla merce russa per Sainsbury's e Aldi. Ikea interrompe le attività nel territorio, mentre Auchan, con Leroy Merlin e Decathlon, rimane aperto

Come stanno reagendo i gruppi distributivi internazionali alla guerra all'Ucraina da parte della Russia? Le risposte dei retailer spaziano dal boicottaggio dei prodotti importati dall'area russa alla sospensione delle proprie operazioni nel Paese, così come ci sono multinazionali, presenti storicamente in quel territorio, che hanno scelto di restare operative.

Un player come la catena inglese Sainsbury's, per esempio, ha levato dai propri scaffali tutti gli articoli importati dalla Russia, inclusi prodotti iconici come la vodka. Una scelta, quella di Sainsbury's, condivisa anche dalla multinazionale tedesca Aldi, che non venderà più nei propri punti di vendita item provenienti dalla Russia. Sempre nel Regno Unito, Tesco ha scelto di lasciare in distribuzione i prodotti russi già in stock, ma di non fare ulteriori acquisti dai fornitori del Paese o da aziende in qualche modo legate ad esso.

La scelta di boicottare le produzioni russe, che si riscontra a livello europeo, è ancora più evidente nelle nazioni confinanti con Russia e Ucraina, verosimilmente più coinvolte (almeno emotivamente, quando non economicamente) nel conflitto. La Polonia è uno dei Paesi più attivi in questo senso: player come Carrefour e Lidl (cui si aggiungono altri operatori locali) stanno levando i prodotti provenienti da Russia e Bielorussia dagli scaffali. Lo stesso 'Ufficio per la concorrenza e la tutela dei consumatori' della Polonia (UOKiK) sta invitando le persone a non compare prodotti o servizi di origini russa o bielorussa, per esprimere la propria solidarietà al popolo ucraino. Nella fattispecie, UOKiK ha anche spiegato ai consumatori polacchi come riconoscere un prodotto di origine russa o bielorussa, controllandone i codici a barre.
Nella vicina Finlandia, spicca l'impegno di Kesko, player attivo nel retail sia food che non food, che ha deciso di non acquisire più merce dalla Russia nè di esportare cibo nel Paese.

Fra le multinazionali del retail presenti con propri punti di vendita in Russia, notiamo risposte diverse alla situazione. Sin dall'inizio del conflitto, per esempio, un operatore come Ikea h deciso di uscire da Russia e Bielorussia, sospendendo tutte le operazioni sviluppate nei due Paesi (dalle attività di export e import a quelle produttive) e chiudendo i propri punti di  vendita. La multinazionale lascerà aperti solo i negozi della catena alimentare Mega - che fa sempre capo a Gruppo Ikea - per consentire alla popolazione russa di avere accesso a beni essenziali come cibo e farmaci.

 

Il caso delle insegne della famiglia Mulliez

A questa risoluzione si contrappone la scelta di restare operativi di player come Auchan, Leroy Merlin e Decathlon, tutte insegne di proprietà di Association Familiale Mulliez, la holding company della famiglia Mulliez, che ha certamente importanti interessi economici in Russia, come confermato dai dati diffusi dalla Yale School of Management, all'interno di uno studio ad hoc sulle aziende che hanno scelto di uscire, o di restare, in Russia.
Secondo Yale, il mercato russo varrebbe per Auchan 3,5 miliardi di dollari di ricavi; Decathlon, con almeno una cinquantina di negozi nel Paese, avrebbe entrate attorno ai 300 milioni di dollari, mentre Leroy Merlin, con oltre 100 store nel territorio, in Russia avrebbe entrate pari a 4 miliardi di dollari.
In base a quanto diffuso da diversi media internazionali (a partire dall'agenzia di stampa russa Interfax) Leroy Merlin non solo avrebbe deciso di continuare ad operare in Russia, ma anzi, data l'uscita dal mercato da parte di altre aziende competitor, intenderebbe ampliare la propria offerta di prodotto, e sarebbe aperta ad accogliere proposte per incrementare le forniture di prodotto.

Sulla questione, nei giorni scorsi, è tornato esplicitamente anche il presidente dell'Ucraina Zelensky: durante il suo intervento in videoconferenza al Parlamento francese, ha accusato Auchan (assieme a Leroy Merlin) di farsi "sponsor della macchina di guerra della Russia". Al premier ucraino ha risposto, tramite un'intervista rilasciata al settimanale francese 'Le Journal du Dimanche', Yves Claude, amministratore delegato di Auchan. Claude, pur apprezzando l'impegno ed il coraggio di Zelensky in questo difficile momento vissuto dall'Ucraina, ritiene ingiuste le parole mosse dal capo di Stato ucraino contro il suo gruppo distributivo: "La cosa più importante per noi -afferma Claude- è preservare i nostri dipendenti e portare a termine la nostra missione primaria, che è continuare a sfamare le popolazioni sia di Russia che di Ucraina. Non abbiamo mai avuto nessun altro obiettivo ...È facile criticarci, ma noi ci siamo, ci confrontiamo e agiamo per la popolazione civile".
Auchan è presente in Russia con circa 30.000 dipendenti. Il 10% delle sue vendite globali è realizzato in questo Paese. Il Gruppo distributivo opera inoltre in Ucraina con 6.000 dipendenti.

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