Intelligenza artificiale anno zero. Buone le prospettive

Qualche centinaio i casi di utilizzo a livello internazionale con le imprese nazionali ai nastri di partenza. I dati dell’Osservatorio Ai del Politecnico di Milano
L’automazione che l’intelligenza artificiale applicata ai processi e attività può offrire è ancora tutta da esplorare. L’ultimo Osservatorio sull’intelligenza artificiale del Politecnico di Milano fotografa una situazione ancora embrionale ma in movimento. Lo studio ha preso in considerazione un campione di imprese di grandi dimensioni, a livello mondo e Italia, con un fatturato superiore a 15 e 1,5 miliardi di dollari (rispettivamente).
La premessa è sull'impatto che l'Ai sta prodiucendo sul mondo del lavoro. Non vi sono ancorea ripercussioni circa le perdite di posti di lavoro e secondo quanto rilevato dallo studio del Politecnico, le prospettive sono buone: "I risultati incoraggianti devono consigliarci un tono non allarmistico, senza però porre il tema in una luce semplicisticamente positiva - commenta Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio AI-. Sarebbe sbagliato infatti abbracciare con acritico e superficiale entusiasmo le capacità dell’Artificial Intelligence: servono rifessione e responsabilità, in un progetto strategico che dia risposta alle preoccupazioni e alle aspettative della forza lavoro”.
Le considerazioni del direttore dell'Osservatorio sono ovviamente scientifiche essendo basate sull'evidenza delle pubblicazioni internazionali e nazionali (scientifiche o di opinionisti di rilievo) circa sull'impatto tenendo conto anche della  prospettiva cognitiva, psicologica e sociale della sostituzione del lavoro umano con quello delle macchine. Considerazioni rigorosamente agganciate allo stato attuale che è ben lontano da un era "inflazionistica" della tecnologia. Tuttavia vi sono alcuni segnali di impatto non propriamente favorevoli.
Tornando allo studio del Politecnico, si riscontra che il settore dell’Ai è sfaccettato e si compone di molti soggetti che stanno sviluppando soluzioni e una grande presenza di startup (460 i soggetti internazionali con una raccolta di finanziamenti per 2,2 miliardi di dollari) e imprese medio-grandi che la impiegano a vari livelli. In particolare, del campione studiato dal Politecnico di Milano, il 56% ha avviato dei progetti. Di questi il 35% delle applicazioni è nell’intelligent data processinge e il 25% chatbot. Quindi da un lato attività di elaborazione dati di backoffice, dall’altro relazione con l’interlocutore umano, un segnale dell’estrema flessibilità che potenzialmente l’Ai offre, con applicazioni possibili a ogni livello.
Per quanto riguarda i settori, i più avanzati nell’utilizzo dell’Ai sono il bancario, finanziario e assicurativo (17%), l’automotive (17%), l’energia (13%), la logistica (10%) e le telecomunicazioni (10%). Occorre sottolineare che l’Italia registra un ritardo nell’adozione dell’Ai con il 56% delle imprese rispetto al 70% di Francia e Germania.
Le imprese italiane prediligono applicazioni in ambiti maturi e consolidati e non si stanno per ora muovendo in applicazioni di processi interni. In altre parole non hanno ancora colto la possibilità di customizzare l’Ai sulle proprie specificità. Rispetto ai settori citati, le esigenze che hanno spinto all’adozione dell’Ai sono diversificate. Per quanto riguarda l’automotive, sono gli investimenti nella guida autonoma a indurre l’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle progettualità. Per quanto riguarda invece i settori bancari e assicurativi è l’area marketing e relazione con il cliente a spingere gli investimenti. Le Telco sfruttano invece l’Ai per dare ai clienti la massima personalizzazione dei servizio. Importante e degno di studio il capitolo chatbot. 118 i casi di chatbot rilevati dall’Osservatorio di impiego internazionale. Di questi l’87% sono incentrati sull’assistenza al cliente nel post vendita; percentuali molto ridotte per servizi che non core per le imprese (7%) e di assistenza virtuale nella tipologia corporate knowledge (6%) con il compito di rispondere a domande sull’organizzazione aziendale. Nel marketing diffuso l’impiego di shop assistant (46%), guida all’acquisto (27%), azioni di brand reputation (18%), sales support (9%). 

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