Italiani, consumatori con molta voglia di cambiare

Il profilo del consumatore che verrà, in un mercato dove niente è consolidato, ma chiede novità. Parla Albino Russo, direttore generale di Ancc-Coop (da Mark Up n. 255)

“Siamo di fronte a un mercato liquido, dove le cose accadono e cambiano in maniera repentina e i trend sono diversi per momento, area geografica, cliente, competitor e formato”. Partono da qui le considerazioni su consumi e dintorni con Albino Russo, Ancc Coop, l’Asociazione Nazionale Cooperative di Consumo. “Da un lato, esiste una sempre maggior differenza sociale, con la parte bassa del mercato che tende a risparmiare. Dall’altro, nella rete più tradizionale e in parte negli specializzati assistiamo a lievi incrementi e a qualificazione della spesa lungo direttrici  più  innovative.  Di  fatto,  alcune  politiche  pubbliche  e  soprattutto  la  deflazione  strisciante  hanno  agevolato la spesa delle famiglie: i prodotti costano meno, i consumi crescono in quantità e meno in valore.  Un  fenomeno  che  ha  assunto  una  morfologia  specifica nel food, con una deflazione di oltre l’1%.

Quali sono stati gli impatti sulla spesa?
È vero che, dopo oltre 10 anni di downgrading, oggi per la prima volta alcuni segmenti si muovono verso prodotti a prezzo unitario più alto e maggiore contenuto di servizio. Il consumatore può farlo perchè riesce a risparmiare su ampie fette dell’assortimento. Dal punto di vista dell’impresa, il fenomeno è distruttivo: il consumatore spende meno, le quantità aumentano, le vendite calano. Il risultato è un peggioramento, delle aziende, quindi dei lavoratori. Si creano ampie differenze di natura sociale e geografica.

Cosa vede, quindi, per il 2017?
A livello geografico, una spaccatura tra nord, vicino alla ripresa, e un sud e Roma ancora in crisi, con effetti sociali pesanti soprattutto sui millennials. Per quanto riguarda i consumi, una conferma dei trend in atto da tempo, mostrati anche nel portale www.italiani.coop, lanciato quest’anno e che seguo con  passione:  la  fuga  dalla  carne,  la crescita dell’etnico e di prodotti con contenuto di servizio, il focus sul salutistico in tutte le sue declinazioni. Non so ancora se la salute sia il vero e big trend o una delle onde, forse molto lunga, di una voglia di cambiamento. Vedo soprattutto  sperimentazione,  che  si  dirigerà  in  parte su questi macro trend, ma anche su elementi occasionali, come nel caso del successo dei superfood. A ondate: prima lo zenzero, poi la curcuma, l’anno prossimo qualcos’altro.

Gli italiani hanno voglia di novità?
Sì, una grande voglia. Secondo le nostre indagini, il 48% degli italiani sceglie prodotti nuovi perché è annoiato da quelli precedenti. L’idea di base è che per stare meglio bisogna cambiare: negli acquisti, come nelle  scelte  politiche  e  sociali. L’innovazione  premia,  nei  prodotti  come  nei  formati  distributivi:  infatti, quei retailer che con più rapidità hanno saputo offrire mix di offerta percepiti come più innovativi hanno segnato interessanti incrementi di vendita.

Si riferisce alle insegne specializzate?
Non  solo,  ma  certo  gli  specializzati  sono  la  dimostrazione che una proposta targettizzata, più fresca e in linea con bisogni specifici funziona. Anche se negli ultimi mesi si vedono segnali diversi: quando la gdo si riappropria di un rapporto più diretto con i consumatori, riesce a rintuzzare questi attacchi. Certo, non sono battaglie che si vincono una volta per tutte. Ma è chiaro che se il retail fa il suo mestiere, quello di essere moderno, ha ancora molte carte da giocare nei confronti degli specializzati e dell’online.

A proposito di eCommerce, cosa succederà?
Il  consumatore  è  affascinato  dai  nuovi  mezzi.  Che  sia possibile fare commercio online nel food traendone profitto è ancora un teorema da dimostrare, ma, detto  questo,  tutti  i  retailer  avranno,  in  futuro,  una  quota di commercio online, anche se il supermercato continuerà a esercitare un ruolo centrale a parità di condizioni. Però dovrà accettare la scommessa di diventare più digitale, perché lo vuole il consumatore.

Cosa vuol dire essere più digitale?
Più empatico nei confronti di ciascun consumatore. La  società  di  massa  è  sempre  meno  inclusiva,  ciascuno vuole essere riconosciuto per bisogni e preferenze individuali. Questa capacità di ricoscere i propri clienti a uno a uno, quasi, è una delle grandi direttrici di innovazione del super di domani, con un ruolo anche per le intelligenze artificiali, da Alexia ai frigo intelligenti, dai robot alla possibilità di fare la spesa con un gesto. Detto questo, per ora, agli italiani piace ancora fare la spesa, hanno voglia di sperimentare  e  cercare  particolarità.  Ma  l’insegna  deve conoscere i loro gusti e metterli in relazione con scaffali e prodotti, in maniera facile e divertente.

Ha collaborato Barbara Trigari

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