Italiani e conoscenze alimentari: rapporto in 3 punti

Dall’Osservatorio Nestlé Fondazione Adi arrivano le pagelle del consumatore, interrogato su questioni come intolleranze e allergie

Nel nostro identikit del consumatore informato abbiamo già evidenziato come in questo mare magnum di informazioni sui prodotti si palesino nuove necessità: dall'individuazione di fonti autorevoli a una guida per "la lettura" delle referenze. Il sapere reale è infatti altra cosa dal possesso nozionistico e richiede capacità di elaborazione critica e d'orientamento, come conferma la diffusione delle bufale in rete.

Il food è una delle tematiche più chiacchierate sul web e, in quanto tale, facile vittima di allarmismi e pressappochismi. Qual è allora il reale livello di conoscenza degli italiani in ambito alimentare?

A chiederselo l’Osservatorio Nestlé- Fondazione Adi, che ha testato la preparazione dei nostri acquirenti in ambito nutrizionale e scientifico. Tre le aree di interrogazione, che per quanto non del tutto emblematiche e a valore assoluto portano in luce archetipi del rapporto tra consumatori e informazioni alimentari.

A seguire i risultati, che invitano produttori e retailer ad adeguarsi di conseguenza, nel marketing e nella comunicazione in primis.

1- Intolleranze e allergie: promossi sul latte, bocciati sul lievito
Solo il 14% del campione ha dichiarato di essere intollerante al lattosio, ma ben l’85% sa esattamente che questa intolleranza dipende da una carenza dell’enzima lattasi.
Molta più confusione, invece, sul lievito: il 12% del campione dichiara di essere intollerante allo stesso e a pensarlo sono soprattutto le persone obese (17%) che dichiarano di avvertire gonfiore e spossatezza, indicati come sintomi della presunta allergia. L’intolleranza al lievito, però, non è scientificamente provata.

"In questi ultimi anni è cresciuto il numero di pazienti che dichiara di soffrire di improbabili allergie e/o intolleranze. Questo dato deve farci riflettere, è molto probabile infatti che il dilagare di allarmismi infondati dipenda da uno scorretto metodo di informazione e diagnosi, che non può assolutamente essere quello del fai da te, soprattutto se si considera che la percentuale di popolazione in sovrappeso continua a crescere (28% nel 2009 vs 30% nel 2016)", sottolinea il dott. Giuseppe Fatati, Presidente della Fondazione Adi e coordinatore scientifico dello studio.

2 - All'approfondimento scientifico ne sopravvive un terzo
Cosa studia la nutrigenomica? A rispondere correttamente 1 italiano su 3, che l'ha riconosciuta come scienza che studia gli effetti che gli alimenti hanno all’interno delle nostre cellule (33% del campione). Tra il restante 67% molti gli astenuti (27%) e chi si è confuso dando una risposta plausibile ma errata (39%). C’è poi un 1% del campione che ha identificato la nutrigenomica come la scienza che sviluppa nutrimento in pillole.

3 - Carenze anche in ambito "maternità"
Interrogati sugli acidi grassi presenti nel latte materno, gli italiani iniziano a vacillare. Ben il 95% del campione femminile ha risposto in maniera scorretta o si è astenuto dal dare una risposta. Solo il 5% delle donne e il 7% degli uomini ha correttamente riconosciuto il palmitico come il maggior componente acido del latte materno. Sempre in tema di maternità, quando si parla di dieta povera di carboidrati in gravidanza e di quali rischi la stessa comporta il 35% del campione ha risposto correttamente (maggior rischio di sottopeso per il neonato e di obesità per il bambino durante l’infanzia), mentre l’8% ha risposto in maniera scorretta e il 57% si è astenuto dal rispondere.

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