Italiani e smartphone: identikit di una relazione che evolve

handsome hipster modern man using smart phone
Consumatori sempre più mobile-dipendenti, verso una comunicazione più sincopata e asincrona. I risultati del sondaggio italiani.coop

Coop ha annunciato che nei prossimi anni investirà oltre 60 milioni di euro nell'implementazione di CoopVoce, forte del successo crescente del servizio. Per l'occasione, il retailer ha anche presentato i risultati di un'indagine di italiani.coop sul rapporto tra consumatori del nostro Paese e smartphone.

Ecco i risultati.

Un legame sempre più solido...
Italiani sempre più mobile-dipendenti, ogni giorno trascorriamo in media 5 ore usando il nostro telefono cellulare. Come se ogni 3 minuti utilizzassimo lo smartphone per almeno un altro minuto. Mezz’ora in media in più per gli uomini che per le donne, più i 18-35enni che tutti gli altri (6 ore per esempio contro le 3,10 dei 56-65enni).

...ma infedele
Un utente infedele che cambia sempre più spesso operatore e telefono, con differenze in base all'età. Per gli under 35 il cellulare ha una vita media di 2 anni e 3 mesi, mentre per i 55-65enni di 3 anni. In realtà, sebbene il 57% degli intervistati assegni una valutazione positiva al proprio service provider, un italiano su 3 pensa comunque di cambiarlo (il dato è più alto per i big player e più basso invece per i piccoli operatori). Più infedeli di tutti donne e giovani. A fare la differenza in primo luogo il prezzo, ma incidono anche la voglia di sperimentare nuovi servizi e le difficoltà di copertura di rete. Tra i motivi delle valutazioni negative soprattutto i servizi di customer care.

Verso una comunicazione più sincopata e asincrona
La maggior parte degli italiani è convinta che in futuro userà lo smartphone ancora di più e si prospetta una comunicazione sempre più sincopata e asincrona. Crescerà l’utilizzo delle chiamate vocali, ma ancora di più l’utilizzo di messaggi di testo così come audio e video. Gli italiani immaginano un telefono che tra dieci anni potrebbe essere più grande, leggero e flessibile, sempre onnipresente nelle nostre vite con usi diversi: il 100% degli intervistati dichiara di utilizzarlo oggi per telefonare, più di 9 su 10 utilizzano quotidianamente messaggi di testo (98%) o vocali (94%) su applicazione come Whatsapp o Telegram; gli sms retrocedono lentamente (91%), quasi raggiunti da videochiamate e videomessaggi (rispettivamente 80% e 72%).

I diversi profili 
Analizzando le modalità di utilizzo dello smartphone, emergono profili notevolmente diversi degli italiani, classificati in base al numero di persone contattate in 24 ore, al numero di contatti presenti in rubrica, al numero di messaggi call o altro nell’arco di una giornata.
Con 22 chiamate nelle ultime 24 ore e tra 100 e 200 altre interazioni di testo audio e video con altre persone, l’11% degli italiani sono veri e propri “Smart-holic”; invece i “Mama’s & Lovers” (23%) concentrano un numero di poco più basso di chiamate (17%) e un numero uguale di interazioni in relazioni personali e familiari molto intense. All’opposto, più di un italiano su quattro (i “Flight mode” sono il 27% del campione) ha un rapporto distaccato con il telefono: lo utilizza molto di meno della media (3h e 40 min) e ed effettua un minor numero di telefonate e interazioni (rispettivamente 7 e non più di 50). Il “Silent mode” (13%) sono invece quegli italiani che pur utilizzando abbastanza il telefono hanno una limitata comunicazione vocale, preferendo le altre interazioni non vocali. Completano il quadro i “Well bilance” gli italiani che hanno una equilibrata “dieta” di relazioni mobile.

Chiamate desiderate e indesiderate
Per tutti i profili, comunque, tra i destinatari delle chiamate è indiscutibile il primato della famiglia; è a questa (sia essa originaria o acquisita) che viene indirizzata la prima telefonata del mattino. Ci sono però anche le chiamate che non si vorrebbe ricevere: un italiano su 4 dichiara infatti di essere stato vittima di stalking telefonico (27%) almeno una volta, una percentuale che cresce tra donne e giovani e nel Mezzogiorno (rispettivamente 32%, 36% per gli under 35 e 32% al sud).

 

 

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