La cessione di Safilo riaprirà il mercato dell’occhialeria?

Esperti – L’ingresso di insegne low cost e la caduta dei consumi del settore ha premiato chi ha saputo creare ambienti di vendita con qualità, gamme e location, sinergiche con i valori della griffe. (Da MARK UP 185)


1. Il made in Italy perde
un altro pezzo

2. Nasce un nuovo e forte competitor di Luxottica

3. Il retailing al centro

Hal Holding concludendo il braccio di ferro con gli obbligazionisti, dopo due loro rifiuti e riducendo a poco più del 50% le adesioni al quorum, previsto al minimo del 60%, ha avviato l’acquisizione di Safilo, che sancisce, di fatto, l’uscita della famiglia Tabacchi dalla azienda di cui, da due generazioni, era alla guida. Peraltro, la conclusione dell’operazione non è del tutto scontata, tenendo conto dello scarso interesse e dello scetticismo mostrato dal mercato.

Il fondo di investimento olandese, con sede nelle Antille olandesi, detiene un consistente pacchetto di imprese sparse in tutto il mondo. Pearle Europe, una sua controllata, possiede un importante network di negozi ottici in Europa e in altre parti del mondo - con diverse insegne - accomunate dalla vocazione a forme promozionali fantasiose che le conferiscono un’immagine soft discount, tra queste Avanzi, presente in Italia con poco più di 120 punti di vendita.

Le major italiane dell’occhialeria, partendo dalla tradizione artigianale del Cadore e grazie al monopolio delle griffe più prestigiose della moda internazionale (si stima che ne possiedano l’80%) hanno conquistato la leadership mondiale dell’occhialeria. A partire dalla fine del XX secolo è iniziato il declino progressivo delle griffe, che è stato contenuto con successo, da quelle che hanno integrato la loro produzione con circuiti distributivi monomarca. L’ingresso di insegne low cost (Zara e H&M prima di tutte) integrate nella filiera e la caduta dei consumi del settore, ha premiato ancora di più chi ha saputo creare ambienti di vendita con qualità, gamme e location, sinergiche con i valori della griffe. Luxottica, numero uno assoluto dell’occhialeria mondiale, ha seguito lo stesso percorso, fino a controllare oltre 6.000 negozi di ottica (prima dell’accordo con Macy’s) in cui realizza il 60% del suo giro d’affari e il cui nucleo principale negli Stati Uniti opera con la prestigiosa insegna Lens Crafter. In Safilo, viceversa, si aprì un confronto sull’opportunità di entrare nella distribuzione, al cui termine, due fratelli Tabacchi uscirono dall’azienda. Dino, il più giovane, sostenitore dello sviluppo nel retail, dopo una fortunata esperienza nel Regno Unito con Vision Express, acquisì la milanese Salmoiraghi & Viganò, che in pochi anni ha portato al raddoppio del numero di punti di vendita e del fatturato e ha introdotto la segmentazione del posizionamento delle insegne, ufficializzando la presenza dei discount nell’ottica. Il costo della liquidazione dei fratelli in uscita, l’esaurirsi del boom della griffe e dell’occhiale da sole e l’aggressione dei prodotti asiatici a basso costo hanno creato un vulnus nel bilancio della Safilo che il ricorso alla quotazione in Borsa non ha riparato.

Nuovi scenari

Dopo molti tentativi di rifinanziamento, si è giunti alla operazione Hal, la cui conclusione lascia per il made in Italy le cose peggio di come le aveva trovate. L’acquisizione di Safilo apre due diversi scenari per l’industria e la distribuzione italiana. Hal, completato il processo di integrazione industria/distribuzione e delocata in Asia parte della produzione, entra in competizione con Luxottica, disponendo degli stessi asset competitivi, sia pure con altre dimensioni e know how. Per la distribuzione le cose potrebbero andare altrimenti, Hal dispone con Avanzi di una testa di ponte in Italia che ha le migliori performance di vendita medie per pdv ed è portatrice di un concept, simile in tutta Europa, puntato alla convenienza e allo sviluppo, in integrazione con il franchising, molto efficace. Il trust olandese potrà ampliare la sua presenza in Italia, partendo dalle piattaforme Safilo e Avanzi, (ci sarebbero le opportunità di farlo in tempi brevi) dando così un colpo di acceleratore allo stagnante processo di concentrazione delle insegne e alla mancanza di competitività del sistema, prima dell’arrivo di altri competitor internazionali in agguato. Se questo accadesse, e l’attivismo in comunicazione di Avanzi lo rende probabile, si verrebbero a rompere gli equilibri attuali non solo nella distribuzione, ma soprattutto nei rapporti con l’industria, multinazionale e superconcentrata, che finora ha controllato la filiera ottica.


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