La crisi accentua il divario Nord-Sud

IN PRIMO PIANO – Il Mezzogiorno è in cerca di basi solide, secondo il centro studi di Confindustria, che consentano una qualche ripartenza nel bel mezzo della tempesta perfetta (da MARKUP 217)

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Come emerge dallo studio "Check-up Mezzogiorno", pubblicato da Confindustria e dal Centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, l'economia dell'area è ancora nel bel mezzo della tempesta perfetta nella quale è scivolata da cui è a partire dal 2008, e che non accenna a concludersi. Alla fine del quinto anno dall'avvio della crisi dei mutui subprime, i principali indicatori di salute dell'economia meridionale sono ancora ben al di sotto dei livelli registrati nel periodo pre-crisi. Particolarmente rilevante è stata la caduta degli investimenti nelle costruzioni (-42,5%) e nell'industria in senso stretto (-27,8%). Le recenti stime del Centro Studi di Confindustria, che prevedono una ripresa del Pil e degli investimenti a livello nazionale solo a partire dalla fine del 2013, non lasciano grandi prospettive di una ripartenza nel breve periodo. La crisi economica sta generando una selezione delle imprese da parte del mercato. Il calo dell'attività economica nel Mezzogiorno ha avuto riflessi importanti sul livello di occupazione ampliando ulteriormente i già profondi divari esistenti. Il calo dell'occupazione e le crescenti difficoltà economiche delle famiglie si traducono in effetti strutturali per lo sviluppo economico locale: l'emorragia di capitale umano. Ancora più rilevante è il fatto che una parte consistente dei trasferimenti verso il Centro-Nord riguarda le persone maggiormente formate.

I comportamenti
Cambia il comportamento delle famiglie al Sud determinato, verosimilmente, dall'accentuarsi della crisi economica. Il consumatore siciliano sceglie sempre più spesso il low cost e valuta con attenzione le priorità di acquisto. Presta, quindi, massima attenzione all'offerta e lo stile di spesa è caratterizzato da parsimonia e controllo. Gianni Cavalieri, presidente Ergon e delegato di Federdistribuzione, ha tracciato il quadro della nuova realtà sociale legata al mondo della Gdo in occasione di un forum, organizzato a Ragusa dal neonato movimento civile Alziamo la voce, sul tema Rilanciamo l'economia in tempo di crisi. Impresa, lavoro, infrastrutture, fiscalità, burocrazia, formazione. "Il consumatore - spiega Cavalieri - fa meno scorte, abbatte lo scontrino medio e viene più spesso a fare gli acquisti, ma continua a tendere verso i prodotti di qualità". A suo dire, però, i commercianti non si adeguerebbero alle nuove esigenze. "In tal senso mi trovo in accordo con l'affermazione del direttore generale di Conad che computa nel 40% i punti di vendita da rottamare perché non adatti alle esigenze della domanda". Dai dati presentati, il commercio in Sicilia vale oltre 16 miliardi di euro ed è il primo datore di lavoro del territorio. Al tavolo dei relatori si ipotizzano, quindi, soluzioni e nuovi scenari per una ripresa economica a 360 gradi. Per quanto riguarda il caso specifico di Ergon, presente sull'Isola con le insegne Alis, Dìmarket, Dimeglo, Iper Le Dune, Ard discount e Pantamarket, Cavalieri non ha dubbi sulle linee di azione: "Nei nostri esercizi vorremmo offrire anche altri beni e servizi come la benzina, i farmaci e i giornali evitando che in questo Paese si continuino a tollerare pressioni di lobby. Bisogna aprire i mercati ad una equilibrata ed efficiente concorrenza".

La politica
Anche la politica deve fare la sua parte. "C'è la necessità impellente di riformare il titolo V della Costituzione e di aggiornare la legge regionale del commercio che oramai è inadeguata perché pensata oltre 10 anni fa su scenari completamente cambiati. Chi fa l'imprenditore deve, quasi per definizione, essere fiducioso e determinare i fattori di questa fiducia declinandone le caratterizzazioni nei tempi e nei modi che il mercato suggerisce. - prosegue Cavalieri - La disciplina che regola il lavoro ha leggi inadeguate e scritte sul modello delle esigenze industriali". Il presidente Ergon ritiene che il commercio abbia bisogno innanzitutto di norme sul lavoro che interpretino la territorialità e la stagionalità dell'offerta. "Non esiste, poi, la grande e la piccola distribuzione ma una differenziazione fra commercio moderno e tradizionale intendendo per quest'ultimo un'offerta che si adatta più difficilmente alle esigenze dei clienti; le grandi strutture sono in crisi ed il commercio ha una grande dinamicità. - spiega - Il commerciante del futuro deve puntare sull'innovazione e sull'adeguamento alle esigenze del consumatore.".

Le proposte
Confindustria ha lanciato un piano di proposte per rilanciare l'economia e il lavoro; proposte per trovare e utilizzare circa 48 miliardi di euro di risorse in investimenti, efficienza produttiva, riposizionamento nel business internazionale e recupero dei costi con una particolare attenzione alle componenti parafiscali sulle fonti rinnovabili che hanno una diretta conseguenza nella bolletta energetica.
"Come giovani imprenditori seguiamo particolarmente il progetto Start up ed è in uscita un decreto ispirato dalla nostra organizzazione per aiutare le giovani imprese - sottolinea Leonardo Licitra, vice presidente nazionale Giovani Confindustria - Inoltre stiamo collaborando con Unicredit per far uscire delle buone idee e renderle concrete esplicitandole in un credibile business plan e pervenire alla fase di realizzazione".
I giovani imprenditori focalizzano l'attenzione sul tema ambientale e sullo sviluppo sostenibile. In fieri c'è una piattaforma web che "permetterà di monitorare tale importante voce di costo delle imprese e di orientare le aziende verso scelte strategiche di sistema e sulle singole attività. - prosegue Licitra - Per il tema ambientale vi é la richiesta di una semplificazione della gestione dei rifiuti con il rispetto dei parametri dell'Unione Europea, sfrondando l'eccesso di burocrazia ed inefficienza. L'obiettivo è di avere le stesse regole in Europa che debbano valere per tutti in modo tale da avvicinare meglio i concetti di equità e competizione fra Paesi membri".

Lo sviluppo
La ricetta di Giuseppe Massari, presidente provinciale del Cna di Ragusa, per il rilancio economico è l'internazionalizzazione. Bisogna portare dunque le nostre imprese sui mercati internazionali ed approcciare questi scenari con strumenti nuovi. "Dovremmo approfittare della nostra posizione geografica (Tunisia, Libia, Nord-Africa) - sostiene - tali rapporti possono essere forieri di grande attrazione, di scambio e di mercati di destinazione per i vari comparti economici di beni e servizi. E dobbiamo sapere attrarre i flussi turistici anche per i beni culturali, paesaggistici ed enogastronomici". Per sostenere le piccole e medie imprese, però, è fondamentale che ci siano interventi mirati sulla "tassazione esasperante e sulla complessa macchina burocratica" che, secondo Massari, "fa ostacolo, senza essere garanzia per l'interesse generale, alla vita dell'impresa in tutte le sue fasi di vita economica e sociale. Dobbiamo pretendere che la spesa sia qualificata a partire dagli enti locali ed è necessario che cittadini ed imprese si attrezzino meglio per entrare nel merito delle spese pubbliche dei vari enti, monitorando le pubbliche amministrazioni, le piante organiche, la razionalizzazione delle spese, la gestione dei servizi secondo lo schema costi/benefici".

Specificità locali
Non può che partire dalla valorizzazione dei prodotti del territorio l'ipotesi di sviluppo lanciata da Giuseppe Licitra, direttore del Corfilac, consorzio per la ricerca sulla filiera lattiero casearia. "Dobbiamo organizzare la produzione, l'offerta di beni e servizi nella cura del rispetto della tradizione e della specificità senza scegliere la strada della massificazione. - precisa - Questa è la strada per le nostre piccole e medie imprese, anzi per le micro imprese che caratterizzano la nostra realtà. Ma il pubblico deve fare la sua parte ritrovando l'efficientamento della spesa e della gestione ma supportando le imprese, organizzando l'offerta e comunicando le specificità dei vari presidi del territorio".

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