La crisi economica ha impattato sui consumi nazionali di carne

Carni 2009 – Il comparto risente dei recenti sviluppi del quadro socio-economico a più livelli.

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1. Effetto sostituzione per funzioni d'uso e occasioni di consumo
2. Eterogenea articolazione dell'offerta

Se nella prima parte del rapporto l'analisi della dinamica evolutiva dei consumi nazionali di carni bovine, suine e avicunicole è stata sviluppata focalizzando esclusivamente l'attenzione sui rapporti di correlazione esistenti tra i tre segmenti, l'approfondimento per categorie d'acquisto richiede una prioritaria contestualizzazione del comparto carneo nel più ampio ambiente competitivo del food retailing system, attraverso una prospettiva di osservazione più estesa che tenga compiutamente conto dei recenti sviluppi del quadro socio-economico di riferimento - anche in termini congiunturali - e di tutti i fattori capaci di giocare un ruolo nell'alterazione dei rapporti di forza fra i diversi comparti dell'alimentare. Premesso che, eccettuate le carni bianche, gli ultimi aggiornamenti di fonte Ismea/Nielsen relativi al periodo gennaio-settembre 2009 illustrano una situazione di sostanziale sofferenza per il mercato delle carni fresche, segnata da un'involuzione a volume di 2,2 punti percentuali sui primi nove mesi del 2008 per il segmento bovino, che sale al 3,7% con riferimento al segmento suino, le cause sono da ricercarsi in una commistione di fattori di diversa natura che vanno a impattare sul consumo a più livelli. Innegabile è il ruolo frenante assunto dalle alte temperature meteorologiche abbattutesi durante il torrido periodo estivo, che hanno inevitabilmente finito per condizionare al ribasso la dimensione complessiva degli acquisti carnei, ma ancor più forte è stato l'effetto indotto dalla crisi economica e dal suo impatto sociale, unitamente alle pericolose avvisaglie mediante cui, ormai quasi quotidianamente, l'informazione criminalizza le carni rosse e rosa su aspetti di carattere salutistico e ambientale. Sul primo fronte, durante gli ultimi mesi la crescita del tasso di disoccupazione e il progressivo esaurimento degli ammortizzatori sociali hanno accentuato negli shopper l'attenzione al risparmio, inteso come avvedutezza nei consumi, che ha finito per tradursi, in termini operativi, in un serio impegno verso la riduzione degli sprechi, da perseguirsi attraverso la minimizzazione delle scorte. E, con tutta probabilità, stando alla stragrande maggioranza degli analisti, tale trend è destinato a protrarsi per almeno un altro anno, portando a rinnovata affermazione la caratteristica nazionale di far leva su fattori di saving anziché sul credito. Sul versante mediatico, i fautori della sostenibilità ambientale non perdono, invece, occasione per sottolineare quanto la zootecnia assorba in termini di risorse naturali, anche mediante azioni forti sugli opinion leader, che inevitabilmente si concretano in elementi di attenzione sul consumatore. Così, per esempio, il 21 ottobre 2009, sul blog Route 66 di Alessandra Farkas all'interno del sito internet del Corriere della Sera, sono state riportate le risultanze di uno studio condotto dagli scienziati americani Robert Goodland e Jeff Anhang, pubblicato su di un recente numero dell'autorevole “World Watch Magazine”, dove si afferma che oltre la metà dei gas serra prodotti oggi dall'uomo sarebbero emessi dagli allevamenti industriali di bestiame. La drastica conclusione a cui giungono così i due ricercatori è che il modo più rapido per attenuare il riscaldamento climatico a cui si sta oggi esponendo il pianeta consisterebbe nel sostituire i prodotti animali con quelli a base di soia o di altre colture vegetali. Benché da un punto di vista scientifico il tema sia di fatto controverso, con evidenze non sempre del tutto concordanti, non lo sono altrettanto gli effetti persuasivi prodotti da simili informazioni sull'universo dei consumatori, per di più amplificati dell'eco della crisi. È comprovato, infatti, che in momenti di congiuntura economica negativa tendono ad accentuarsi le preoccupazioni degli shopper legate all'area salute/benessere/sostenibilità, in una sorta, quasi, di ripiegamento su se stessi, e si fanno spese discriminando in base a ciò che si percepisce capace di far sentire bene all'interno del proprio contesto socio-ambientale. In un clima di così intensa enfasi mediatica appaiono scontate, dunque, le conseguenze a danno del comparto carneo.
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Tra i contenuti del Pdf:

  • Dinamiche di crescita nei primi 9 mesi 2009
  • Confronto sui consumi carni fresche e surgelate
  • Dinamiche di consumo fuori casa
  • Dinamiche di consumo domestico del surgelato
  • Confronto sui consumi bovini e suini confezionati e taglio
  • Dinamiche di consumo degli elaborati di carne
  • Dinamiche di consumo delle tipologie minori

Allegati

Carni09-CrisiEconomica
di Roberto Della Casa / dicembre 2009

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