Padoan: come rilanciare i consumi

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Pier Carlo Padoan, Ministro dell'Economia e delle Finanze

Italia sì, Italia no. Dopo la vittoria del no si apre una nuova fase politica della quale al momento non si prevedono gli esiti. In attesa di scoprirlo, vediamo come si esprimeva il Ministro Padoan su questo 2016 nell'intervista rilasciata su Mark Up n. 245

Ministro, quali sono le misure previste nella legge di stabilità che aiuteranno a rilanciare i consumi?
La legge di stabilità 2016, così come quella precedente, mira a ridurre le tasse e, quindi, sostenere il reddito disponibile delle famiglie e delle imprese. Si è discusso a lungo sull’eliminazione della tassa sulla prima casa e questa misura, a nostro avviso, sosterrà non solo il reddito, ma anche la fiducia delle famiglie. Il combinato disposto tra la fiducia nel futuro e l’aumento del reddito familiare, grazie anche agli 80 euro che nel frattempo continuano a essere pagati ai lavoratori dipendenti con stipendi contenuti, aiuterà il rilancio dei consumi.

Inoltre Iva e accise non sono aumentate, o sbaglio?
No, non sono aumentate e mi fa piacere che lei lo dica perché è una questione molto importante. Noi utilizziamo un punto di Pil, circa 16,9 miliardi di euro, per disinnescare l’aumento di Iva e di varie accise attraverso una strategia pluriennale grazie alla quale tutte queste clausole di salvaguardia verranno progressivamente eliminate. Quindi manteniamo l’impegno non solo a non aumentare le tasse, ma ad abbassarle. E questo si vede dall’andamento della domanda interna poiché i consumi, in quest’ultima fase, crescono più delle esportazioni.

Un’altra tassa odiata dagli imprenditori è l’Ires, l’imposta sul reddito delle società. Ci può spiegare cosa farà il Governo in proposito?
L’Ires è stata ridotta al 24% a decorrere dal 2017.

Ad aprile le previsioni indicavano un aumento del Pil dello 0,7%, poi a settembre dello 0,9% e adesso qualcuno, sbilanciandosi, dice che si potrebbe abbandonare la logica dello zero-virgola ...
Penso che la possibilità di un miglioramento sia più probabile della possibilità di un peggioramento. Quindi non mi stupirei se andassimo oltre la stima attuale di una crescita dello 0,9% (ndr: intervista raccolta a inizio novembre).

Nel processo di rinnovamento della gdo, la Cassa depositi e prestiti (Cdp) assumerà un ruolo propulisvo o comunque importante?
Non penso che sia possibile. Nonostante la Cdp abbia cambiato il suo top management e si stia ripensando da un punto di vista strategico a tutte le sue attività, non credo che vi rientrerà il settore della grande distribuzione. Gli operatori della gdo, intese come singole imprese, se vorranno fare opere di ristrutturazione potranno accedere al credito attraverso altre linee di finanziamento. Il Governo ha deciso di sostituire il Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, con il tandem Gutgeld–Perotti e quest’ultimo si è dimesso.

L’attuale legge di stabilità prevede tagli per 5,8 miliardi, più 3 miliardi di efficientamento. Questa era la previsione iniziale dell’esecutivo o si aspettava qualcosa in più?
Voglio chiarire che Cottarelli, oltre ad essere un caro amico, in questo momento rappresenta l’Italia al fondo monetario internazionale. Il suo lavoro è stato molto utile come base tecnica per decisioni politiche e anche il lavoro di Perotti è prezioso per il futuro. Per quanto riguarda la spending review di quest’anno, posso dire che è molto importante ed è in linea con la logica di sostenere i tagli di tasse con i tagli alla spesa. Inoltre gli sforzi maggiori arrivano dai ministeri e in particolare dal Mef.

I tagli alle tasse, però, sono superiori ai tagli della spesa ...
Il taglio della spesa pubblica è associato al taglio di servizi e ci sono dei livelli minimi oltre i quali la spesa non può essere tagliata. Stiamo entrando in una fase in cui il tentativo di essere efficienti diventa fondamentale come nel caso della spesa sanitaria.

Le regioni e la politica regionale dovrebbero, quindi, agire in maniera differente?
Noi stiamo parlando spesso con le Regioni su questo punto. Quello che il governo può fare è fissare un tetto massimo all’aumento di spesa e vorrei sottolineare che nel caso della sanità la spesa è aumentata di meno rispetto a quanto atteso. Detto questo ci sono delle differenze di performance tra Regioni. Il dato più singolare è quello che riguarda la Lombardia poiché è tra quelle che spende meno in sanità ma, al contempo, è quella con i servizi migliori. Questo vuol dire che ci sono margini di miglioramento macroscopici in alcune Regioni ma, in tal caso, l’elemento politico gioca un ruolo fondamentale.

In futuro continuerete con la spending review?
In generale l’azione di spending review continuerà anche in futuro ma sarà legata alla scelta di singole voci di spesa che saranno guidate da un’idea di efficienza della Pubblica amministrazione (Pa). Bisogna tagliare avendo come obiettivo una Pa più efficiente e non meno efficiente e in questo un ruolo fondamentale lo avrà la riforma della stessa Pa attualmente in cantiere.

Una buona notizia è l’aumento del numero di mutui erogati a favore delle imprese. A cosa è dovuto questo cambio di marcia?
Questo è il riflesso di quanto dicevamo prima. C’è più fiducia nelle famiglie e nelle imprese, ci sono più risorse ed è più facile indebitarsi in quanto le banche sono più fiduciose nel concedere credito. È un meccanismo che si ritrova in molte fasi di espansione economica.

Quali sono state le iniziative del governo per liberare le banche da momenti di sofferenza creditizia?
Il Governo, in particolare il Mef insieme al Ministero della Giustizia, sono intervenuti sul diritto fallimentare per favorire una gestione diversa delle crisi aziendali, non più orientata alla cessazione dell’attività e alla liquidazione degli asset com’era fin qui, ma tesa invece al risanamento e al rilancio aziendale. Siamo poi andati a intervenire sul recupero crediti. A tale scopo abbiamo modificato tutte le procedure concorsuali in maniera che fosse facilitato il recupero del credito da parte dei creditori. In questo senso l’istituzione del Tribunale delle imprese ha senza dubbio svolto un ruolo molto importante.

Quello istituito dal Governo Monti?
Esatto ed è in funzione dal 2012. Nei suoi primi 3 anni di attività abbiamo visto un grande miglioramento della gestione del contenzioso, con il positivo effetto sulla riduzione dei tempi medi di gestione pari a circa il 30%. Per questo motivo il governo continua ad insistere su questa strada, poiché diventa un incentivo a erogare credito e a investire.

Che cos’è la voluntary disclosure?
È un provvedimento che ha lo scopo di regolarizzare i capitali detenuti all’estero e, quindi, non è né un condono e neanche una sanatoria.

Qual è la differenza?
Significa che chi ha portato capitali all’estero e, nel farlo, ha evaso il fisco è chiamato a pagare tutte le tasse evase. Inoltre una volta regolarizzati i capitali, andranno pagate allo Stato italiano anche le tasse sui profitti maturati dalla gestione finanziaria.

Ci sono strategie future per migliorare la crescita del nostro Paese?
La nostra strategia di crescita si basa su 3 pilastri: una finanza di risanamento; riforme strutturali e misure mirate per sostenere le imprese in tema di agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche.

In tema di lavoro ci sono novità?
Il Jobs Act sta dando i suoi frutti e adesso stiamo incentivando la contrattazione di secondo livello con risorse previste nella legge di stabilità 2016. Riteniamo che facilitando la contrattazione a livello di impresa si possa aumentare la produttività, e quindi sia il profitto di una azienda che il salario di un lavoratore.

Pochi giorni fa il Mef ha chiesto a Fmi e Ocse di individuare tra le esperienze internazionali delle buone pratiche per rendere la nostra amministrazione fiscale più efficiente. Ci può spiegare il motivo della scelta?
Il Governo ha completato l’attuazione della delega fiscale, un’opera di manutenzione straordinaria che si fa una volta ogni 10 anni. Adesso è importante individuare tra le esperienze internazionali pratiche cui ispirarsi per migliorare il funzionamento dell’amministrazione fiscale in modo da dare attuazione al modello di cooperazione con il contribuente cui si è ispirata la delega.

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