Carni e salumi rappresentano uno dei comparti, insieme alla pasta, in cui la regione si esprime quale leader nazionale
L'Emilia-Romagna vista da Nomisma: pur con un export di assoluto rilievo, la regione resta alle spalle di Veneto e Lombardia, manifestando un potenziale di crescita tuttora significativo

Si fa presto a dire food valley. All'ultima analisi effettuata da Nomisma e presentata il 3 dicembre a Bologna, l'Emilia-Romagna appare quale campione di esportazione alimentare. Incide infatti per l'8% sull'imprenditoria agrifood italiana, ma pesa il doppio (>15%) per quanto concerne l'incidenza sull'intero export alimentare italiano. Eppure non è la regione che esporta di più. Davanti alla food valley si collocano infatti Veneto e Lombardia, la prima come leader nell'ortofrutta e la seconda come riferimento nel lattiero-caseario. Eppure anche l'Emilia-Romagna vanta i suoi primati: nelle vendite all'estero di carni e salumi -dove raggiunge il 37% dell'export italiano specifico. E nella pasta, dove detiene il 21,3% del venduto oltre confine.

Nomisma sottolinea un forte recupero regionale nell'ambito del lattiero-caseario, grazie alla migliore crescita del quinquennio (+40%).

Così nel primo semestre

L’agribusiness regionale ha registrato all’estero un balzo del 4% nei primi 6 mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, si consolida la presenza di prodotti agricoli sul mercato tedesco (275 milioni) e francese (87 milioni), con un incremento pari, rispettivamente, a 15,7% e 13%. In crescita anche il mercato statunitense: 49%. Ma la fetta più grossa spetta ai prodotti trasformati (food & beverage), con quasi 910 milioni di prodotti venduti in Germania (+4%) e 790 milioni in Francia (+4,2%). Solidi anche il Regno Unito (420 milioni) e gli Usa (408 milioni). In crescita del 6,8% il giro d’affari in Canada. Qui semmai il tema è capire (all'interno delle dinamiche di crescita) quanta parte spetta all'entrata in vigore del Ceta e quanta invece alla forza propositiva dei protagonisti italiani. Sorprende il mercato cinese (32 milioni), con un +22%.

Osserva il governatore Stefano Bonaccini che la Regione, attraverso il Psr 2014-2020, “ha finanziato progetti di filiera per 135 milioni di euro in grado di generare investimenti stimabili in oltre 360 milioni. Investimenti determinanti per rafforzare l’aggregazione, che è tra gli obiettivi della Politica agricola comunitaria 2021-2027. E poi azioni per favorire l’internazionalizzazione grazie alle missioni istituzionali in Usa, Cina e Canada, tre dei Paesi in cui è possibile il maggior aumento dell'export”.

La testimonianza

Grande esportatore, Francesco Mutti sottolinea come il pomodoro rappresenti all’estero i valori e il gusto della cultura alimentare italiana. “La nostra missione, come azienda di riferimento, è quella di valorizzare questo simbolo lungo tutta la filiera. Per questo il nostro maggior successo è quello di vedere riconosciuta anche all’estero la qualità superiore dei nostri pomodori. Che nascono in un’area vocata alla loro coltivazione e che rappresentano il nostro impegno per una filiera d’eccellenza. Una filiera sana, sostenibile e certificata, che si distingue per le relazioni durature con chi opera nei campi, per la raccolta 100% meccanica, ma soprattutto per il reddito incrementale che portiamo ai nostri agricoltori e la valorizzazione che diamo al loro lavoro”.

Emilia-Romagna: il comparto agrifood

57.919 aziende agricole
4.835 alimentari
117.400 posti di lavoro
974 milioni di euro di prodotti agricoli (export)
5.295 milioni di food & beverage (export)

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