La redditività e la gioventù dell’agricoltura

Percorsi verso la sostenibilità, l’innovazione, l’imprenditoria giovanile saranno possibili solo se ci saranno investimenti nella giusta direzione. Assemblea Cia 2021

Giovani e agricoltura in Italia. “Gli agricoltori italiani sono leader della transizione” secondo quanto indicato dall’assemblea Cia Agricoltori Italiani del 2021. Salvaguardia dell’ambiente, qualità, garanzia per il consumatori sono i requisiti che chiede l’Europa alle imprese, sempre più dinamiche e innovative, le quali svolgono oggi anche l’indispensabile ruolo di presidio e tutela del territorio. Gli agricoltori hanno una sola richiesta da rivolgere alle istituzioni italiane e europee: che sia riconosciuto il valore reale dell’agricoltura.

“La sfida è vedere l’agricoltura come una prospettiva di vita e non un ripiego” ha dichiarato la direttrice di Cia, Claudia Merlino.

Una visione che combacia con quella di Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali: “L’agricoltura ha un ruolo importante in questa fase di transizione ecologica e generazionale. Il punto è la garanzia del reddito che in questo Paese è ancora troppo basso”. Il ministro ricorda che la nuova Pac (approvata il 23 novembre) sostiene il reddito degli agricoltori e, nello stesso tempo, porta il settore verso il traguardo della transizione ecologica. “La normativa -ha detto Patuanelli- disegna l’agricoltura per i prossimi trenta anni, trovando il giusto equilibrio tra sostenibilità e innovazione che dovrebbe consentire di avviare sistemi reddituali”. Per l’Italia la Pac è importantissima poiché tutela l’ambiente e la biodiversità e ha come tema centrale la diversificazione.

“Tra i fondi della Pac e le risorse previste grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - ha detto Patuanelli – gli investimenti disponibili ammontano 50 miliardi di euro per i prossimi 7 anni”.

Si scende poi nel dettaglio con alcuni esempi: sono stati stanziati 1,5 miliardi di euro di risorse per l’energia solare, c’è un focus di mezzo miliardo di euro per la sostituzione dei parchi macchine obsoleti, 800 milioni da investire nella logistica per garantire un trasporto merci tracciabile ed ecologico, 1,2 miliardi di euro per favorire i contratti di filiera, così da tutelare i piccoli agricoltori e le unicità, dando valore aggiunto al prodotto tipico nella sfida con il mercato globale. E ancora altri investimenti ci saranno per il bio gas, il bio metano, il fotovoltaico. Nella legge di bilancio varata dal Governo, e attualmente al vaglio del Parlamento, sono stati stanziati 520 milioni a fronte dei 260 dello scorso anno, destinati ad aumentare ancora nel 2022.

Le politiche nazionali sono incentrate soprattutto sull’attrazione dei giovani nel settore. Tra queste, ad esempio, il rifinanziamento della banca della terra, e le politiche per la transizione digitale, che punta ad un’agricoltura 4.0 dove spicca il monitoraggio satellitare dei campi, la tecnologia dei droni per controllare le colture evitando sprechi e risparmiando su irrigazione e fitofarmaci. Cia aderisce apertamente a questo pensiero, si stima infatti che ancora il 50% delle aziende non ha familiarità con l’Agritech e che, su 12,4 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata, solo il 4% è adeguato in termini tecnologici.
Per questo, ha osservato il presidente Cia, Dino Scanavino, “servono robusti investimenti nella digitalizzazione, con le imprese agricole a fare da apripista nelle aree interne, dove ancora, nel 40% delle case, non arriva il wi-fi, insieme a finanziamenti dedicati ai servizi e alle infrastrutture viarie, necessarie sia per migliorare la logistica e i trasporti sia per evitare l’abbandono e lo spopolamento delle comunità rurali”.

Insiste dunque sul tema dell’imprenditoria giovanile il presidente della Cia: “Gli investimenti dovranno essere rivolti alla qualità della vita, dobbiamo trasferire i principi migliori alle nuove generazioni per creare il futuro dell’agricoltura”. Gli agricoltori pur apprezzando le ambiziose politiche europee per diventare il continente più green del mondo puntualizzano che non esiste la transizione ecologica senza le imprese. Non basta piantare gli alberi, bisogna avere cura delle foreste sottolinea il presidente Cia. Secondo Scanavino, dopo la Conferenza sui cambiamenti climatici (Cop 26) in cui è stato posto l’obiettivo dello stop alla deforestazione entro il 2030, occorre guardare a una corretta gestione e manutenzione delle foreste, tenendo conto che il 40% delle aziende agricole è interessato da boschi. Ad oggi infatti, le normative vigenti in tema ambientale, talvolta non aiutano l’agricoltura: “Alleviamo agnelli per dar da mangiare i lupi, seminiamo per sfamare i cinghiali, e non esiste alcun rispetto per la biodiversità italiana”.

L’agricoltura del futuro guarda anche a investimenti per lo sfruttamento delle aree abbandonate o non idonee alla coltivazione per la produzione di biogas e biomasse legnose dagli scarti di agricoltura e allevamento, e vuole incoraggiare la sperimentazione ampia delle tecniche di biocontrollo per la difesa naturale delle culture. Attualmente il cambiamento climatico è, infatti, il peggior nemico delle imprese agricole considerando che solo nel 2021 gli eventi meteo estremi sono cresciuti del 60% tra alluvioni e siccità, tagliando il 10% del cibo sulle tavole e procurato danni milionari alle aziende.

“A quasi due anni dalla pandemia, con la sfida del Green Deal davanti e gli accordi del G20 e della Cop 26 sul tavolo, non è più la stagione delle attese” afferma il presidente Cia. “Gli agricoltori sono pronti a guidare la rivoluzione verde e digitale, a lavorare sull’ulteriore riduzione dell’impatto ambientale e sul miglioramento dell’efficienza energetica, ma serve pragmatismo e coerenza per salvaguardare la competitività e la redditività delle imprese italiane attraverso progetti puntuali, efficienti e mirati”. “Bisogna utilizzare bene i 6,8 miliardi del PNRR destinati all’agricoltura,- ha insistito il presidente Cia - approvare una legge di bilancio più coraggiosa rispetto alle urgenze del comparto e costruire un Piano Strategico Nazionale della nuova Pac con aiuti e agevolazioni concrete agli imprenditori impegnati nell’obiettivo di un sistema produttivo più sano, equo, green e digitale”.

Transizione ecologica e energetica: l’impegno degli agricoltori negli ultimi anni

• Emissioni ridotte del 25%
• Consumo d’acqua ridotto del 27%
• Ricorso alla chimica ridotto del 27%
• Crescita delle superfici biologiche +56%
• Ampliamento delle energie rinnovabili e biomasse (+690%).
• Cambiamento climatico: sequestro 0,5 tonnellate di carbonio per anno
• Assorbimento di anidride carbonica nei boschi italiani 90 milioni di tonnellate

Valore dell’agricoltura 4.0

• fatturato 540 milioni di euro
• crescita +20% (2020 sul 2019)
• +15% aziende under 35 (60.000)
• Aziende Under 35: primato italiano in Europa (8% del totale UE)

No dell’Italia all’approccio One Health

Dalla parte degli agricoltori Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali si esprime duramente contro l’approccio “One Health” che, a suo avviso “si sta trasformando in una strategia One Diet”. Un meccanismo sbagliato che uniforma i grassi, condannando in un’etichetta presidi tradizionali come l’olio d’oliva o il parmigiano. “La difesa migliore in questi casi è la comunicazione – afferma Patuanelli – mentre il nutri score non fornisce informazioni sulla composizione del cibo, ma dà un verdetto, condizionandone il consumo”. Secondo il ministro il semaforo che segna rosso è una sentenza immotivata e illogica. “Mettere un bollino sul cibo è sempre sbagliato”.

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