La ripresa c’è e l’industria va: torna il primato dello stile di vita

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Rinascente Milano
Le Considerazioni generali del 51° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2017. Il traino dell'industria, al vertice in Europa

Italiani alla ricerca di un benessere soggettivo nella felicità quotidiana. Questo perché industria, filiere italiane e turismo sono i baricentri della ripresa e attraverso i consumi torna il primato dello stile di vita. La ripresa c'è, come confermano gli indicatori economici. L'incremento del 2,3% della produzione industriale italiana nel primo semestre del 2017 è il migliore tra i principali Paesi europei (Germania e Spagna +2,1%, Regno Unito +1,9%, Francia +1,3%). E cresce al +4,1% nel terzo trimestre dell'anno. Il valore aggiunto per addetto nel manifatturiero è aumentato del 22,1% in sette anni, superando la produttività dei servizi. Inarrestabile è la capacità di esportare delle aziende del made in Italy: il saldo commerciale nel 2016 è pari a 99,6 miliardi di euro, quasi il doppio del saldo complessivo dell'export di beni (51,5 miliardi). La quota dell'Italia sull'export manifatturiero del mondo è oggi del 3,4%, con primati in alcuni comparti: 12,2% nei prodotti da forno, 8,1% nelle calzature, 6,8% nei mobili, 6,4% nei macchinari.

Brillano la creatività per il comparto moda, la tipicità per l'alimentare, il design nell'arredo

L'export italiano corre e aumentano le aziende esportatrici: 215.708 nel 2016, circa 10.000 in più rispetto al 2007. Il 69,1% del valore esportato è appannaggio di grandi imprese che esportano annualmente merci per un valore superiore ai 15 milioni di euro distribuite in un numero elevato di Paesi di destinazione. Brillano la creatività per il comparto moda, la tipicità per l'alimentare, il design nell'arredo. E nel comparto delle macchine utensili l'Italia ha raggiunto nel 2016 il 5° posto nel mondo per valore della produzione (dopo il colosso cinese, la Germania, il Giappone e a brevissima distanza dagli Usa) e il 3° tra i Paesi esportatori (dopo Germania e Giappone). In questo comparto sono previsti 5,9 miliardi di euro di produzione a fine anno. Se negli anni della crisi il traino è stato l'export, nel 2017 le consegne di macchinari sul mercato interno, scese a 1,1, miliardi di euro nel 2013, supereranno i 2,5 miliardi grazie anche al piano Industria 4.0.

 Il 40,8% è pronto a spendere un po' di più per acquistare prodotti alimentari di qualità (Dop, Igp, tipici), il 32,3% per mangiare in ristoranti e trattorie

Tra il 2013 e il 2016 la spesa per i consumi delle famiglie è cresciuta complessivamente di 42,4 miliardi di euro (+4% in termini reali nei tre anni), segnando la risalita dopo il grande tonfo. Non sono soldi aggiuntivi per tornare sui passi dei consumi perduti, ma servono per accedere qui e ora a una buona qualità quotidiana della vita. Nell'ultimo anno gli italiani hanno speso 80 miliardi di euro per la ristorazione (+5% nel biennio 2014-2016), 29 miliardi per la cultura e il loisir (+3,8%), 25,1 miliardi per la cura e il benessere soggettivo (parrucchieri 11,3 miliardi, prodotti cosmetici 11,2 miliardi, trattamenti di bellezza 2,5 miliardi), 25 miliardi per alberghi (+7,2%), 6,4 miliardi per pacchetti vacanze (+10,2%). Torna il primato dello stile di vita e del benessere soggettivo, dall'estetica al tempo libero. La somma delle piccole cose che contano genera la felicità quotidiana: è un coccolarsi di massa. Il 78,2% degli italiani si dichiara molto o abbastanza soddisfatto della vita che conduce. E ora il 40,8% è pronto a spendere un po' di più per acquistare prodotti alimentari di qualità (Dop, Igp, tipici), il 32,3% per mangiare in ristoranti e trattorie, il 24,7% per comprare abiti e accessori a cui tiene, il 17,4% per il nuovo smartphone, il 16,9% per mostre, cinema, teatro, spettacoli, il 15,2% per attività sportive, il 12,5% per abbonamenti pay tv o a piattaforme web di intrattenimento. Come viene pagata questa felicità soggettiva quotidiana? Digitale, low cost e anche tramite le rotte cash del neo-sommerso: nell'ultimo anno 28,5 milioni di italiani hanno acquistato in nero almeno un servizio o un prodotto.

Negli ultimi anni la popolazione residente nei capoluoghi italiani è cresciuta di più rispetto alle cinture periferiche. La demografia italiana è segnata dalla riduzione della natalità, dall'invecchiamento e dal calo della popolazione. Il Paese invecchia: gli over 64 anni superano i 13,5 milioni (il 22,3% della popolazione). E le previsioni annunciano oltre 3 milioni di anziani in più già nel 2032, quando saranno il 28,2% della popolazione complessiva.

Nel periodo 2011-2016 operai e artigiani diminuiscono dell'11%, gli impiegati del 3,9%. Le professioni intellettuali invece crescono dell'11,4% e, all'opposto, aumentano gli addetti alle vendite e ai servizi personali (+10,2%) e il personale non qualificato (+11,9%). Nell'ultimo anno l'incremento di occupazione più rilevante riguarda gli addetti allo spostamento e alla consegna delle merci (+11,4%) nella delivery economy. Nella ricomposizione della piramide professionale aumentano dunque le distanze tra l'area non qualificata e il vertice.

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