Sono quanto mai lontani i tempi in cui a preoccuparsi per l'ambiente era una manciata di persone, per lo più associata nell'immaginario collettivo ad hippy e affini. Oggi la sostenibilità è, più o meno autenticamente, sulle agende politiche internazionali, sulla bocca di tutti gli oratori e di tutta la comunicazione di marca o quasi.
I dati dell'osservatorio Nomisma 2021 ci dicono che ben 9 italiani su 10 sono fortemente convinti della gravità dell'attuale situazione ambientale. Tra le tematiche ecologiche che generano maggiore apprensione il riscaldamento globale e il cambiamento climatico (64%), la produzione e il trattamento dei rifiuti (42%) ma anche l’inquinamento atmosferico (36%).
Una consapevolezza che porta a una sorta di “mobilitazione green” collettiva, dove da un lato si chiede di più a istituzioni ed aziende, viste ormai con la responsabilità di veri attori sociali, dall'altro si cerca con azioni più o meno efficaci di migliorare il proprio impatto sul pianeta (sono 7 su 10 gli italiani che si dichiarano particolarmente consapevoli del loro ruolo individuale).
Parliamo, dunque, di un cavallo di battaglia per attrarre il consenso che porta, come sempre in questi casi, a un pullulare di green e social washing dove, chi è invece fattivamente attivo sul tema con un modello di business coerente, cerca di distinguersi (recente il caso di Cortilia e del "Non comprateci sempre"). Una situazione che nel consumatore può generare caos, rendendo difficile capire a chi dare la propria fiducia, ma anche quando valga davvero la pena pagare eventuali differenziali di prezzo per sostenere il profilo green del dato brand/prodotto.
Vediamo a seguire, con ordine, il rapporto degli italiani con la sostenibilità dei prodotti alimentari e quali innovazioni green gli italiani si aspettano da ogni attore della filiera, ricordando che il campione di riferimento (1.000 persone), non può comunque essere pienamente rappresentativo dell'intera popolazione in quanto a precisione percentuale, per quanto i trend risultino d'interesse collettivo.
Ad oggi 1 consumatore su 3 dichiara che la sostenibilità è un driver prioritario nella scelta dei prodotti alimentari, secondo solo a convenienza e origine delle materie prime. Un say-do-gap rispetto ai numeri precedenti definito proprio dalla limitata disponibilità a pagare un differenziale di prezzo per prodotti sostenibili. Il 54% degli italiani dice di non essere disposto a pagare di più per un prodotto sostenibile, rendendo evidente l’urgenza di spiegare e comunicare il differenziale di valore dei prodotti sottostante il differenziale di prezzo richiesto. Cruciale, dunque, sottolineare come 1 italiano su 3 ritiene di non avere informazioni sufficienti a valutare la sostenibilità dei prodotti che acquista e il 58% vorrebbe saperne di più.
Di quali informazioni parliamo principalmente? Il metodo di produzione incide per il 33% nella definizione di cibo sostenibile, a pari merito con il packaging (33%). Seguono aspetti inerenti all’origine e alla filiera (21%) e la responsabilità etica e sociale (9%). Per valutare correttamente la sostenibilità dei prodotti alimentari e delle bevande che si acquistano i consumatori ritengono necessarie, come evidenziato sopra, le informazioni inerenti il prodotto e la produzione, ovvero origine delle materie prime (48%), tracciabilità della filiera (28%), CO2 risparmiata durante la produzione (20%), ma anche quelle relative alla modalità di riciclo del packaging (31%), alla quantità di plastica ridotta/eliminata (21%) e alla percentuale di materie provenienti da fonti rinnovabili presenti nello stesso (25%).
La proposta di prodotti sostenibili, inoltre, rappresenta per i consumatori un metro di valutazione dell’impegno concreto sul tema anche dei punti di vendita e dunque del mondo retail, oltre che dell'industria. Per operare in modo più sostenibile, infatti, secondo gli italiani la distribuzione dovrebbe ampliare l’offerta di prodotti con packaging sostenibili (34%) e intervenire sulla sostenibilità dei punti di vendita (25%.)
Allargando il focus all'attività delle aziende, gli aspetti della sostenibilità pregnanti per gli italiani sono ad oggi l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (64%), utilizzo responsabile delle risorse (60%), produzione sul territorio nazionale (37%), attenzione ai diritti e al benessere dei lavoratori (34%).
In riferimento, poi, alla filiera e al settore agricolo le aspettative riguardano la riduzione di pesticidi e altre sostanze chimiche in campi e allevamenti (62% degli italiani), ma anche la garanzia del benessere animale negli allevamenti (41%), l’assenza di ogm (27%) e la conversione della produzione al biologico (23%).
Le aziende che producono packaging dovrebbero, invece, promuovere l’utilizzo di materie prime 100% riciclabili (45%), incentivare l’utilizzo di materie prime compostabili/biodegradabili (39%), accrescere l’utilizzo di materie prime riciclate (37%), promuovere confezioni senza eccessi di imballaggio/più leggeri (31%).
Gli italiani chiedono, inoltre, all’industria alimentare di aumentare l’utilizzo di confezioni sostenibili (47%), utilizzare fonti energetiche rinnovabili (42%), ridurre l’utilizzo di imballaggi e confezioni (31%), ricorrere a materie prima nazionali (22%).