La trasformazione digitale come marketing interno

Cambiare processi e attività delle imprese forzando il paradigma digitale è controproducente. La visione del Devo Lab di Sda Bocconi (da Mark Up n. 274)

Quando si parla di trasformazione digitale, spesso si dà per scontato che gli aspetti di criticità siano nella parola “trasformazione”. Ma prima di fare i conti con i progetti è necessario porre la massima attenzione su “cosa” trasformare.

Il digitale è un ambito molto soggetto alla moda del momento e spesso si va incontro ad una fase di disillusione, in quanto la capacità di assorbimento, di gestione e trasformazione in risultati di queste tecnologie è tutt’altro che immediata. Il parallelismo è azzardato ma, portare un progetto digitale in azienda che non sia un mero efficientamento ma un cambio di modello, è paragonabile a un’azione di marketing sul mercato esterno. Vi è la necessità, quindi, di adottare un approccio concreto, in quanto la digitalizzazione non pensata e senza aver chiaro il modello di business, la propria vision ecc. può essere controproducente al punto da portare persino a distorsioni di valore importanti. Il focus è da porsi sul tipo di industry in cui si opera, ma non solo. Il quadro legislativo deve essere coerente, ci deve essere qualcuno disposto a prendersi dei rischi e bisogna trovare professionisti che sappiano governarle al meglio.

Come si può, quindi, approfittare della digitalizzazione per trarne dei benefici per il proprio business? Degli spunti di riflessione sul tema sono stati offerti dal Devo Lab - Digital, Enterprise, Value and Organization - della Sda Bocconi, un laboratorio che si occupa di diffondere conoscenza e sviluppare sensibilità sul tema della trasformazione digitale delle imprese, con particolare enfasi sugli impatti in termini organizzativi ed economici. Il Devo Lab, da uno studio finalizzato a comprendere l’approccio al digitale delle aziende (con un focus sull’Italia), ha identificato una matrice, che descrive quattro grandi macro categorie di aziende. Si possono identificare diverse fattispecie, descritte dalla matrice:

- Digital Masochist, i masochisti digitali, cioè di quelli che hanno usato le tecnologie digitali per farsi del male. Alcune catene del valore, alcuni business sono complessi e delicati nei loro meccanismi e a volte può capitare che l’introduzione del digitale nell’azienda, per pura moda o senza la giusta ratio, crei più danni e svantaggi, che altro;

- Digital Master, vale a dire le aziende che hanno usato in maniera intensa e bene le tecnologie digitali per creare valore;

- Digital Laggard, sono i ritardatari del digitale, che hanno un ritardo colpevole nel disporsi a capire i costi-benefici del digitale per il proprio business;

- Smart Procrastinator, rappresentano certe aziende tipiche del contesto aziendale italiano, per le quali l’It risulta essere solamente un fattore critico, ma non strategico, e la prova di questo fatto è che, nonostante queste aziende non abbiano una grande qualità nei sistemi informativi, godono comunque una grande economicità. Si tratta di un approccio di osservazione distaccata del digitale, mirato ad individuare il momento migliore e le tecnologie più “sicure” da, eventualmente, implementare nella propria azienda.

Da queste quattro tendenze, emergono alcuni punti da sottolineare per esaminare criticamente il rapporto tra digitale e crescita per il proprio business. A tal proposito, il Devo Lab Sda Bocconi ha stilato il “Manifesto per la digitalizzazione”, un vademecum per sapersi approcciare al meglio al digitale ed interrogarsi su come si faccia a preservare la catena del valore, aggiungendo la componente digitale, finalizzata all’ equilibrio e all’instaurazione di un circolo virtuoso. Volendo riassumere i punti principali, in primo luogo, bisogna “rispettare” le tecnologie, che non sono mai banali, adottando un approccio professionale nell’affacciarsi ad esse. In questo senso, anche le competenze relative a questi ambiti devono essere “world class”, eccellenti e di prim’ordine, anche dal punto di vista del livello di retribuzione che deve conformarsi agli standard di mercato. In particolare, su questo punto, si riscontra ancora un problema di massa critica che fatica a comprendere come queste professionalità siano rarefatte, poco diffuse, e quindi spesso molto costose, specie in alcuni ambiti, come ad esempio la cyber security. Da questa lettura, emerge un nuovo mindset che descrive la contemporaneità del digitale nelle nostre vite. Si può parlare della nostra società, come “Post-digital”. Le tecnologie digitali sono date per scontate e il focus si sposta su come maggiormente estrarre valore da queste. Molte tecnologie digitali sono, quindi, disponibili per essere utilizzate e approcciarsi in maniera meno provinciale ad esse, è sicuramente la maniera corretta, perché sono parte della nostra normalità. Un esempio, molto efficace degli esperti del Devo Lab a riguardo, sottolinea come al giorno d’oggi nessuno di noi si vanta di saper guidare l’auto e mostra orgoglioso la propria patente di guida. Fuori dalla metafora dell’auto, la lezione da imparare è che l’equazione, digitale uguale crescita non funziona in assoluto, bisogna valutare la realtà della propria azienda, avendo ben in mente i propri obiettivi, ed essendo consapevoli e “contemporanei” relativamente all’ambiente digitale a disposizione. Infine, la digitalizzazione è inevitabilmente un’ingessatura dei processi. Un nuovo modello digitale deve essere pensato e introdotto con elementi di flessibilità. Per non farsi male ...

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