L’anguria e la baguette

di Grégoire Kaufman consulente food & retail @loskaufmanos

La scorsa estate l’anguria venduta a 1 cent al chilo da Eurospin ha innescato una forte polemica. Legalmente non c’era nulla da dire, i fornitori sono stati pagati al prezzo giusto, il sottocosto -particolarità tutta italiana- è diventato ormai un classico. Ma la forte reazione nel dibattito pubblico è stato un chiaro segnale del fatto che non tutti i prodotti sono esattamente uguali, che il rapporto con la filiera produttiva rimane un tema fragile e sensibile. Stessa storia in Francia qualche settimana fa, quando Leclerc, leader di mercato, ha dichiarato di vendere la sacra santa baguette a 29 centesimi.

Stesse accuse di rovinare la filiera, ma alla fine le insegne si posizionano per i consumatori come garanti dei prezzi bassi, controcorrente rispetto alle attuali tensioni inflazionistiche. Al di là dell’eterna discussione sul “giusto prezzo”, queste polemiche sono anche un fatto rivelatore del ruolo e dell’importanza che alcuni specifici reparti possono avere per i clienti in ogni Paese. Esiste infatti un rapporto particolare ed emozionale tra il consumatore italiano e l’ortofrutta, che non troviamo altrove. Non è un caso che l’Italia sia l’unico Paese dove i clienti mettono dei guanti di plastica per scegliere la frutta!

Non tutti reparti sono uguali, dunque, e ogni mercato ha il suo settore di riferimento, il barometro della qualità per tutto il pdv. Per i francesi il riferimento è la panetteria, in Spagna l’ittico è il re, mentre l’Argentina punta sulla macelleria. Il reparto diventa un motivo di attrazione per i clienti, uno dei criteri principali di scelta del punto di vendita dove fare la spesa. L’anguria e la baguette magari non costano molto, ma contano tantissimo per i clienti

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