Lavoro e felicità cercano un difficile equilibrio

Laptop, collaboration and business people in the office while working on a company project. Technology, teamwork and team doing corporate research in discussion together with technology in workplace.
I dati della terza ricerca dell’Osservatorio BenEssere Felicità presenta un quadro in peggioramento. GenZ alla ricerca di sostenibilità lavorativa

Studi e ricerche sull'universo lavoro confermano tutti lo stesso dato: quasi la metà delle persone impiegare vorrebbe lasciare il proprio posto di lavoro. Un dato confermato anche dall'Osservatorio BenEssere Felicità con i dati del Barometro della felicità 2023.
Il quadro indica che, nell'ultimo anno il 44% dei lavoratori vorrebbe cambiare lavoro. La rilevazione precedente si fermava al 38,5% e, secondo l'Osservatorio, il dato è destinato a crescere se non si trovano soluzioni valide per conciliare l'equilibrio vita privata-lavoro. Accanto a questo dato spicca anche quello dell'insoddisfazione economica e del mancato riconoscimento delle proprie capacità. E su questo ultimo punto si gioca molto del destino del rapporto lavoratore con le aziende.

Essere riconosciuto e apprezzato nel proprio valore è uno dei fattori chiave più importanti per la scelta del posto di lavoro tanto che vale bel il 44,7%. Una percentuale molto alta è legata all'amore per il proprio posto di lavoro che vale il 37,8%. Al terzo posto vi è la possibilità di trovare stimoli alla crescita (30,2%). Quindi la flessibilità oraria (28,4%), la fiducia (23,7%) e il controllo di ciò che si fa (21,4%). Meno importanti risultano altri fattori quali fare la differenza che vale l'11,6%, i collaboratori al 12,3% ed l’essere allineati ai valori dell’organizzazione (13%).

Attualmente, la sostenibilità è uno dei principali fattori che dirige le imprese e le marche nel condurre un business considerando i desideri dei clienti. In seguito ai risultati dell'8° Osservatorio Nazionale sullo stile di vita Sostenibile, da LifeGate in collaborazione con Renato Mannheimer di Eumetra, si scopre che i consumatori considerano le tre componenti fondamentali per descrivere un'organizzazione davvero sostenibile come l'ecologia nei processi produttivi (38% rispetto al 25% della Generazione Z), l'utilizzo responsabile delle risorse (33% rispetto al 28% della Generazione Z) e l'attenzione ai lavoratori (22% rispetto al 32% della Generazione Z).

Tra i fattori decisivi che influenzano la scelta di un prodotto/servizio, i più importanti sono l'accessibilità alle notizie (35% vs il 26% della Generazione Z), il controllo della catena di fornitura (31% vs il 26% della Generazione Z), la presenza di attestati/loghi di sostenibilità (23% vs il 26% della Generazione Z) e la cura dei diritti dei lavoratori (21% vs il 18% della Generazione Z). Per una società non è sufficiente auto-definirsi ecologicamente responsabile per attirare l'attenzione dei clienti, poiché questi ultimi sono divisi su chi crede che l'impegno di un'azienda verso un futuro verde sia effettivo (46% vs. 39% della Generazione Z) e chi invece ritiene sia una pratica di marketing (45% vs 44% della Gen Z) per seguire il trend della sostenibilità in atto e avvicinarsi alle richieste delle persone e del mercato.
Di seguito le dichiarazioni dei protagonisti della ricerca.

Secondo Elisabetta Dallavalle, presidente dell’Associazione Ricerca Felicità “La pandemia ha fatto esplodere elementi che erano già presenti: i lavoratori hanno preso ancora maggiore consapevolezza della necessità di un cambiamento. I nostri dati dimostrano che vi è l’urgenza di rendersene conto mettendo in atto azioni concrete in grado di generare maggiore benessere. Ne va della forza competitiva delle imprese perché la felicità permette di performare meglio, di attrarre talenti e di fidelizzare le persone”.

I dati che emergono dalla ricerca ci consentono di fotografare il cambiamento delle aspettative e aspirazioni delle lavoratrici e dei lavoratori nel nostro Paese. La pandemia del resto ha modificato le nostre vite e il nostro modo di lavorare, così da far nascere anche nuove esigenze, necessità e una voglia di cambiamento prima più limitata - dice Alessia Cappello, Assessora al Lavoro e allo Sviluppo Economico del Comune di Milano. “Riconoscere le priorità di chi lavora e concretizzare politiche per creare maggior benessere per tutti, è un driver di crescita e sviluppo, ma anche un modo per aziende e attività per trattenere i talenti migliori. La grande opportunità che abbiamo in questo momento è costruire un mondo del lavoro più inclusivo e sostenibile, capace di rigenerare persone, economia e ambiente - ha aggiunto l’assessora - questo è anche uno degli obiettivi centrali del nostro Patto per il lavoro di Milano”.

Negli ultimi quattro anni abbiamo assistito a una rivoluzione nel mondo del lavoro – spiega Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - Cambiamenti ed evoluzioni profondi che hanno avuto un impatto sulle aspettative delle persone e sul ruolo delle imprese. La trasformazione digitale, l'accelerazione tecnologica, valori sempre più legati alla sostenibilità, hanno ridefinito i modelli tradizionali di lavoro creando nuove opportunità e sfide. Le persone oggi cercano sempre più autonomia e flessibilità nella gestione del proprio tempo e delle proprie attività professionali, per migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro”.

Tra i tanti dati raccolti abbiamo osservato anche come il vivere in modo sostenibile contribuisca ad aumentare la felicità. Il 46,8% degli intervistati afferma che vivere in modo sostenibile renda più felici, mentre solo il 5,3% pensa che ciò contribuisca molto poco o addirittura per niente alla propria felicità” afferma Elga Corricelli, co-founder Ricerca Felicità “Interessante notare come questa affermazione trova maggiore riscontro nei paesi del Sud Italia, passando poi dal Centro, Nord-Est e infine nel Nord-Ovest”.

Come LifeGate siamo impegnati da oltre 20 anni a promuovere una cultura della sostenibilità tra le principali aziende italiane, prendendole per mano e aiutandole a integrare i concetti di sostenibilità nel loro modello di business – dichiara Simona Roveda, direttore editoriale e comunicazione di LifeGate – Il momento storico che stiamo vivendo è straordinario, con un mondo che sta cambiando molto velocemente e radicalmente e la sostenibilità per un’impresa è diventata, oggi, un elemento imprescindibile e un fattore in grado di poter garantire attrattività e competitività nel confronto con le aziende e i brand concorrenti. Le imprese devono dunque essere sostenibili in quello che fanno e in come lo fanno, avendo una grande responsabilità verso i clienti e i consumatori, ma soprattutto verso il nostro Pianeta”.

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