Lavoro e risorse umane: un futuro di scarsità?

Dalle scuole secondarie un segnale di allarme: uno studente su sei vuole andarsene dall'Italia. Il valore dell'orientamento come contromisura

È risaputo che l'Italia non sia un paese per giovani. Ed è anche scontato che non tutto quello che si dice lo si traduca in fatti. Tuttavia, è sufficiente la misura del sentiment per comprendere come sia percepita la situazione lavorativa attuale e futura. Secondo la ricerca “Dopo il diploma” condotta da Skuola.net ed Elis su campione di 3.200 alunni delle scuole superiori, in occasione della ELIS Open Week, per gli studenti delle scuole superiori l'opzione di trasferirsi all'estero sia in primo piano. Oltre uno studente su sei si dice certo che partirà e per due terzi di questi si tratta di un abbandono definitivo, senza ritorno. In sintesi i numeri dicono che:

  • Il 17% del campione dichiara di voler espatriare con certezza dopo il diploma.
  • Il 44% afferma che l'espatrio per studio o lavoro è un'ipotesi in valutazione.
  • Il 37% afferma che in caso di partenza per studio o lavoro comunque tornerà in Italia.

Il livello economico della famiglia influenza le intenzioni determinando un attaccamento maggiore all'Italia da parte dei giovani più svantaggi.

Le motivazioni

L'Italia non offre diffusamente delle opportunità di lavoro adeguate a realizzare progetti di vita e inoltre l'ascensore sociale si è bloccato. Questo si traduce nel fatto che i vantaggi di posizione (rendite, posti di rilevo tramandati per legami famigliari, lobby, ecc.) non siano vulnerabili dal merito acquisito attraverso l'istruzione. Così chi è nato fuori dalla cerchia dei privilegiati, con grande probabilità è destinato a rimanerne fuori, indipendentemente dal percorso formativo. A comprendere il trend, oltre l'esperienza diretta, aiuta il Report FragilItaliaL’ascensore sociale bloccato”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos che ha chiesto ad un campione di italiani quali siano i fattori che possano riavviarlo: solo un italiano su tre ha risposto "aver studiato" (34%). Tra i fattori di degrado della propria condizione gli stipendi bassi (59%) e la precarizzazione del lavoro (49%). Complessivamente il progressivo arretramento della classe media unitamente alla generale inefficacia della formazione per invertire la situazione, spinge i giovani a guardare oltre confine. Ma questo ha delle ovvie ricadute sul futuro del Paese che subisce lo stringersi a tenaglia da un lato "dell'inverno demografico" e dall'altro dalla mancanza di competenze e figure professionali.

Quale scelta?

Gli studenti al termine del diploma di maturità hanno diverse scelte tra cui la più frequente è quella di iscriversi all'Università. Tuttavia, una buona percentuale di loro sceglie un percorso professionale, come quello offerto dal sistema ITS Academy, per acquisire una specializzazione o una qualifica di livello superiore. Una quota minore sceglie di andare all'estero per una prospettiva di successo e, come detto, la maggior parte dei giovani che guardano verso l'estero, se decidessero di trasferirsi, non vedrebbero un possibile ritorno in patria. Il 20% ha indicato tra le possibilità quella di rimanere fuori a vita e un altro 43% tornerebbe indietro solo in caso di esperienza deludente. Solo il 37% ha espresso la voglia di tornare in Italia.
I dati raccolti sono molto articolati in funzione della classe sociale del rispondente, del suo status percepito e della scuola scelta. Tuttavia, forse ci sono degli spazi di manovra per migliorare la situazione. La trasformazione digitale e la transizione ecologica dovrebbero in realtà offrire buone opportunità ma forse mancano adeguate attività di orientamento. Queste ultime possono aiutare i ragazzi a uscire dallo stallo in cui rischiano di trovarsi. Solo un quarto di coloro che hanno risposto all'indagine si sente pienamente orientato, mentre più della metà si sente parzialmente o del tutto disorientato. I dati non migliorano neanche ai livelli superiori di istruzione, con un terzo degli studenti di quinto superiore che si sentono disorientati.

Il nostro Paese è nel pieno di un processo di trasformazione digitale ed ecologica che genera un aumento proporzionale delle opportunità di lavoro, ma si confronta con un vuoto informativo che genera disorientamento nei giovani e accresce la prospettiva di un lavoro all’estero – osserva Gianluca Sabatini, Responsabile Sviluppo Area Formazione di ELIS - Scuola, imprese, università e istituzioni non riescono a immedesimarsi nel vissuto post-adolescenziale, non riescono a costruire punti di contatto e un linguaggio che li avvicini a diciannovenni appena usciti dal porto sicuro della formazione. Manca un processo di sintesi, ma nella nostra esperienza questa sintesi è possibile. Elis dialoga costantemente con le aziende e con giovani che non riescono a immaginare e tanto meno a costruire un futuro in Italia. Attraverso orientamento e formazione i ragazzi imparano ad accettare e affrontare le sfide professionali che li aspettano, scoprono le competenze che possono e devono acquisire per essere all’altezza dei loro sogni, trovano alla fine la strada per costruirsi un futuro. La maggior parte di loro nelle aziende con cui collaboriamo e che operano in Italia”.

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