Lavoro nero e caporalato. Coop: “Responsabilità non solo della gdo”

Il commento della cooperativa dopo la pubblicazione del rapporto di Oxfam Italia sullo sfruttamento dei lavoratori nelle filiere agroalimentari. "Necessario approfondire i comportamenti di tutti i soggetti della filiera"

Caporalato, lavoro nero e sfruttamento dei lavoratori nelle filiere agroalimentari del nostro Paese. Questi i temi al centro dell'ultimo rapporto di Oxfam Italia. In proposito, Coopin una nota ha rilasciato un commento che esprime apprezzamento per l'attività indipendente della Ong, ma anche ulteriori valutazioni.

"Coop è la realtà della distribuzione italiana che, in coerenza con la sua natura cooperativa, è la più attenta al tema e quella che da più di 20 anni ha operato per ridurre i rischi di lavoro nero, caporalato, illegalità nelle filiere produttive; questa valutazione viene confermata anche dall’indagine Oxfam.

Vogliamo però evidenziare quello che le Cooperative di Consumatori stanno facendo, soprattutto per consolidare legami di filiera trasparenti e rispettosi dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, dagli agricoltori fino ai consumatori finali.

La ricerca Oxfam, pur essendo seria e strutturata presenta alcuni limiti, a partire da quello che si basa quasi esclusivamente sulla documentazione pubblica; riteniamo quindi che possa essere arricchita con ulteriori informazioni.

In relazione alle discriminazioni di genere per esempio, con il codice etico pubblico di Coop Italia, basato su SA8000 e su Ilo, abbiamo per primi introdotto norme di comportamento per i fornitori delle filiere che negli anni hanno permesso di ridurre la diseguaglianza economica e normativa tra donne e uomini. Gli ostacoli che incontriamo sono molti, anche di natura culturale, ma l’impegno di Coop sta proseguendo su tutte le forme di discriminazione contro le donne, a partire dal contrasto alle differenze retributive.

Un altro punto che ci interessa sollevare è il pregiudizio che si cerca di diffondere nel dibattito pubblico che attribuisce la responsabilità dello sfruttamento alla sola distribuzione. Questo non è accettabile e non fotografa la realtà, tanto meno per Coop come gli stessi esiti del rapporto dimostrano.

E’ necessario approfondire i comportamenti di tutti i soggetti della filiera e quindi anche degli operatori agricoli e dell’industria di trasformazione dove, come nella distribuzione, ci possono essere realtà attente e corrette ed altre non corrette o disimpegnate. Il problema è così grave e importante per il nostro paese che tutti gli operatori agroalimentari dovrebbero fare la loro parte.

Coop, con l’estensione del codice a tutti i soggetti delle nostre filiere, con i controlli autonomi e indipendenti sulle condizioni lavorative nei campi, con l’esclusione da sempre delle aste al ribasso e con il riconoscimento di un prezzo equo ai produttori (anche quando il mercato è più basso), ha fatto passi importanti. E speriamo che altri facciano altrettanto, perché una battaglia così difficile non si può vincere da soli.

Coop inoltre si è impegnata attraverso le cooperative associate in un insieme di iniziative con Caritas, Organizzazioni Sindacali, Istituzioni e con Milan Center for Food Law and Policy per ampliare la conoscenza e l’adozione di buone pratiche per contrastare questo fenomeno.

Riteniamo che ancora molto si possa e si debba fare per contrastare l’illegalità e garantire i diritti dei lavoratori, dei produttori e dei consumatori. Il nostro progetto Buoni e Giusti proseguirà in questa direzione".

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