Le 7 tendenze del content marketing nel 2016

La creazione di contenuti di valore è diventata un must per brand e retailer. Ecco da Tnw il vademecum per farne una asset strategico tenendo il passo.

Content is the king. Il contenuto è sovrano, come dicono gli americani. Perché quest’ultimo riesca tuttavia a governare sull’anarchico e sovraffollato regno del web e dell’iper-comunicazione è necessario che prenda in sposa la qualità, utilizzando un approccio mirato e consapevole.

Abbiamo già visto su queste pagine quanto il content marketing sia una strategia sempre più obbligatoria per aziende e brand intenzionati a farsi ascoltare dal consumatore e come esistano alcuni casi di successo capaci di ispirare in proposito. Passiamo ora alla definizione di 7 trend che caratterizzeranno la materia nel 2016, fondamentali per riconoscere ed interpretare il cambiamento:

  1. content marketing web marketingDistribuzione oltre la pubblicazione. Improntare la propria strategia alla creazione di valore è il primo passo, ma è condizione necessaria e non sufficiente perché il messaggio risulti efficace. Il focus sulla distribuzione è un must che dovrà essere sensatamente oggetto di nuove risorse, capaci di veicolare il contenuto su un numero di piattaforme selezionate e in linea con il target di riferimento. Secondo Forbes, attualmente, solo il 26% dei marketer investe su tale aspetto, benché oltre il 50% lo ritenga un punto necessario.
  2. Personalizzazione delle e-mail. Marketingland.com sostiene che un’email personalizzata sia circa sei volte più efficace di una generica. L’utilizzo in oggetto alla mail di un titolo ad personam spingerebbe inoltre gli utenti ad aprire quest’ultima con una probabilità del 22,2% più alta. Anche il design globale del messaggio incide infine in misura importante sulla percezione positiva, spingendo alla lettura.
  3. social_marketing_connection_rete_digitalCondivisione sui social media, che rappresentano circa il 28% del tempo globalmente speso nell’attività online, con una media di 1,72 ore al giorno secondo la ricerca GlobalWebIndex. Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn sono i protagonisti del passaparola virale e un non-optional per la rapida diffusione di un messaggio che, soprattutto se qualitativamente pregnante, può trovare immensa risonanza a costo zero.
  4. Il ritorno del guest blogging. Nel 2014, l’esperto Matt Cutts ne aveva decretato la fine, ma sembra che le esequie si siano tenute troppo presto. La resurrezione della pratica per importare traffico sui propri siti web sta tornando in voga presso i marketers, in linea con il crescente potere guadagnato da blogger e influencer. Prima di occuparsi tuttavia del numero dei link che otteniamo di rimando al nostro portale, è bene tenere a mente che la rilevanza, soprattutto del contesto, è un elemento prioritario.
  5. Ottimizzazione mobile. Con 1,2 miliardi di persone che accedono a internet attraverso i rispettivi dispositivi mobili, la fruizione deve essere perfettamente adattata su tutte le tecnologie. L’Huffington Post riporta infatti che il 57% degli utenti abbandona una pagina se questa impiega oltre 3 secondi a caricarsi, mentre il 30% rinuncia all’acquisto a fronte di una mancata agevolezza nel pagamento.
  6. visual marketing videoConversazioni interattive. Bando alle lezioni frontali, è ancora il caso di ripeterlo. Sì ai contenuti coinvolgenti, ricchi dal punto di vista visual e che invitano all’azione. L’impostazione più efficace per l’engagement è quella dialogica e graficamente supportata, come dimostrano i dati resi noti da Hubspot in merito ai post più popolari su Twitter. I tweet con immagini raccolgono infatti il 18% di click in più, preferenze a +89% e +150% di retweet.
  7. Incremento del budget. Secondo un report Cmi, il 54% dei marketer b2b implementerà in misura significativa quest’anno la spesa destinata al content marketing. La bontà dell’approccio sembra pertanto in fase di progressiva conferma e ormai al di fuori dal puro ambito della sperimentazione sporadica.

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