Le banche fanno soldi in modo diverso, ormai

ECONOMIA & ANALISI – Con il credito (non) si scherza. Se ascoltate i banchieri - o i bancari - sul tema del credit crunch alla fine siete portati non solo a dire grazie, ma a scusarvi se come imprenditori vi siete permessi di chiedere qualche finanziamento.(da MARKUP 220)

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La loro versione parte dalla constatazione che le banche sono l'unico pilastro per il credito a imprese e famiglie; passa per l'affidabilità del loro comportamento poco speculativo; prosegue a gonfie vele con il racconto della crescita eccessiva delle sofferenze e approda alla denuncia che le vostre richieste non sono per sostenere investimenti ma per pagare le spese correnti.

Senza intenti polemici, devo segnalare l'uso strumentale delle suddette, pure fondate, argomentazioni. Parto dall'ultimo punto. Una banca per prestare dovrebbe considerare il rischio del finanziamento - posizione debitoria, solvibilità, prospettive dell'impresa, requisiti di capitale e di redditività - e valutare una conveniente remunerazione per assumere il rischio, considerando anche il costo opportunità di impegnare risorse su questo piuttosto che su un altro soggetto da finanziare. Stop. Se le risorse sono per investimento o altro, appena tenuto conto di quanto indicato dovrebbe essere trascurabile. Aggiungerei sommessamente che per un'impresa pagare le spese correnti, come per esempio fornitori o dipendenti, oggi vuole dire sopravvivere, in attesa di tempi migliori, piuttosto che morire. Il che non mi pare un obiettivo disprezzabile, anche dal punto di vista macroeconomico, visto che tutti, almeno a parole, riconoscono che senza impresa non si crea ricchezza nè occupazione.

Diseguaglianze
Con l'aiuto di qualche evidenza quantitativa mi permetto di affermare:
1) non solo la restrizione del credito esiste indipendentemente dalla riduzione della domanda di fondi da parte di famiglie e imprese, ma essa è molto rilevante. La Banca d'Italia, a proposito di una revisione al ribasso del Pil (del 3,2%) stimava che la correzione andava ascritta per quasi il 20% (-0,6 rispetto a 3,2) alle sole peggiorate condizioni del credito, avendo già tenuto conto di tutto il resto;
2) le banche hanno senz'altro difficoltà nel trovare liquidità, ma al ridursi degli spread i tassi che praticano alla clientela crescono; inoltre, per prendere a prestito 100 pagano 1 d'interesse ma per prestare 100 pretendono indietro 10 d'interesse da parte delle piccole imprese (un margine d'interesse da niente!);
3) secondo i conti ufficiali dell'Istat, durante la crisi e al netto dell'inflazione, le imprese dell'economia reale hanno perso quasi il 25% di reddito lordo mentre le banche (e le assicurazioni) meno del 6%, prima di calcolare le rettifiche su crediti (come dire che la crisi è piuttosto disuguale).

Tassi e patologie
Ultima considerazione. Il Presidente Draghi un paio di settimane fa chiariva che la BCE prende in seria considerazione l'adozione di tassi negativi sui depositi che le banche fanno presso la stessa BCE; ciò vuole dire che le banche europee pur di non concedere credito all'economia reale si accontentano di depositare la liquidità senza alcun rendimento; per evitare questo, in futuro, la BCE potrebbe addirittura chiedere a queste banche di pagare per depositare. Mi pare evidente l'eccesso di sfiducia del sistema bancario nei confronti delle famiglie e delle imprese. Mi pare evidente, dai dati sulla redditività, che le banche hanno opportunità di fare soldi in modo diverso da quello che sarebbe il loro ruolo istituzionale: prestare soldi a famiglie e imprese.
Queste opportunità - che consistono nella finanza malata, creazione degli intermediari finanziari - vanno contrastate in quanto costituiscono una patologia dell'intero sistema economico.

Allegati

220_Credito.

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