Le insegne food uscite dal mercato… o quasi

20 anni con Mark Up – Standa, Supermercati Brianzoli, Gs, Sma, Città Mercato, VéGè, DìperDì, Plus: firme top del retail italiano che non ci sono più


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Fusioni, acquisizioni, fallimenti, ambiziosi sviluppi annunciati e poi abbandonati, diversificazioni, incomprensioni tra partner: queste sono alcune delle ragioni che, nel corso di questi ultimi venti anni (e non solo), hanno portato fuori dal mercato firme italiane top del retail. Chi avrebbe detto che Standa, la Casa degli Italiani, Supermercati Brianzoli, Città Mercato, Gs, DìperDì, Sma per citare i casi più noti, sarebbero stati mandati in soffitta? Fatti normali della vita di un brand? Forse. A noi, in occasione dei 20 anni di Mark Up, piace l'idea di ripercorre la loro storia.

Standa Certo il caso più eclatante di protagonista sparito è quello di Standa. Fino agli anni Ottanta l'unica vera catena nazionale. Negli anni Sessanta entra nella galassia Montedison. Nel 1988 arriva La Casa degli Italiani, intuizione di Fininvest per rilanciare un'azienda elefantiaca e poco motivata a livello di personale, gravata da perdite accentuate da un prezzo d'acquisto esorbitante (1.000 mld di lire, a fronte di un fatturato di 2.901 mld e un utile di 24,4 mld di lire), almeno secondo gli analisti dell'epoca (Mark Up n. 7, luglio-agosto '98, analisi di Danilo Fatelli). Il rilancio passa per chiusure di pdv superati e nuovi formati, proposte originali (vendite promozionali di tappeti, i Corner di Five Viaggi e di Vobis), spot tivù con vip del mondo Fininvest a far da testimonial e partnership con pmi in comunicazione. Intanto, Euromercato, il gioiello di famiglia, continua per la sua strada. Standa aggiunge Iperstanda, iper di ridotta dimensione, punta ai superstore, rinnova la prossimità e va all'estero con uno store a Budapest (Mark Up n. 1, gennaio-febbraio 1997). Eppure, nonostante le dichiarazioni dell'Ad Stefano Ferro nei primi mesi del '97 (Mark Up n. 5, maggio 1997), rimangono anni travagliati. Non solo: con i soci della prima ora, Gianfranco e Gianfelice Franchini (che hanno ceduto a Fininvest Supermercati Brianzoli, ricavando il 10% di Standa), iniziano i contrasti: Berlusconi, ormai in politica, vorrebbe rilanciare il brand verso l'alto, i Franchini pensano ai discount. Non rimane che la vendita. Le attività si scindono: food ai Franchini, non food a Coin, che trasforma la maggior parte degli Standa in Oviesse. Intanto i Franchini creano Nuova Distribuzione, che si concentra al Nord e cede la rete del Centro-Sud a Conad Puglie (poi al centro di un crack finanziario). Nel 2002 i resti di Standa vengono venduti a Rewe (fresca di acquisizione Billa): il marchio Supermercati Brianzoli sparisce; Standa no e viene anche “esportata” in Germania (a Colonia, dove è ancora attiva), ma nel 2010, il colosso tedesco decide di convertire gli store Standa in Billa.

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