Le regole dell’economia della condivisione

I CONSUMI – La share economy permette di reagire con creatività alle ristrettezze della crisi. Giovani, single e donne in prima fila (da MARKUP 222)

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Che si stia vivendo oltre alla grave recessione anche un momento di svolta epocale è ormai opinione diffusa. In momenti come questi tornano antiche e nuove domande. Una su tutte: Che fare? Una domanda che già dal punto di vista logico e grammaticale indica il territorio nel quale è possibile cercare e poi trovare una risposta: quello del “fare”. È una sapienza nuova che produce “fatti e non parole” e sembra generarsi “dal basso”, dalla gente, dal quotidiano. Nasce così una modalità comportamentale inedita, che inaugura logiche impensabili anche solo pochi anni fa: la share economy, l'economia della condivisione -altrimenti detta consumo collaborativo, on demand o ancora peer-to-peer renting.

Nuovi paradigmi
La share economy non rappresenta esclusivamente una risposta logica e razionale alla crisi economica. C'è una logica più profonda che impone questo nuovo “fare” sapiente: la consapevolezza dell'eccesso. Alla logica bulimica che ha condotto a un eccesso di produzione di oggetti, concetti, parole, beni di consumo sembra contrapporsi un pensiero che riabilita il senso del limite e della misura e che consente di ridare il giusto valore alle cose: questa, insieme ad altre, può essere la strada della ricostruzione. E allora scambio, baratto, affitto, condivisione non rappresentano solo sistemi di difesa, ma diventano paradigmi valoriali attorno ai quali le parti sociali più consapevoli tentano di ricostruire attraverso un nuovo fare un nuovo modo per stare al mondo. Non è più possibile produrre, acquistare, gettare in fretta e ricomprare; è necessario recuperare il senso del limite e del confine.

Tre parole chiave
Accesso, Possesso, Eccesso: tre parole che hanno mutato il loro posizionamento all'interno dell'universo valoriale degli individui. Ma quali sono i nuovi status symbol? Non più l'acquisto di un oggetto di consumo costoso o raro, ma la rivalutazione e l'ostentazione di comportamenti alternativi. Lo scambio, la condivisione, l'accesso alle reti di relazioni sono contenitori affettivi all'interno dei quali si scambiano sensazioni, speranze nuove e soprattutto storie, narrazioni e progetti. La share economy mette al centro gli individui, le loro relazioni le loro storie e non gli oggetti: storytelling autentici e non imposti dall'alto. Anche se a tratti emergono aspetti ingenui ed eccessivamente “artigianali”, sottotraccia si intravede la voglia di un cambio di paradigma: non scelgo di non possedere solo perché non posso ma anche perché lo voglio.

Allegati

222_Shared_Economy

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